OSCE/Igor Schimbător

OSCE/Igor Schimbător

Nadine Gogu dirige un centro a sostegno del giornalismo indipendente nel paese. Con lei abbiamo parlato di oligarchi dei media, propaganda russa e futuro dell'on-line

05/12/2016 -  Francesco Brusa Chișinău

In Moldavia si sono da poco concluse le elezioni presidenziali, con la vittoria del candidato socialista Igor Dodon al ballottaggio. Come sempre accade in questi casi, i canali di informazione hanno giocato un ruolo importante nella campagna elettorale, a volte anche schierandosi apertamente. A monitorare il loro operato vi è stato il Centrul de Jurnalism Independent con sede a Chișinău.

Il centro è un'organizzazione non governativa che fornisce assistenza ai giornalisti e media in Moldavia. Obiettivo del IJC è quello di facilitare lo sviluppo di una società informata, rafforzando la stampa libera e i nuovi media, con progetti nell'ambito della formazione giornalistica, delle pubbliche relazioni, con campagne di sensibilizzazione, ricerca e con la pubblicazione, senza fini di lucro, di prodotti giornalistici.

Abbiamo incontrato la sua direttrice, Nadine Gogu, per capire qual è la situazione del giornalismo nel paese.

Qual è il panorama dei media nel paese?

I media, in special modo le emittenti radiotelevisive, sono concentrati nelle mani di poche persone. Grazie alla legge sulla trasparenza promulgata tre anni fa, ora sappiamo che l'oligarca Plahotniuc possiede 4 su 5 canali televisivi a copertura nazionale (Publika, Prime, Canal 2, Canal 3), oltre a controllare circa il 60% delle quote sul mercato dell'informazione.

Questo significa che buona parte della popolazione, soprattutto nei villaggi dove magari non tutti si possono permettere il “pacchetto” televisivo completo, ha accesso solo ai canali gestiti dall'oligarca. In una tale situazione è chiaro che l'imparzialità nonché spesso la qualità dell'informazione ne risentono fortemente.

Si è appena conclusa la campagna elettorale per le elezioni presidenziali e abbiamo tenuto sotto osservazione 28 media, tra cui 12 canali televisivi. La maggior parte di questi – in particolar modo i canali a copertura nazionale - è stata utilizzata per fini praticamente propagandistici, a supporto di un candidato o a discredito di un altro. Le televisioni di Plahotniuc (che fa parte del Partito Democratico, NdR) hanno infatti apertamente sostenuto il candidato democratico Lupu mentre altre 2 si sono schierate con Dodon (MTV, Accent) e una a favore di Maia Sandu (Jurnal TV).

La propaganda avviene in vari modi: dando più spazio a un candidato rispetto a un altro, riportando soprattutto notizie negative che riguardano gli avversari oppure trasmettendo veri e propri “falsi”.

Come mai è difficile arginare questi problemi?

Una delle chiavi è certamente il fatto che il Consiglio di coordinamento sulle trasmissioni radio-televisive – l'organo di controllo del funzionamento degli audiovisivi – non svolge il proprio compito con la dovuta efficacia.

I canali che decidono di seguire la campagna elettorale firmano una dichiarazione in cui si impegnano ad attenersi al regolamento e ai criteri previsti dal Consiglio stesso. Quest'ultimo però solitamente mette in atto solo una “parvenza” di controllo e non applica le sanzioni quando dovrebbe e nelle tempistiche richieste.

Nella campagna appena terminata, ad esempio, sono state applicate alcune sanzioni ma si è trattato solo di un ammonimento pubblico, al primo richiamo, e poi di un multa di 200 euro, al secondo richiamo. Inutile dire che tali provvedimenti non influenzano in alcun modo i canali che li subiscono.

L'unica misura che il Consiglio ha il potere di applicare e che avrebbe un'efficacia reale, poiché comporterebbe significative perdite in termini finanziari per le emittenti, è la sospensione per 2-3 giorni della trasmissione di spot commerciali, ma non è mai stata messa in atto. Il Consiglio è inoltre tenuto a produrre dei rapporti sul comportamento dei media durante la campagna, ma il processo è avvenuto con una lentezza tale che non tutti i rapporti sono stati ancora pubblicati. Dunque, anche nel caso si dovessero rilevare ulteriori infrazioni, gli scopi propagandistici delle emittenti sono stati ormai portati a termine.

Ci sono stati miglioramenti nel corso degli anni?

Al contrario, direi che la situazione è in qualche modo peggiorata nell'ultimo periodo. Fino al 2009-2010, con il governo del Partito Comunista, la condizione dei media era problematica benché stabile. Successivamente, con l'entrata in carica dei cosiddetti partiti pro-europei, ci sono stati dei miglioramenti: è finalmente stata promulgata una legge sulla libertà di stampa e il paese è passato dallo status di “non libero” a “parzialmente libero”.

