foto di microrama/flickr

Dopo l'acquisizione del 44 percento delle azioni dell'Azienda elettrica montenegrina da parte della compagnia italiana A2A, non si placano le polemiche. L'opposizione incalza e solleva dubbi sui termini contrattuali che ancora non sono pubblici. Nel frattempo il Paese sprofonda nella crisi economica

30/11/2009 -  Mustafa Canka Ulcinj

L'acquisto del 44 percento delle azioni dell'Azienda elettrica del Montenegro (Elektroprivrede Crne Gore - EPCG) da parte della compagnia italiana "A2A" rimarrà ancora per molto tempo coperto da un velo di segretezza. I responsabili del governo montenegrino rifiutano, infatti, di rendere noti i termini del contratto firmato all'inizio dello scorso settembre con la compagnia italiana, motivo per cui la commissione parlamentare montenegrina che si occupa di seguire la privatizzazione non ha potuto trarre una conclusione sulla parziale privatizzazione della più importante azienda del Paese.

Il vice premier del Montenegro Vujica Lazović, che ha diretto tutto il processo della vendita di una fetta dell'Azienda elettrica agli italiani, non dubita affatto che si tratti di un ottimo affare per il Montenegro. "È stato fatto un ottimo lavoro. Abbiamo individuato un partner strategico che ha portato nelle casse del Montenegro 430 milioni di euro, e nei prossimi cinque anni investirà altri 290 milioni", ha precisato Lazović.

Più cauto si è dimostrato Srđan Kovačević, presidente del Comitato dei direttori della EPCG. "È necessario che agli italiani sia data una chance, poi fra un anno vedremo se abbiamo avuto un partner buono e solido oppure no", ha dichiarato.

I deputati dell'opposizione hanno criticato duramente il governo di Podgorica per le modalità con cui si è svolta la privatizzazione. L'opposizione ritiene che il contratto non sia proprio dei migliori, privo di garanzie e in generale contrario agli interessi dei cittadini e dei lavoratori dell'Azienda elettrica.

Inoltre i deputati dell'opposizione restano ancora fermamente convinti che l'intero affare sia stato accordato, già nel marzo scorso, dai primi ministri dell'Italia e del Montenegro, Silvio Berlusconi e Milo Ðukanović.

"E' evidente che sono stati scelti dei partner discutibili - ha incalzato rivolgendosi ai rappresentanti del governo, il presidente della Commissione parlamentare e leader del partito Nuova democrazia serba (NOVA), Andrija Mandić - soggetti discutibili fanno contratti con soggetti ancora più discutibili, come nei casi dei partner del Kombinat di alluminio di Podgorica e dell'Acciaieria di Nikšić".

Mandić si è detto convinto che l'offerta migliore era quella avanzata dalla compagnia greca, che aveva offerto un terzo di soldi in più rispetto all'italiana "A2A". Che si tratti di una pessima privatizzazione, ha aggiunto Mandić, lo dimostra il fatto che la quotazione in borsa delle azioni dell'EPCG dopo la transazione con gli italiani è stata dimezzata.

Branko Radulović, vicepresidente del partito di opposizione "Movimento per i cambiamenti", ha chiesto ai responsabili del governo che tipo di azienda sarà l'EPCG fra cinque anni, ma loro non hanno saputo rispondere. "Temo che gli obblighi contrattuali siano un cappio per il Montenegro", sentenzia Radulović.

Dal governo hanno precisato che l'accordo con "A2A" potrà essere sciolto fra tre anni se sarà chiaro che entro la fine del contratto, cioè fra cinque anni, gli italiani non saranno in grado di realizzare l'80 percento degli indicatori concordati e almeno 240 milioni di profitto.

Gli analisti indipendenti ritengono che il governo di Podgorica sia stato semplicemente costretto a vendere un terzo delle sue azioni dell'EPCG, per via della catastrofica situazione relativa ai finanziamenti pubblici e a causa dei gravi problemi della "Prva banka", che è controllata dalla famiglia del premier Ðukanović. Dunque, il circolo vizioso della mancanza di liquidità imperversa in Montenegro. Aumenta di giorno in giorno, tanto che alla parte piccola e sana dell'economia montenegrina stenta sempre di più ad arrivare ossigeno.

I dati della Banca centrale del Montenegro sono allarmanti. L'indebitamento nel paese è da record e si sta assistendo ad una notevole mancanza di liquidità. Le banche fanno fatica ad approvare le richieste di finanziamento, perché ora superano di un terzo i risparmi e le aziende non hanno più nulla da ipotecare. Inoltre gli investimenti stranieri sono diminuiti significativamente, il denaro è rimasto "imprigionato" negli immobili, il potere d'acquisto dei consumatori è in calo, la produzione industriale è diminuita di un quinto e della stessa percentuale sono diminuite le entrate nelle casse dello Stato.

Ecco perché si annunciano tagli alla spesa, la diminuzione dei salari dei dipendenti dell'amministrazione e delle istituzioni statali e il licenziamento di migliaia di lavoratori nei servizi pubblici e nelle aziende pubbliche: dalla polizia all'Azienda elettrica fino alle amministrazioni locali.

"Credo che le ristrettezze dello Stato saranno sempre maggiori e più forti. Obiettivamente, sarà ancora più dura in futuro", afferma malvolentieri all'opinione pubblica Veselin Vukotić, accademico, considerato il creatore del "miracolo economico montenegrino".

D'altra parte all'"A2A" hanno detto di voler restare in Montenegro. Hanno annunciato di essere interessati alla costruzione di una centrale idroelettrica e di una termocentrale, e che la loro priorità consiste nella modernizzazione della rete di distribuzione e nel miglioramento delle forniture elettriche al litorale montenegrino.

"Il nostro obiettivo è di fare della EPCG una compagnia concorrenziale", ha dichiarato Giuliano Zuccoli, presidente del Consiglio di gestione di "A2A". il quale ha aggiunto che entro la fine dell'anno saranno presentati i piani di investimento per il Montenegro.

Alla domanda dei giornalisti montenegrini, in visita in Italia, riguardante le condizioni che A2A deve rispettare per far sì che fra cinque anni acquisisca la maggioranza della proprietà della EPCG, Giuliani ha risposto: "Se fra tre anni non abbiamo rispettato gli impegni contrattuali accetteremo di essere cacciati dal Montenegro!".

Vale la pena aggiungere che negli ultimi 27 anni in Montenegro non è mai stata costruita nemmeno una fonte di energia elettrica, nonostante il consumo abbia avuto un trend costantemente in salita. Motivo per cui il Montenegro continua ad importare un terzo dell'energia elettrica, e gli utenti di questo Paese pagano l'energia più cara di tutta la regione, persino più cara che in alcuni stati dell'Unione europea.

È praticamente certo che i consumatori, a breve riceveranno anche gli "auguri di Capodanno" dalla EPCG. Dal primo di gennaio il prezzo dell'energia elettrica in Montenegro aumenterà non meno del dieci percento.


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