Tutela ambientale, raccolta dei rifiuti, pressione antropica legata al turismo. Ana Popović è ingegnere specializzato nella difesa ambientale. E' consulente presso il comune di Budva per gli affari ambientali. Un'intervista
In che stato è l’ambiente a Budva?
Non è dei migliori, ma abbiamo la fortuna di non avere industrie, di avere un’aria relativamente buona, acquedotti relativamente ben conservati. Certo abbiamo il problema dell’inquinamento della cisterna per le acque di scarico e delle fognature urbane e questo rappresenta una minaccia per il mare. Ma questo è il problema di tutti i comuni sul litorale. Resta irrisolta inoltre la questione della gestione dei rifiuti urbani, ma non è un grosso problema perché l’amministrazione locale sopperisce con l’invio dei rifiuti nella discarica di Podgorica.
Quindi i rifiuti di Budva vanno a Podgorica?
Esatto, per ora è l’unica soluzione possibile. Così fanno tutti i comuni della costa, perché non abbiamo una discarica sanitaria, intesa secondo quanto previsto dalle direttive Ue. La più vicina per noi, e la più nuova, resta quella di Podgorica.
E quella prevista a Trešanjski Mlin?
Quella dovrebbe essere una discarica regionale per Kotor, Budva e Tivat. È previsto da un piano statale che la gestione dei rifiuti abbia sette discariche regionali di cui una dovrebbe essere quella di Trešanjski Mlin, un’altra per il comune di Bar e Ulcinj, mentre Herceg Novi ne avrebbe una a parte. Per ora non vi è nulla, diciamo che è uno sguardo in prospettiva…
Quindi a Budva non si è ancora iniziato con la raccolta differenziata?
Abbiamo alcune idee in cantiere. Per ora è partito un piccolo progetto con un'organizzazione non governativa, per la raccolta del cartone. Lo facciamo già dallo scorso anno, grazie a un magazzino improvvisato per il riciclaggio del cartone, dove funzionano due piccole presse. L’idea è partita ed è stato un buon indicatore di quello che potremmo fare in futuro, nella direzione della raccolta differenziata e del riciclaggio anche di altri tipi di rifiuti, plastica, vetro, ecc.
Non è facile. In Montenegro non è tanto difficile raccogliere i rifiuti in modo selettivo, quanto piuttosto sapere cosa farne in seguito. Lo Stato per adesso non ha coordinato bene tutto questo e i privati non possono fare quello che vogliono. Occorre rispettare le direttive statali. I rifiuti pericolosi, le gomme delle automobili, le batterie, gli oli minerali… tutti questi rifiuti non possono essere smaltiti in modo autonomo.
Mi pare ovvio…
Ma lo Stato non ha specificato cosa farne. Non ha senso raccogliere e raccogliere se non si sa cosa fare dei rifiuti raccolti. Nella nostra amministrazione ci sono idee e persone che vorrebbero occuparsi di questa questione, concorrere per ottenere dei fondi Ue, i fondi IPA che sono ideali per questi progetti di gestione sostenibile dei rifiuti. Ma per ora non se ne fa niente, forse in futuro riusciremo ad avere un centro per il riciclaggio.
Funziona la deviazione in mare aperto della fognatura per preservare le coste?
Avevamo un canale di deviazione ma di scarsa qualità. Adesso stiamo costruendo una struttura per il filtraggio e la pulizia delle acque di scarico, nel rispetto dei più alti standard europei, ma questo presuppone la completa ricostruzione della rete fognaria che nel frattempo è molto invecchiata.
Stiamo realizzando il nuovo deviatore centrale, ma ne servono almeno altri tre di supporto, perché il comune di Budva copre un territorio ampio. Dovrebbe esserci un deviatore periferico per i paesi di Petrovac e Buljarice, uno per Sveti Stefan e dintorni, e uno per il nucleo urbano di Budva e Bečići, che è quello centrale, e forse un altro per la zona di Jaz. Adesso è in corso la prima fase di realizzazione, si sta costruendo la struttura centrale a Bečići e si sta ricostruendo una parte della rete fognaria per il nucleo urbano di Budva e per l’intero comune di Bečići.
Questa sarà una soluzione qualitativamente ideale, ma sono grandi progetti e la loro implementazione non è immediata…
Quanto influiscono i turisti sulla gestione dei rifiuti e delle fognature a Budva, tenendo presente che da 17.000 abitanti si arriva a oltre 500.000 nei tre mesi estivi?
Influiscono certamente, ma, ripeto, questa è una zona che non è minacciata dalle industrie. Si tratta comunque di un'area turisticamente rilevante dove tutto ciò che riguarda rifiuti, acque di scarico e inquinamento acustico va pianificato con oculatezza. Dobbiamo avere una strategia che tenga conto che nei tre mesi estivi subiamo una forte pressione antropica.
Per ogni progetto di questo tipo esistono calcoli e statistiche, e ogni progetto può funzionare a fasi. Per esempio: la grande struttura per le acque di scarto in inverno funziona a bassa capacità, ma in fase progettuale abbiamo tenuto conto che debba aumentare la sua capacità di almeno cinque volte. Lo stesso per i rifiuti urbani. In inverno i cassonetti dell’immondizia sono quasi vuoti, la raccolta viene fatta al mattino, una volta al giorno. Durante i mesi estivi i calcoli indicano che la raccolta viene fatta tre volte al giorno. A differenza di altre zone dove il problema sono i materiali pericolosi e tossici, noi facciamo i conti con la pressione antropica.
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