A Nikšić, seconda città per dimensioni e importanza del Montenegro, domenica si terranno le elezioni amministrative. Un banco di prova sia per la tenuta del nuovo esecutivo nazionale che per il partito del presidente Đukanović, nativo di questa città proprio come il premier Krivokapić
Nikšić, la seconda città montenegrina per grandezza e importanza, è la città dei presidenti. Gli unici due capi di stato del Montenegro repubblicano e indipendente, Milo Đukanović e Filip Vujanović, sono nati nella cittadina ai piedi del Monte Trebjesa. Anche il primo ministro Zdravko Krivokapić è nato a Nikšić. Basterebbe già questa particolarità per far capire quanto sia alta la posta in gioco la prossima domenica quando poco meno di 60 mila “nikšićani” si recherà alle urne per eleggere i 41 membri del nuovo consiglio comunale.
Alle elezioni partecipano sette coalizioni: “La squadra europea per Nikšić” guidata dal DPS del presidente Đukanović, “Insieme per Nikšić” (gruppo dei partiti filo-serbi), “La pace è la nostra nazione” (i partiti dei serbo-montenegrini moderati guidati dai Democratici), “Nikšić può” (URA del vicepremier Dritan Abazović e gli intellettuali indipendenti), “Cuore per Nikšić” (Il Partito Socialdemocratico), “Per la rinascita di Nikšić” (il movimento del controverso businessman Daka Davidović) e la lista civica “Città mia”.
La soglia di sbarramento per entrare nel consiglio locale è fissata al tre percento e il sindaco viene scelto dalla maggioranza dei consiglieri comunali eletti. Secondo i sondaggi ci sarà testa a testa tra la coalizione del presidente Đukanović e i partiti filo-serbi. Il terzo incomodo in questa tornata elettorale è la coalizione “La pace è la nostra nazione” che gode dell’appoggio, più o meno aperto, del premier Krivokapić e del vescovo Joanikije, l'amministratore della Chiesa ortodossa serba in Montenegro dopo la morte del metropolita Amfilohije. Nel consiglio comunale entrerà anche URA del vicepremier Abazović, mentre i socialdemocratici e il movimento di Davidović sono vicini alla soglia di sbarramento.
Vladimir Pavićević, il direttore del think-tank montenegrino “Policy Research Society” afferma a OBC Transeuropa che siamo vicini a un nuovo inedito risultato: “Secondo i sondaggi che ho avuto modo di vedere in questi giorni, sembra che la coalizione ‘Per il futuro di Nikšić’ sia la favorita per vincere le elezioni. È molto probabile che le elezioni a Nikšić saranno le prime in cui il DPS e la coalizione che guida non avrà la maggioranza dei voti. Se dovesse avverarsi la mia previsione significherebbe che il partito del presidente Đukanović, rispetto al sostegno degli elettori, è in un inarrestabile declino”.
OBC Transeuropa ha avuto la possibilità di consultare diversi sondaggi e possiamo confermare che nessuno di essi dà al DPS la maggioranza necessaria per poter eleggere da solo il sindaco. Inoltre il DPS ha una capacità molto limitata di costruire alleanze nel nuovo consiglio comunale, a parte che con il Partito Socialdemocratico, con cui ha spesso governato.
Riflessi nazionali
Dall’altra parte l’appuntamento elettorale di Nikšić ha un’importanza cruciale per i rapporti di forza dentro la grande coalizione che appoggia a livello nazionale il governo di Krivokapić. I filo-serbi, i moderati serbo-montenegrini e gli europeisti sono d’accordo su una cosa: “Impedire il ritorno del DPS al potere”. La differenza sta nel giudizio sull’operato e sul futuro del governo: URA sin dal principio appoggia l’esecutivo, i Democratici sono sempre di più allineati con le posizioni del governo mentre i partiti della coalizione filo-serba vorrebbero marcare la loro insoddisfazione rispetto al lavoro del governo.
