Chişinău

L'ingresso a Chişinău per chi viene dall'aeroporto (whltravel/flickr )

Valeriu Lazăr ha poco più di quarant'anni. E', dal 2009, ministro dell’Economia e vice-primo ministro della Moldavia. Ha assunto l’incarico in piena crisi economica ed è uno dei punti di riferimento del governo. In questa intervista spiega come la Moldavia ha reagito alla crisi, quale il suo modello di sviluppo, perché offre opportunità d'investimento

09/05/2012 -  Bernardo Venturi Chişinău

Ministro, quali le risposte del suo governo alla crisi economica?

Abbiamo presentato da poco un rapporto che contiene tutte le misure anti-crisi adottate da quando, nel settembre 2009, si è insediato il nostro governo. Da allora ho avuto la responsabilità di elaborare un programma per stabilizzare e rilanciare l’economia. Nel terzo trimestre del 2009 la decrescita economica era del 4,9%. Da lì abbiamo fatto analisi molto dettagliate per poter innanzitutto leggere la situazione. Nonostante la decrescita complessiva del 2009 sia stata del 6,9% del Pil, già nel 2010 siamo riusciti a crescere del 7,1% e nel 2011 del 6,4%. Tra i nostri vicini, né la Romania, né l’Ucraina sono cresciuti così tanto.

Al momento la Moldavia ha recuperato tutto quello che aveva perso, l’economia ha ricominciato a crescere, ha diversificato le strutture di esportazione e non dipende più solo dall’agroalimentare.

Però l’economia rimane dipendente dall’esterno: esportiamo prodotti finiti, ma importiamo molto del necessario per produrli. Per esempio, il 95% dell’energia è importata, oppure i prodotti chimici usati nell’agricoltura. La dipendenza energetica riduce la nostra competitività non avendo risorse nostre, però posiamo migliorare l’efficienza energetica, crescere nelle risorse energetiche rinnovabili come la biomassa o l’eolico.

In più, dobbiamo investire su strutture produttive e infrastrutture, per questo abbiamo programmi di finanziamento di donatori internazionali come la Banca mondiale, la Commissione europea. Per me è importante la crescita, ma è altresì importante avere un paradigma di sviluppo.

A quale modello sta pensando?

Il modello di crescita della Moldavia non è
sostenibile nel tempo perché basato sulle
rimesse e sulle importazioni. Il peso delle
rimesse è ancora quasi un terzo del Pil

Valeriu Lazăr

Il modello di crescita della Moldavia non è sostenibile nel tempo perché basato sulle rimesse e sulle importazioni. Il peso delle rimesse è ancora quasi di un terzo del Pil. Per noi è importante che la forza lavoro rimanga in Moldavia, che si lavori qui, che si tengano i soldi qui. Attualmente la capacità di spesa interna dipende troppo dal denaro che proviene dall’estero.

Allo stesso tempo, l’industria locale, con l’eccezione del settore agro-alimentare, non assicura una crescita adeguata per mutare questo trend. È un modello difettoso, esportiamo forza lavoro e non beni e servizi. Un circolo vizioso, senza futuro.

Nel periodo della crisi si sono creati i presupposti per cambiare questo paradigma: attraiamo investimenti, produciamo più servizi, esportiamo, teniamo i lavoratori e le lavoratrici a casa, creiamo un’offerta d’esportazione più diversificata, con un piano geografico, senza una dipendenza esagerata dall’est.

Quali sono le priorità per rendere questo paradigma possibile?

La priorità assoluta è il sistema educativo. Le nostre risorse naturali sono i terreni agricoli e le persone, nessun'altra. Dobbiamo andare verso un modello della conoscenza che presuppone forti investimenti nel sistema educativo. Anche l’agricoltura è una risorsa rilevante, abbiamo terre di grande qualità e potenzialità. Dobbiamo migliorare nella fase di gestione post-raccolta, come la lavorazione e l’imballaggio e in questo possiamo cooperare con aziende internazionali che hanno competenze, come quelle italiane, greche, spagnole, francesi.

È importante infine penetrare nuovi mercati, come quello del Giappone, quanto essere competitivi all'interno dell’Unione europea. Prendiamo l’esempio dell’Italia. L’anno scorso le esportazioni moldave in Italia sono cresciute notevolmente e attualmente con il 9% sono al quarto posto dopo Russia, Ucraina e Romania. Il potenziale competitivo dei prodotti moldavi, il loro rapporto qualità-prezzo, rimane elevato.

...le esportazioni moldave in Italia
sono cresciute notevolmente
e attualmente con il 9% è al quarto
posto delle esportazioni moldave
dopo Russia, Ucraina e Romania...

Valeriu Lazăr

Quanto peso hanno ancora le rimesse in Moldavia e come sono utilizzate?

Le rimesse rimangono un fattore ambivalente, come chiarito prima. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una loro crescita, perché i lavoratori moldavi all’estero hanno migliorato le loro condizioni lavorative e guadagnano di più.

