Quali sono le reazioni dei rappresentati del Montenegro e della Unione statale dopo le elezioni in Serbia e la vittoria dei radicali? Ne fa una rassegna in questo articolo la nostra corrispondente da Podgorica
La vittoria del Partito radicale alle elezioni in Serbia non ha lasciato indifferente il pubblico montenegrino. Sono ritornate per un momento le emozioni del periodo in cui le strutture del nazionalismo duro regnavano sulla Serbia. Era un periodo di tensioni molto alte quando il Montenegro cercava di separarsi dall'invadente politica di Milošević, cosa non gradita a Belgrado, che non perdeva l'occasione di sottolineare che la separazione del Montenegro non sarebbe avvenuta pacificamente.
Il partito vincitore delle elezioni in Serbia è uno dei promotori della posizione secondo cui i montenegrini sono serbi e non esistono come nazione, il che significa una negazione dell'identità montenegrina.
Nei circoli politici e intellettuali montenegrini si stano analizzando le ripercussioni dei risultati delle elezioni sull'Accordo di Belgrado e sulle altre istituzioni dell'Unione di Serbia e Montenegro (SM).
Nel numero uscito a fine anno il settimanale "Monitor" scrive: "Tutto quello che l'UE ci diceva sul futuro (comune) in Europa della Serbia e del Montenegro, con i risultati delle elezioni cade a terra. Inoltre viene messo in dubbio tutto ciò che ci dicevano i firmatari dell'Accordo di Belgrado. Veramente qualcuno potrebbe pensare, che la Serbia con un Governo radicale avrebbe considerato sul serio alcuni punti dell'Accordo che, come si dice, garantiscono al Montenegro un alto livello di autonomia decisionale? Il Partito radicale serbo ha vinto le elezioni con un programma che non era nient'altro che un'opposizione a tutto ciò che l'UE vorrebbe fare col suo progetto 'Serbia e Montenegro'".
Detto in cifre, i cambiamenti nelle istituzioni dell'Unione saranno i seguenti: nel Parlamento della Unione della SM sul totale di 91 deputanti della Serbia, il Partito radicale Serbo ne avrà 30. Oltre al Parlamento, cambiamenti si dovrebbero verificare anche nelle altre istituzioni dell'Unione, come il Consiglio dei Ministri e il Supremo Consiglio della Difesa. Ma, se come sembra la Serbia avrà un governo costituito dal blocco dei partiti democratici la politica delle ultime due istituzioni non subirà radicali cambiamenti.
La posizione ufficiale del Montenegro rispetto ai risultati delle elezioni si riflette nelle reazioni del presidente del Montenegro, Filip Vujanović, il cui commento per il quotidiano "Vijesti" è stato che non ci sono motivi di preoccupazione, perché la Carta costituzionale garantisce la sovranità nei rapporti con l'altro stato membro dell'Unione, indipendentemente dalla maggioranza politica che esiste nel proprio stato membro. Cosa che comporta una certa stabilità degli strumenti dell'Unione.
Il premier Milo Djukanović, che in questi giorni era a Berlino per il forum "L'Europa - il movimento verso la nuova era", nelle sue discussioni con il premier d'Irlanda e il nuovo premier della Croazia, ha espresso la speranza che in Serbia si costituisca un governo formato dai partiti del blocco democratico ed ha indicato la disposizione di Podgorica ad attuare l'Accordo di Belgrado, che sottintende il diritto di chiamare in seguito i cittadini a decidere sullo status del Montenegro.
Anche il presidente dell'Unione SM, Svetozar Marović, condivide una posizione simile, affermando nell'intervista al quotidiano belgradese "Blic" che dopo le elezioni le istituzioni dell'Unione funzioneranno in modo più efficace, riferendosi alla costituzione del Tribunale dell'Unione, attesa in parlamento da vari mesi. Marović ha detto inoltre che l'obbligo dei funzionari dell'Unione è quello di adempiere ai doveri che provengono dall'Accordo di Belgrado e fare tutto il possibile per non danneggiare l'associazione e l'integrazione europea.
Ciò che ha provocato le reazioni più forti tra i politici ed il pubblico montenegrino è stata senza dubbio la dichiarazione rilasciata il 5 gennaio dal segretario generale del Partito radicale serbo, Aleksandar Vučić, secondo il quale il suo partito ha più votanti di tutti gli abitanti del Montenegro. Ribadendo che dopo le elezioni parlamentari in Serbia, saranno necessari cambiamenti nel Consiglio dei Ministri della SM, Vučić ha affermato che il suo partito chiederà la sostituzione del presidente dell'Unione, Svetozar Marović.
