In seguito ad uno scandalo scoppiato su un traffico di stupefacenti, le indagini scuotono pesantemente il sistema istituzionale montenegrino, in primo luogo polizia e sistema finanziario. A rischio la credibilità dello Stato

10/02/2010 -  Mustafa Canka Ulcinj

Un'ingente quantità di denaro guadagnato col traffico di droga sarebbe stata investita nel mercato immobiliare, depositata nelle banche e avrebbe intaccato le aziende montenegrine.

Si parla di cifre davvero esorbitanti. Infatti gli organi investigativi della Serbia in via ufficiosa hanno reso noto che l'imprenditore Darko Šarić - originario della città montenegrina di Pljevlja, indicato come capo di un'ampia organizzazione criminale - solo con il traffico di cocaina avrebbe messo in piedi in un anno un giro d'affari di circa un miliardo di euro.

Il traffico sarebbe stato gestito grazie ad ampia rete di appoggi e contatti, attiva in tutta Europa e in Sud America. Questo dato emerge tra l'altro da un'azione della polizia italiana, denominata "scacco matto", grazie alla quale è stata arrestata una ventina di appartenenti a questa specifica organizzazione mafiosa e che ha mostrato come si tratti di una "confederazione balcanica del crimine organizzato", poiché vi sono coinvolti albanesi, serbi e bosniaci, con a capo un montenegrino.

Negli ultimi anni è quasi diventata una regola: i tentacoli più potenti della piovra mafiosa di quest'area conducono al Montenegro. La direttrice del settimanale indipendente "Monitor" di Podgorica, Milka Tadić-Mijović, ha affermato che i criminali riciclano denaro in Montenegro e una volta ripulito finisce nei canali legali. "Gran parte del sistema economico montenegrino attuale è infatti basato sul denaro dei vari gruppi criminali ormai radicati", ha aggiunto la Mijović.

Al tempo stesso i media e i politici dell'opposizione sostengono che il Paese è diventato la base e il covo di criminali. "L'avvio delle indagini contro Darko Šarić arriva al momento giusto e ormai è tempo che il Montenegro conduca una spietata resa dei conti con i narcotrafficanti che sono una minaccia per la sicurezza e la stabilità del Paese, e anche dell'intera regione", afferma Nebojša Medojević, leader del partito all'opposizione "Movimento per il Cambiamento" (PZP).

Medojević, però, ha espresso dubbi al riguardo, perché a suo avviso Šarić si troverebbe sotto la protezione politica del governo montenegrino. "È improbabile che il premier Milo Đukanović si mobiliti per l'arresto di Šarić, se si tiene presente l'ingente quantità di denaro depositata dall'imprenditore nelle banche commerciali montenegrine e quella prestata agli amici stretti di Đukanović, e ce ne sono parecchi nell'istituto "Prva Banka" controllato dalla famiglia del premier. Ecco perché probabilmente Šarić rimarrà nascosto, il che porterà il Montenegro a rapporti più tesi e problematici non solo con i Paesi vicini, ma anche con l'Unione europea e gli USA", ha sostenuto il leader del PZP.

Intanto, i funzionari montenegrini respingono tali dichiarazioni sottolineando che si tratta di insinuazioni infondate e diffamatorie. È un fatto però che la polizia montenegrina non sia stata coinvolta nelle indagini internazionali condotte per mesi dall'Agenzia americana per la lotta alla droga (DEA) e dall'Agenzia informativa sulla sicurezza della Serbia (BIA) sul traffico di 2,1 tonnellate di cocaina provenienti dal Sud America e dirette in Europa. Alla domanda sul perché sia successo ciò, il portavoce del PZP Koča Pavlović replica seccamente: "Beh, ovviamente non si crede alla nostra polizia."

Un dato compromettente per il governo di Podgorica è la garanzia data a Darko Šarić a metà novembre 2009 dal ministro degli Affari Interni Ivan Brajović in base alla quale Šarić otterrebbe la cittadinanza montenegrina nel caso in cui dovesse perdere quella serba ottenuta nel 2005. Compromettente perché la garanzia è stata data un mese dopo il sequestro in Uruguay di partite di droga ordinate dal gruppo narcotrafficante montenegrino. Da notare che, secondo le leggi montenegrine, un cittadino del Montenegro non può essere estradato in un altro Paese.

In tutto questo periodo Šarić ha tranquillamente soggiornato nella sua città natale, Pljevlja. Secondo la polizia, ha lasciato il Montenegro il 24 gennaio, una decina di giorni prima che fosse emesso nei suoi confronti il mandato d'arresto dell'Interpol in Serbia.

Tuttavia, i dati dell'intelligence mostrano, come ha dichiarato anche il ministro degli Interni serbo Ivica Dačić, che il capomafia continua a nascondersi in Montenegro. Secondo i funzionari serbi Šarić godrebbe dell'appoggio del governo montenegrino e dei suoi servizi segreti.

L'ex capo della polizia criminale di Belgrado e vice-presidente del Comitato internazionale per la lotta alla droga Marko Nicović ha affermato che il gruppo trafficante di Šarić evidentemente è più potente del clan di Zemun. Nicović ha aggiunto che tale clan di livello internazionale aveva legami con i governi di tutti i Paesi dell'area, e probabilmente anche con i russi.

In questi giorni in Montenegro si trovava anche uno stretto collaboratore di Šarić, Goran Soković, che la scorsa settimana si è consegnato alla polizia nella natale Pljevlja.

Proprio a Pljevlja, circa quattromila persone hanno sottoscritto una petizione con la quale si invitano i media a non attaccare Šarić, considerato un benefattore sempre pronto ad aiutare i poveri e i più bisognosi.

Con gli anni il Montenegro è diventato un Paese di transito per il traffico di eroina, trasportata dall'Afghanistan attraverso la Turchia, il Kosovo e il Montenegro fino in Europa centrale e occidentale. In questo affare estremamente redditizio i boss montenegrini collaborano con quelli kosovari, proprio come accadeva negli anni '90 con le organizzazioni mafiose della Puglia e della Calabria nel contrabbando di sigarette.

Indicativo è inoltre come quasi tutti gli omicidi irrisolti in Montenegro negli ultimi 20 anni siano legati alla criminalità organizzata.

Il Presidente del parlamento montenegrino Ranko Krivokapić ha affermato che ora è necessario un rapido intervento degli organi statali. "A rischio c'è la credibilità internazionale del Montenegro come nazione che collabora e lotta con efficacia contro la criminalità organizzata, che evidentemente si estende ben oltre i nostri confini", ha aggiunto.

Gli analisti di Podgorica sono convinti che, se nei prossimi giorni Darko Šarić non sarà arrestato, questo caso somiglierà molto alla latitanza del ricercato dal Tribunale dell'Aja Ratko Mladić.

La stampa di Podgorica scrive che in Montenegro lo scorso anno, in compagnia di Šarić su cui pende il mandato di cattura dell'Interpol, è stato visto anche l'imprenditore serbo Stanko Subotić Cane, nonostante anch'egli sia sulla lista della polizia internazionale.

E sarebbe stato proprio Subotić, amico stretto di Milo Đukanović, ad aprire le porte a Šarić in Montenegro.


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