Le elezioni di Niksić hanno un altro valore simbolico: l’ascesa politica di Đukanović ebbe inizio nella sua città natale nel 1988, nota come “la rivoluzione antiburocratica”. All’epoca, Milo arrivò al potere sull'onda del nazionalismo serbo, oggi sta provando a rimanere in gioco puntando sul nazionalismo montenegrino, fomentando i sentimenti anti-serbi che sfiorano spesso il limite del buon gusto. Per uno strano gioco del destino, il nazionalismo portò al potere Milo e il nazionalismo potrebbe toglierglielo, nella stessa città da cui è partito.
Srdan Kosović, il direttore del quotidiano Vijesti, a OBC Transeuropa ha detto che tre insuccessi elettorali consecutivi sarebbero la pietra tombale per il futuro politico dell'uomo che ha governato il Montenegro per più di 30 anni: “Đukanović non si può permettere la sconfitta a Nikšić perché a maggio ci saranno le elezioni locali a Herceg Novi (Castelnuovo), dove il suo DPS non vinceva nemmeno quando era all'apice della forza, figuriamoci adesso, quindi Đukanović rischia di perdere tre volte in meno di dieci mesi. Una batosta elettorale a Nikšić avrebbe degli effetti ancora più pesanti della disfatta alle elezioni parlamentari dello scorso agosto, perché renderebbe impossibile consolidare il DPS senza che avvengano cambiamenti radicali al vertice, cosa che che coinvolgerebbe lo stesso Đukanović”.
Đuro Radosavović, scrittore montenegrino della nuova generazione, conversando con OBC Transeuropa nota che prima della campagna elettorale in molti si chiedevano come il presidente del Montenegro l’avrebbe orientata: sui binari della retorica europea e dei valori euroatlantici o su quelli del nazionalismo montenegrino?
“Đukanović ha scelto la strada del nazionalismo usando come base ideologica le posizioni di un sedicente movimento (Komitsko-patriotski savez) di nostalgici dei collaborazionisti montenegrini dell'Italia fascista durante la Seconda guerra mondiale. Non si può parlare dei valori europei cantando le canzoni di Thompson (il cantante croato che inneggia al movimento nazi-fascista croato degli ustascia)”, afferma Radosavović.
Kosović ritiene che il tentativo di Đukanović di spaventare gli elettori a Nikšić, parlando delle ambizioni egemoniche della Serbia, lascia il tempo che trova: “È vero che gli emissari del presidente Vučić stanno aiutando la coalizione Insieme per Nikšić e che i media di Belgrado stanno dando uno spazio sproporzionato alle elezioni di domenica, però la loro influenza non è rilevante in Montenegro. E poi, il contenzioso tra i cosiddetti indipendentisti e unionisti è fuori luogo dato che meno del dieci percento dei cittadini del Montenegro vorrebbe ripristinare l’unione con la Serbia”.
Pavićević ci offre anche le sue impressioni da una recente visita a Nikšić: “Ho avuto l’impressione che le tensioni fossero molto meno intense rispetto a quelle che possiamo vedere in televisione o leggere sui giornali. Le tensioni sono di gran lunga minori rispetto alle elezioni locali di Budva (Budua) dell'anno scorso quando il DPS ha attuato una repressione sproporzionata usando anche la polizia per commettere azioni illegali”.
Dall’altra parte Radosavović ricorda che Nikšić non è solo un centro politico ma anche criminale, dove si può prendere facilmente con un caffè o una birra (“Nikšićko” è una delle birre più conosciute ed apprezzate della regione) anche una pallottola in pieno giorno.
“È una novità assoluta che Momo Koprivica (il candidato sindaco della coalizione “La pace è la nostra nazione”) chiami pubblicamente in causa Branimir Mićunović (uno dei più potenti boss montenegrini vicini al potere di Milo Đukanović) e prometta una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e allo stesso Mićunović, il cui nome nessuno osava pronunciare ad alta voce fino a qualche mese fa”, dice lo scrittore del bestseller “Romanzo montenegrino”.
Il Montenegro sta cambiando, per alcuni in meglio, per altri in peggio. Alle imminenti elezioni di Nikšić capiremo quanto è ancora influente il presidente Đukanović e in che misura corrisponde a verità la massima secondo la quale i montenegrini amano solo gli uomini forti.
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