L'ex-coalizione di governo "Alleanza per l'Integrazione europea" è sempre più divisa. Accuse reciproche di corruzione e abuso di potere si alternano nello scontro politico a controverse decisioni della Corte costituzionale. Un eventuale voto anticipato potrebbe portare al governo il Partito comunista
Mentre la Moldavia si apprestava a stipulare l'accordo di associazione con l'Unione europea e ad ottenere la liberalizzazione del regime dei visti, è esplosa una nuova crisi politica che potrebbe portare a nuove elezioni e a un blocco dei negoziati con l'UE.
Ad oggi la Moldavia si trova con un governo e un presidente del parlamento ad interim. I tre partiti che costituivano la coalizione di governo “Alleanza per l'Integrazione europea” si sono allontanati in seguito ad accuse di corruzione e scandali. Sembra sempre più realistico uno scenario simile a quello realizzatosi in Ucraina, dove i partiti europeisti usciti vincitori dalla "Rivoluzione arancione" hanno ceduto il governo in buona parte per via di divisioni interne.
La nomina di un governo ad interim
La crisi politica ha avuto ufficialmente inizio il 5 marzo, quando l'allora primo ministro Vlad Filat ha perso l'incarico in seguito a un voto di sfiducia sostenuto in particolare dai parlamentari del Partito democratico e del Partito comunista.
Si tratta di un nuovo capitolo di una lunga saga che vede i leader degli ormai ex-partiti di governo scontrarsi da alcuni mesi. Oggetto del dibattito anche uno scandalo legato a un incidente di caccia e al ruolo che l'allora procuratore generale, Valeriu Zubco, che ha ottenuto l'incarico per intercessione del Partito democratico, ha avuto in quella circostanza.
In seguito a consultazioni, il presidente moldavo Nicolae Timofti ha riaffidato l'incarico per formare un nuovo governo a Vlad Filat. Nonostante il parere contrario del leader del Partito liberale Mihai Ghimpu, molti membri della fazione liberale in parlamento si sono dimostrati pronti a sostenere un nuovo governo Filat. Inoltre, lo stesso Partito democratico che aveva votato la sfiducia aveva dichiarato di essere pronto a sostenere nuovamente Filat se vi fossero stati cambiamenti significativi nella squadra di governo. Tra le altre condizioni, anche la richiesta di ristrutturare i dipartimenti che si occupano di fiscalità e dogane, ritenute essere tra le istituzioni più corrotte dello stato.
L'intervento della corte costituzionale
Lo scorso 22 aprile, proprio quando Filat si preparava a presentare il suo governo, la Corte costituzionale moldava ha dichiarato illegale all'unanimità la nomina di un primo ministro che ha subito un voto di sfiducia in seguito a sospetti di corruzione.
La decisione ha sollevato forti reazioni tra rappresentanti di diverse forze politiche, anche perché formalmente non vi è nessuna accusa di corruzione pendente nei confronti di Filat. Il presidente Timofti, un ex-giudice, ha dichiarato che la decisione è un “disastro costituzionale”, mentre Filat l'ha definita politica, annunciando che avrebbe fatto appello alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
Primo ministro ad interim è stato quindi nominato il vice-premier liberal-democratico Iurie Leancă. Non è escluso che Leancă riesca ad ottenere la fiducia con una nuova squadra di governo, mantenendo così al potere una maggioranza filo-europea.
Cambiamenti anche in parlamento
Nei giorni seguenti alla decisione della Corte costituzionale, il parlamento ha votato a sorpresa con i voti del Partito liberal-democratico e del Partito comunista contro il presidente del parlamento (e leader del Partito democratico) Marian Lupu.
Un nuovo voto ha portato alla nomina di Liliana Palihovici (del Partito liberal-democratico) quale presidente ad interim del parlamento.
Il Partito democratico e il Partito liberale hanno protestato contro la decisione, facendo notare come il Parlamento abbia agito nel vuoto legislativo e non abbia quindi seguito una procedura corretta. La Corte costituzionale sarà presto chiamata ad esprimersi sulla legittimità di questa decisione.
Il partito comunista vincerebbe le elezioni
In questa situazione, fioccano le accuse reciproche tra i membri dell'ex-coalizione di governo di voler provocare elezioni anticipate. Ma a guadagnare da nuove elezioni nel prossimo autunno sarebbe con tutta probabilità il Partito comunista. Secondo un recente sondaggio , il 32,5% degli aventi diritto dichiara di voler votare il Partito comunista, il 12,6% per il Partito liberal-democratico, il 10,5% per il Partito liberale e il 6,8% per il Partito democratico.
Il consenso per i partiti appartenenti alla coalizione “Alleanza per l'Integrazione europea” è calato significativamente negli ultimi mesi, presumibilmente a causa dei conflitti interni e delle accuse di corruzione.
Secondo lo stesso sondaggio, l'83% dei moldavi pensa che il paese stia andando nella direzione sbagliata. Le preoccupazioni maggiori sono per i giovani, per l'inflazione e per la disoccupazione.
Una nuova coalizione di governo, senza i liberali
Durante le scorse elezioni, il leader dei liberali Mihai Ghimpu dichiarava frequentemente che il più grande rischio per il paese sarebbe un ritorno al governo del Partito comunista. Ora, buona parte dei suoi interventi sono dedicati a presunti schemi di corruzione, esportazioni illegali ed abuso di potere del leader dei liberal-democratici Vlad Filat.
Ma se un gruppo di liberali espulsi dal partito per il loro sostegno a Filat e il Partito democratico decidessero di sostenere l'attuale governo a guida liberal-democratica, vi sarebbero i numeri per scongiurare il rischio di nuove elezioni e mantenere al governo una coalizione europeista con l'obiettivo di continuare l'attuale percorso di riforme.
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