La “connessione araba” del clan Đukanović non è recente. Sotto la copertura di investimenti mirabilanti a cui non si da di fatto seguito sembra vi sia l'obiettivo di riciclare denaro sporco
(Testo originariamente pubblicato il 19 dicembre 2014 sul settimanale Monitor e selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Osservatorio Balcani e Caucaso)
Se le promesse fatte dal governo e da alcuni investitori arabi fossero state rispettate la costruzione di un complesso turistico nella area di Skočiđevojka, nei pressi di Sveti Stefan, avrebbe già trasformato il Montenegro in una Monte Carlo! Un progetto faraonico, con 220 camere, 23 ville, un casinò, un club per mega yacht, un centro commerciale, una spa e ristoranti su una superficie complessiva di 66.000 m2. Il tutto doveva essere pronto per il 2010, almeno secondo quanto dichiarato dagli investitori, la Joud Real Estate Fond e la Monte-Mena, società appartenente al palestinese Mohammed Rachid, partner d'affari del controverso primo ministro montenegrino.
Nella realtà nulla è stato fatto. Mohammed Rachid ha acquistato il terreno per 42 milioni di euro nel 2007, mentre il valore stimato attualmente dell'area va dai 10 ai 14 milioni di euro. Non è la prima volta che l'uomo d'affari, ex consigliere di Yasser Arafat, investe in Montenegro senza alcuna logica economica apparente. Ha ad esempio acquistato un terreno municipale a Budva per 3,2 milioni di euro, tre volte più del suo valore di mercato.
Mentre Mohammed Rachid acquistava terreni in Montenegro, strapagandoli per poi lasciarli fermi, è divenuto oggetto di un mandato d'arresto internazionale. Le autorità palestinesi lo ricercano accusandolo di sottrazione di ingenti fondi pubblici. Secondo l'Associated Press la giustizia palestinese lo ha condannato nel 2012 a 15 anni di prigione per aver sottratto 33,5 milioni di dollari da un fondo di investimento palestinese.
La filiera palestinese
Mohammed Rachid è un collaboratore molto vicino a Mohammed Dahlan, considerato l'uomo che ha aperto la strada agli investimenti arabi in Serbia e Montenegro. E' lui ad aver creato i legami tra i primi ministri Aleksandar Vučić e Milo Đukanović con la famiglia reale Al Nahyane. I media arabi hanno recentemente pubblicato una fotografia che vede ritratti, assieme Mohamed Dahlan, Aleksandar Vučić e Milo Đukanović, scattata nella casa a Belgrado del primo ministro serbo.
Quando Fatah controllava senza problemi l'Autorità palestinese, Mohammed Dahlan era uno degli uomini più potenti di Gaza. Dopo l'arrivo di Hamas al potere ha dovuto lasciare la Palestina. E' entrato in conflitto col suo vecchio alleato politico, Mahmoud Abbas, attuale presidente palestinese ed è stato espulso da Fatah nel 2011. E' anch'egli accusato di aver sottratto risorse ai fondi pubblici.
Mohammed Dahlan è inoltre considerato vicino alla CIA ed è stato pubblicamente accusato in Palestina di traffico d'armi a favore di Israele. Mahmoud Abbas ha recentemente accusato Mohammed Dahlan di aver fatto imprigionare Yasser Arafat e di aver rubato 300 milioni di dollari di aiuti americani.
Questo denaro è stato ripulito in Montenegro, come affermano i media arabi? Secondo un articolo pubblicato la scorsa estate da Middle east eye, Mohammed Dahlan ha utilizzato il Montenegro per riciclare denaro guadagnato illegalmente negli Emirati arabi uniti. Mohammed Dahlan è titolare di due società registrate a Podgorica la cui attività è piuttosto oscura. Numerose fonti confermano che Mohammed Rachid sarebbe l'uomo di Mohammed Dahlan in Montenegro.
Le ramificazioni negli Emirati arabi uniti
Nello stesso momento in cui Mohammed Rachid è ricercato dalle autorità palestinesi, le sue quattro società registrate in Montenegro hanno ottenuto un prestito di 12,8 milioni di euro dalla Prva Banka, banca di proprietà dei fratelli Đukanović, senza lasciare alcuna traccia su quale sia stata l'attività finanziata con quel denaro.
Per quanto riguarda la società Monte-Mena Investment, quest'ultima ha ottenuto invece un finanziamento di 5 milioni di euro da Hipo Banka, controllata da Petar Ivanović, attuale ministro dell'Agricoltura. Petar Ivanović sta attualmente gestendo un altro progetto di Milo Đukanović e dei suoi partner arabi: numerose decine di milioni di euro provenienti dagli Emirati Arabi Uniti che il ministro dell'Agricoltura ha presentato come un prestito di un Fondo di sviluppo di Abu Dabi (ADFD) che però non sono ancora arrivati agli agricoltori montenegrini. Il governo non avrebbe ancora firmato il contratto o un altro documento che definisca i dettagli dell'affare.
I fondatori della società Monte-Mena Investment, con sede a Panama, sono Mohammed Rachid, Samih Saviris – che ha costruito il complesso di Luštica – e alcuni collaboratori di Milo Đukanović: Veselin Vukotić e Vojin Vlahović. L’Associated Press ha pubblicato nel giugno 2012 un articolo nel quale si afferma che le autorità palestinesi avevano ufficialmente richiesto al Montenegro, alla Giordania, all'Iraq, agli Emirati arabi uniti e all'Egitto di congelare i beni di Mohammed Rachid. In Montenegro la richiesta non ha avuto seguito.
Inoltre numerose fonti indicano che il terreno di Kraljičina plaža verrà presto venduto a Mohammed Dahlan. Secondo il quotidiano Vijesti, quest'ultimo controllerebbe alcune società del gruppo Royal, che ha annunciato un investimento di 180 milioni di euro nel complesso turistico che dovrebbe essere costruito. L'opposizione e una parte della società civile considerano il progetto come pericoloso e contrario alla legge vigente.
La rete per l'affermazione del settore non-governativo – MANS – ha invitato il governo a bloccare il progetto e il parlamento nazionale a proteggere l'interesse pubblico. “Le disposizioni del contratto sottoscritto prevedono che il futuro acquirente avrà agevolazioni che non sono mai stata accordate ad alcuna azienda in Montenegro. Alcune parti del testo del contratto sono in violazione di leggi esistenti. Noi riteniamo che contratti del genere non sarebbero possibili senza elementi di corruzione all'interno del governo o, più precisamente, all'interno dell'DPS (Partito di Milo Đukanović, ndr)”, sottolinea Dejan Milovac di MANS.
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