Ma con l'emendamento sulla trasparenza di 3 anni fa di cui parlavo prima, Plahotniuc è uscito allo scoperto e ha ufficialmente concentrato nelle sue mani i canali che prima erano comunque gestiti sulla carta da persone differenti (sebbene negli interessi dell'oligarca). La sua strategia si è dunque fatta più “aggressiva”, con grossi danni al pluralismo dell'informazione: la copertura delle ultime elezioni è stata di gran lunga più faziosa rispetto a quella delle precedenti tornate.

È difficile arginare un tale concentramento di mezzi nelle mani di una sola persona, poiché il nostro mercato è veramente piccolo ed è dunque complicato per eventuali canali indipendenti trovare i finanziamenti necessari per avviare una propria attività.

Non ci sono novità significative nel panorama dell'informazione on-line?

Ci sono certamente alcune realtà che stanno facendo un ottimo lavoro - Rise, Ziarul de Garda, Newsmaker - ma in generale il panorama non è dei migliori. Sebbene il settore sia in crescita con sempre più contatti quotidiani, anche in questo caso sono numerosi i siti di pura propaganda, gestiti per conto di politici che li usano per autopromozione o per attaccare altri candidati. E, soprattutto, in tale ambito non c'è alcuna trasparenza: i direttori responsabili delle testate on-line possono tranquillamente non essere pubblici, con la conseguenza che nessuno è perseguibile nel momento in cui vengono diffusi contenuti falsi o direttamente denigratori.

Credo che fra qualche anno il problema della non regolamentazione dello spazio on-line emergerà con forza e si dovranno prendere provvedimenti.

Per quanto riguarda le esperienze di giornalismo indipendente, il punto è che all'oggi sono completamente vincolate alle associazioni donatrici e non riescono ad attrarre investimenti. Si spera che in futuro, con il crescere della domanda per un'informazione che faccia prova di non essere legata alla politica, anche gli investitori cambino strategia e inizino a finanziare realtà più meritevoli.

Un'altra questione molto sentita è quella della cosiddetta “propaganda russa”...

Si tratta di una questione che si è chiaramente acuita in seguito al conflitto scoppiato in Ucraina e che non interessa solo la Moldavia ma anche altre aree dello spazio post-sovietico (come i Paesi Baltici). La stessa Commissione Europea si è recentemente posta il problema. Molti dei nostri canali ritrasmettono programmi russi, non solo notiziari ma anche tanto intrattenimento. A volte sono anche montati assieme alla programmazione locale e – stando ad alcune ricerche che abbiamo condotto – non tutti gli spettatori riescono a distinguere la provenienza del materiale cui sono esposti.

A mio modo di vedere, è un mezzo da parte della Federazione Russa per mantenere una certa influenza sulla nostra regione nonché per diffondere la propria lettura di fatti che accadono nei paesi circostanti.

La scorsa primavera il governo ha presentato un disegno di legge in cui, tra le altre proposte, si intendeva proibire la messa in onda di programmi dalle nazioni che non hanno ratificato la convenzione internazionale sulle trasmissioni televisive (e la Russia è fra queste), nel tentativo anche di promuovere la produzione di materiale locale. Quest'ultimo è però un punto cruciale: viste le circostanze attuali, un tale provvedimento andrebbe a favorire chi monopolizza il mercato moldavo e già possiede dunque gli strumenti per avviare una programmazione propria in modo massiccio, vale a dire Platohniuc. Quello che noi come associazione chiediamo alle istituzioni è allora garantire in primo luogo delle condizioni di concorrenza bilanciate, dopodiché si può discutere sullo specifico sviluppo delle programmazioni.

Quali altri metodi ci sono per promuovere buone pratiche giornalistiche nel paese?

Con il Centrul de Jurnalism Independent cerchiamo di sostenere la formazione e il coordinamento delle professionalità. Abbiamo una Scuola Avanzata di Giornalismo che cerca appunto di fornire a chi si affaccia nel settore tutti gli strumenti necessari per produrre un'informazione imparziale e approfondita.

In Moldavia c'è ricambio generazionale e ogni anno giovani giornalisti entrano a far parte di testate o canali televisivi: è importante dunque che siano il più preparati possibile. Parallelamente, organizziamo seminari con esperti o giornalisti internazionali che possano darci prospettive diverse su alcuni temi o semplicemente creare reti di collaborazione transnazionale. Oltre a questo, promuoviamo anche campagne di pressione verso le istituzioni per l'approvazione di determinate leggi o per l'assunzione di responsabilità nel momento in cui vengono violati criteri base della libertà di stampa.

Poi, ritengo importante impegnarsi anche sul versante dei fruitori del giornalismo. Produciamo un programma che parla appunto di giornalismo, mettendo in luce quali criteri ci siano dietro alla scelta e alla trasmissione delle notizie. Inoltre, stiamo avviando una cooperazione con gli istituti scolastici per educare alla lettura di quotidiani e alla ricezione dei programmi audiovisivi. È cruciale che sempre più persone sviluppino capacità critiche per informarsi in maniera adeguata.

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto


Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!