Della attuale situazione politica si è discusso anche ai tradizionali "Discorsi natalizi sull'economia" organizzati ogni anno dalla Facoltà di Economia di Podgorica. Tra i relatori, professori accademici e analisti politici che si sono confrontati sul tema "Politica e sviluppo", ha partecipato anche Dušan Janjić, direttore del Fondo per i rapporti etnici ed analista politico della Serbia, che nel suo discorso sui risultati delle elezioni in Serbia e sui rapporti nell'Unione statale, ha espresso l'attesa che in Serbia si costituirà un governo dei partiti democratici.
Janjić non ha nascosto però la sua posizione, secondo la quale la soluzione migliore sarebbe di dare la possibilità ai radicali di formare il governo. Questo perché - secondo lui - la ragione principale della vincita dei radicali in Serbia va cercata nella scontentezza degli elettori per i risultati dell'ultimo Governo, che alla fine è stato visto come un governo corrotto ed incapace di pulire la Serbia dai criminali.
I radicali dal canto loro hanno promesso la rivitalizzazione delle vecchie aziende statali, usando quindi la vecchia storia dei comunisti, che non ha un futuro. Perciò la possibilità di formare il governo sarebbe stata un'occasione per i cittadini di capire che i radicali non sono in grado di fare alcunché per lo sviluppo della Serbia, e in un breve periodo sarebbero caduti. Certo occorre riconoscere che anche la costituzione di un governo dei partiti democratici non porterà al desiderato sviluppo, causa la debolezza interna e l'incapacità di raggiungere compromessi.
Tuttavia - continua Janjić - sembra che l'Europa creda che non sia arrivato il momento della stabilità nei Balcani e preferisce un governo debole, che non sarà in grado di fare granché.
Riguardo i rapporti nell'Unione statale l'analista serbo suggerisce che i due membri dovrebbero assolutamente pensare di cambiare la forma ufficiale dei rapporti, nel senso che l'Unione degli stati membri dovrebbe essere cambiata in un'unione di stati indipendenti.Janjić paragona l'unione attuale ad "un'azienda in fallimento, dove non si sa chi fa che cosa".
Tali dichiarazioni hanno causato il giorno successivo alcune forti reazioni negative da parte del Partito socialista popolare (SNP) del Montenegro, che nel proprio programma prevede pur sempre un'unione forte con la Serbia.
Il direttore del Centro per gli studi regionali e di sicurezza di Podgorica, Miodrag Vlahović - che in questi giorni si nomina come il più che probabile ministro degli affari esteri del Montenegro, perché il ministro attuale diventerà ambasciatore della SM a Londra - ha considerato che dopo le elezioni in Serbia ci sarà una dura lotta per la difesa degli interessi montenegrini nelle istituzioni comuni.
Dall'altra parte alcuni pensano, invece, che in Montenegro non esista ancora una volontà per la propria indipendenza. Ljubomir Madžar, il rettore dell'Università Karić di Belgrado, ospite della serata alla Facoltà di Podgorica, dichiara che il Montenegro non dovrebbe sempre accusare la Serbia di nazionalismo, aggiungendo che non si può costituire una volontà politica forte con l'intenzione di separarsi dalla Serbia. "Sono sicuro che se in Montenegro fosse esistita questa volontà, la Serbia non avrebbe tentato di impedirne la separazione".
Uno dei rappresentanti del Partito democratico dei socialisti, ha chiesto di commentare la dichiarazione del professore, non condividendone la posizione, perché la Serbia, come hanno mostrato i risultati delle ultime elezioni non è pronta per lasciare che il Montenegro si distacchi mentre, secondo il rappresentante dei socialisti, una tale volontà in Montenegro esiste.
Infine, alcuni analisti pensano che la maggioranza politica locale potrebbe perfino essere contenta dei risultati delle elezioni parlamentari in Serbia.
Durante il periodo di Miloševič, il Montenegro era il favorito dell'Occidente e considerato come un buon esempio verso la democrazia, per la Serbia. Proprio in quel momento sono ricominciate seriamente le riforme (monetaria, la liberalizzazione e l'apertura del mercato) con il sostegno della comunità internazionale. Anche questa volta il Montenegro potrebbe scegliere di concentrarsi sulle riforme dentro la cornice della sovranità che gli garantisce l'Accordo di Belgrado.
Tuttavia, la comunità internazionale è stata piuttosto chiara dichiarando che preferisce comunicare con gli organi dell'Unione, invece di avere rapporti separati con due governi. Quindi anche se il Montenegro decidesse di accelerare alcune riforme senza aspettare la Serbia, i rapporti con la comunità internazionale avverranno principalmente via Belgrado.
Vedi anche:
- Cosa succede in Serbia?
- La Serbia immobile
- La Serbia di Weimar
- Risultati preliminari delle elezioni in Serbia
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