Nicolae Timofti

Nicolae Timofti (foto Ramir Mazur)

Dopo 917 giorni il parlamento moldavo è finalmente riuscito ad eleggere un presidente della repubblica. E' Nicolae Timofti, giudice ed ex-presidente del Consiglio superiore della magistratura. Senza affiliazioni politiche si è schierato apertamente a favore del percorso di integrazione della Moldavia nell'Ue. L'opposizione comunista ha boicottato il voto e promette nuove proteste

20/03/2012 -  Natalia Ghilaşcu Chişinău

I tre anni di impasse politica della Moldavia, ex repubblica sovietica, sono finiti. Venerdì scorso il parlamento ha eletto come presidente il giudice pro-europeista Nicolae Timofti. L'ex presidente del Consiglio superiore della magistratura è stato votato da 62 membri del parlamento, ma non ha ottenuto il consenso dell'opposizione comunista, la quale ha boicottato le elezioni e indetto manifestazioni di protesta. Oltre al sostegno dei 58 deputati della coalizione di governo, l'Alleanza per l'Integrazione Europea (AIE), Timofti ha ricevuto quello di tre socialisti (gli ex-deputati comunisti guidati dal deputato Igor Dodon che hanno costituito qualche mese fa una nuova frazione parlamentare) e dell'indipendente Mihai Godea. A partire dal 2009, il parlamento moldavo è stato dissolto per ben due volte per via dell'incapacità di eleggere un presidente.

917 giorni di impasse politica

La Corte costituzionale ha confermato la legittimità delle elezioni il 19 marzo, ma già nei giorni precedenti erano arrivati messagi di congratulazione da parte di Romania, Ucraina, Russia e rappresentanti dell'Unione europea. L'elezioni di Timofti ha segnato un record internazionale: la Moldavia, uno dei Paesi più poveri d'Europa, è rimasta priva di un presidente per ben 917 giorni fino allo scorso venerdì 16 marzo.

In seguito alla sconfitta nelle elezioni tenutesi nel 2009, il Partito comunista ha rifiutato di partecipare in parlamento alle votazioni per l'elezione di un presidente. L'Alleanza per l'integrazione europea, costituita dal Partito liberal-democratico, dal Partito democratico e dal Partito liberale, nonostante avesse la maggioranza parlamentare, necessitava di due ulteriori voti per poter eleggere il capo di Stato: proprio per questo erano falliti i precedenti tentativi di eleggerne uno. Il sostegno dei tre socialisti è quindi stato fondamentale per permettere al candidato di compromesso proposto dall'AIE di essere eletto.

Nicolae Timofti, un presidente per tutti

Prima del giorno delle elezioni il nuovo presidente moldavo Nicolae Timofti aveva assicurato di voler essere un presidente per tutti. "La Moldavia ha bisogno di un'idea di nazione che sia condivisa dalla maggior parte della popolazione e che sia in grado di unire una società divisa. Tale idea dovrebbe coincidere con quella dell'integrazione europea. Non prenderò parte in dibattiti di natura politica: intendo essere un presidente per tutti i cittadini che possa contribuire a rendere più unita la società," ha dichiarato Timofti.

Nonostante questa premessa, il neo-eletto presidente ha preso posizione su alcune questioni cruciali. Ad esempio, Timofti ha espresso la propria ferma intenzione di riunire il Paese diviso dal 1992 in seguito al conflitto in Transnistria ed ha auspicato la rimozione delle forze militari russe dal territorio separatista. Timofti ha inoltre promesso di riformare la Costituzione, offrendo ai cittadini il diritto di eleggere il presidente con voto diretto.

L'analista politico Igor Botan auspica che Timofti si riveli in grado di condurre la società verso la pace e l'unità, al di là della divisione tra comunisti e non comunisti che si è esacerbata in questi mesi. Le sue speranze vertono nella capacità del nuovo eletto di mantenersi equidistante dai vari partiti politici e di evitare di incorrere nelle manipolazioni dell'uno o dell'altro.

L'alto rappresentante per la politica UE, Catherine Ashton, in una dichiarazione congiunta con Štefan Füle, commissario UE per l'Allargamento, ha sostenuto che l'elezione del presidente potrebbe avere l'effetto di favorire il dialogo nel Paese. "Questo spiana la strada per un dialogo inclusivo fra tutte le fazioni politiche, mirato ad andare ulteriormente incontro alle aspirazioni economiche e sociali del Paese, nonché alla consolidazione della società moldava.”