Parte delle rimesse è utilizzata per i consumi. Buona parte della popolazione moldava non ha avuto finora sufficienti beni di consumo, come televisione, auto, ecc. Non si tratta di consumi eccessivi, è un consumo che va a ridurre un disequilibrio precedente.

Parte di queste risorse sono invece canalizzate nell’economia reale attraverso il sistema bancario. Negli ultimi anni abbiamo notato un aumento dei capitali depositati dai cittadini moldavi in banca e questo ha migliorato anche il sistema del credito. Sono cresciuti anche gli istituti di intermediazione finanziaria e la fiducia verso di essi.

Crede che parte delle rimesse possa essere investita in progetti pubblici e di sviluppo, come in una scuola in un villaggio o per lo start-up di una piccola impresa?

Per noi è molto importante che si possano aprire attività in proprio. Il ministero dell’Economia ha creato un programma apposito dedicato ad attrarre le rimesse. È un programma pilota chiamato “1+1” perché per ogni Leu investito lo Stato ne dà un altro.

Ci siamo ispirati a programmi simili sviluppati in altri Paesi. Il primo passaggio sono moduli di formazione con funzionari del ministero e del settore privato per spiegare come si ottiene il finanziamento, come si tiene la contabilità, quali sono i settori, le prospettive, ecc.

Poi, dal momento che decidono un investimento, noi diamo tutto il sostegno informativo e amministrativo di cui hanno bisogno. Dal momento che investono risorse economiche, li sosteniamo con il 100% di quello che hanno investito. Infine li seguiamo per tre anni.

Di fatto, il fattore moltiplicatore del sostegno che viene dato dallo Stato è di 1 a 3. Adesso abbiamo terminato la fase pilota da 10 milioni di Lei (circa 650mila euro) che è andata bene, ed era importante per verificare se il modello funzionava e anche che i moldavi potessero vederlo all’opera. Ora stiamo discutendo con i finanziatori internazionali come la Banca Mondiale per un programma più ampio. L’Unione europea intanto ha già finanziato un altro programma in questa direzione.

Quanto costa economicamente alla Moldavia il conflitto in Transnistria?

All’inizio è costato molto, perché il sistema economico moldavo era fortemente integrato con la Transnistria. Con la disintegrazione della parte transnistriana nel 1991-92 la Moldavia ha vissuto un vero e proprio collasso economico: nel 1990 la Transnistria produceva il 37% del Pil moldavo e il 70% del potenziale industriale era nella parte transnistriana. Questo ha portato a un declino fino all’anno scorso, quando abbiamo ricominciato a crescere da un punto di vista industriale, anche perché le relazioni sono divenute più stabili.

Le situazioni di povertà sono più frequenti nelle aree rurali?

Nell’agricoltura tradizionale i guadagni sono molto ridotti. In Moldavia non vi è molta trasformazione dei prodotti agricoli e quindi non vi è un aumento del valore dei prodotti primari. Abbiamo vissuto un lungo periodo nel quale il valore dei prodotti agricoli è costantemente diminuito, ora intendiamo ridurre questo fenomeno.

Sosteniamo - anche attraverso politiche fiscali - mini-aziende, sistemi d’imballaggio, locali frigo, società registrate in loco vicino a dove avviene la raccolta. Come in Italia con le cooperative, un’esperienza che conosco molto bene. È molto importante finanziare programmi per diversificare la produzione creando attività industriali in aree rurali, creando posti di lavoro e non avere una dipendenza così grande dall’agricoltura primaria.

Perché un’impresa italiana dovrebbe investire in Moldavia?

...sui prodotti che necessitano molta
mano d’opera siamo competitivi anche
rispetto alla Cina, perché il trasporto
e la logistica sono minimi...

Valeriu Lazăr

Le imprese italiane investono già in Moldavia! Il potenziale economico dell’Italia è comparabile a quello della Moldavia: non avete risorse naturali, avete terreni, un clima favorevole e persone capaci. Abbiamo similitudini e affinità storiche e culturali che sono molto importanti. L’Italia inoltre è un grande produttore di attrezzature agricole che per noi sono necessarie. In più, la Moldavia è l’unico Paese che da una parte ha un regime economico preferenziale con l’Unione europea e dall’altra ha un sistema di libero scambio con l’area ex-sovietica.

Un prodotto industriale o agroalimentare che è prodotto in Moldavia può essere venduto senza dazi da una parte o dall’altra. La Moldavia è anche molto competitiva come rapporto qualità-prezzo della forza lavoro, sui prodotti che necessitano molta mano d’opera siamo competitivi anche rispetto alla Cina, perché il trasporto e la logistica sono minimi. Infine, i rischi legati agli investimenti qui sono molto bassi e anche per questo abbiamo molti margini di crescita della produzione industriale.


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