Altri, dimostrando un maggiore pessimismo nei confronti della nuova leadership moldava, ritengono che in realtà Timofti sia un politico inesperto. Secondo alcuni analisti, in contrasto con il carisma dimostrato dai tre precedenti presidenti ed alle loro salde prospettive sul futuro moldavo, l'elezione di Nicolae Timofti non sarebbe altro che uno strumento per portare avanti l'agenda degli attuali partiti di governo. L'editorialista Viorel Cibotaru, ad esempio, ritiene che Timofti potrebbe essere il giusto candidato per un sistema parlamentare in cui il ruolo del presidente sia meramente simbolico.

Le proteste dell'opposizione contro la legittimità dei voti

Alcuni analisti politici ritengono che l'elezione di Timofti sia in effetti servita a trarre in salvo l'attuale coalizione di governo, la quale aveva cominciato a perdere credibilità. La pressione sull'AIE per trovare una via d'uscita era sempre più forte, anche in seguito alle proteste organizzate regolarmente negli ultimi mesi dall'opposizione comunista nella capitale Chişinău.

Le proteste non si sono però esaurite con l'elezione di Timofti. Il giorno stesso dell'elezione infatti, il leader del Partito comunista Vladimir Voronin ha portato in piazza 8.000 manifestanti in segno di protesta, accusando anche di tradimento gli ex-deputati comunisti che hanno sostenuto il nuovo candidato. In risposta, il leader del gruppo Igor Dodon non ha esitato ad enfatizzare il proprio ruolo nell'aver posto fine alla crisi politica, pur mantenendo un approccio critico nei confronti dell'operato dell'attuale governo. “È stata una decisione difficile, ma ce ne siamo assunti il rischio. Abbiamo valutato vantaggi e svantaggi. Infine, siamo giunti alla conclusione che l'interesse nazionale debba prevalere sulle ambizioni personali” ha affermato il socialista Dodon.

Il Partito comunista, pur continuando a denunciare l'illegittimità dell'elezione, ha per ora sospeso le manifestazioni che in questi mesi ha organizzato regolarmente nei fine settimana, preannunciando una nuova importante manifestazione per il primo di maggio. In quell'occasione, il Partito deciderà inoltre se partecipare o meno alle sessioni del parlamento.

Il presidente del parlamento europeo Martin Schulz ha mostrato disappunto per l'ennesimo boicottaggio del voto da parte dell'opposizione comunista in un momento in cui la Moldavia necessita unità nazionale. Schulz ha consigliato inoltre alla leadership del Paese di continuare a dimostrare impegno nell'avviare politiche volte a procedere nel cammino di integrazione europea del Paese.

Come sarà la Moldavia fra due anni?

Ora che è stata posta una fine alla crisi politica, l'Alleanza per l'integrazione europea cercherà di mantenere le proprie promesse pre-elettorali entro la fine del mandato, in particolare per quanto riguarda le prospettive di avvicinare la Moldavia all'UE. Il governo spera infatti di poter raggiungere accordi che permettano di liberalizzare il regime dei visti e gli scambi economici. Da parte sua, il nuovo presidente Timofti si è impegnato a mantenere forti gli storici legami con la Federazione Russa, ma anche a costruire relazioni strategiche con Stati Uniti e Germania, auspicando inoltre una risoluzione al problema della Transnistria. Secondo l'analista Dan Dungaciu, l'elezione di un capo di stato pro-europeista come Timofti, rafforzerà inoltre i rapporti già stretti con la Romania.

Ci si aspettano significativi cambiamenti anche in parlamento. Marian Lupu, leader del Partito democratico, e Igor Dodon, leader del Partito socialista (entrambi ex-comunisti), prevedono che entro il termine del mandato parlamentare previsto per il 2014, il gruppo di maggioranza in parlamento conterà nuovi membri tra le proprie fila in seguito ad ulteriori defezioni di deputati comunisti. Qualora tali pronostici dovessero avverarsi, una riforma costituzionale in grado di semplificare la procedura per l'elezione di un presidente potrà essere approvata direttamente in parlamento, senza la necessità di ricorrere ad un referendum. A guadagnare da queste defezioni, sarebbero presumibilmente proprio i partiti guidati dagli ex-comunisti Lupu e Dodon.


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