Il Partito democratico dei socialisti si è dato la zappa sui piedi approvando la legge sulla libertà religiosa? Dopo sei settimane le manifestazioni di protesta non cessano e il partito di Đukanović, in vista delle legislative di ottobre, inizia ad avere dei dubbi
(Questo articolo è stato pubblicato originariamente da Vijesti , selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)
Le manifestazioni, sempre più di massa dei cittadini che si oppongono alla legge sulla libertà religiosa fanno male al Partito democratico dei socialisti (DPS). Secondo l'analista politico Dragiša Janjušević il partito del Presidente del Montenegro Milo Đukanović potrebbe accusare il colpo alle urne. Il DPS, che sembra averne preso coscienza, tenta ora di limitare i danni. Questo è quanto emerge dalle riunioni dei comitati municipali, alle quali assistono gli alti funzionari del partito che continuano ad insistere sul fatto che i cortei sono d'ordine politico e sono diretti contro lo stato.
A Tivat Milo Đukanović ha esortato i suoi sostenitori a non permettere che la libertà religiosa venga utilizzata per rovesciare il governo. La presidente del comitato locale del DPS, Jovanka Laličić, ha dichiarato che i membri del partito che dovessero partecipare alle proteste non avranno più posto tra le sue fila.
"Il governo è al momento in una posizione delicata", afferma Dragiša Janjušević. "Se la legge venisse ritirata, sarebbe un segno di debolezza e di resa, ma nel caso in cui la legge rimanesse, si perderebbe un numero importante di elettori". Secondo un sondaggio del Centro di ricerca per la democrazia e i diritti dell'uomo, a dicembre le intenzioni di voto attestavano il DPS al 34%, più di sette punti in meno rispetto alla media annuale. Il DPS non ha voluto rispondere alle domande di Vijesti sul tema.
Secondo la deputata del Fronte democratico (DF, all'opposizione) Branka Bošnjak, il DPS si è tirato la zappa sui piedi affrontando la questione della religione. Per lei, Milo Đukanović mostra un nervosismo evidente e sembra stia facendo di tutto per provocare dei danni. "È per questo che non dobbiamo reagire e fare prova di saggezza non rispondendo alle sue provocazioni. L'arresto brutale della madre di Milan Knežević [il capo di un partito pro-serbo alleato di DF, ndt] e la perquisizione delle abitazioni dei sostenitori di DF non è altro che una provocazione con l'obiettivo di instaurare lo stato d'emergenza e seminare il caos. Quello che è stato fatto non ha funzionato. Vedremo quale sarà la prossima mossa".
Il 31 gennaio la polizia ha arrestato sedici persone, tra le quali Ratka Knežević, con l'accusa di aver disturbato e denigrato i poliziotti. In seguito la polizia ha comunicato di avere informazioni secondo le quali le persone arrestate avrebbero partecipato e organizzato l'aggressione alla polizia a Golubovci lo scorso 29 dicembre.
A Berane, Bijelo Polje e Pljevlja stanno operando i corpi speciali di polizia, senza che ne sia mai stato indicato il motivo. "Nonostante le pressioni esercitate da diverse persone, il sistema della sicurezza risponde in maniera risoluta ed efficace alle minacce volte a distruggere lo Stato", si è limitato a dichiarare il capo della polizia, Veselin Veljović, in visita a Berane il 3 febbraio scorso. "Le strumentalizzazioni dirette contro la polizia non ci impediranno di fare il nostro lavoro coscienziosamente, professionalmente e legittimamente. Le manifestazioni di massa e le pressioni di ogni tipo non ci impediranno di mantenere la pace e la sicurezza di tutti i cittadini, ricorrendo a tutti i mezzi disponibili", ha aggiunto.
"Tutti questi episodi sono la dimostrazione dello sforzo per uscire in un modo o nell'altro da una situazione politica sempre più complicata", osserva il vicepresidente di "Montenegro democratico" (DCG) Albin Ćeman. "Quello che preoccupa di più Milo Đukanović è il fatto che si sia ristabilita l'unità tra i luoghi sacri di tutte le religioni, tra le strade e le piazze delle città del Montenegro. Di qui la preoccupazione di non essere riuscito a dividere il Montenegro come voleva, ma questo non significa che si arrenderà".
Dal canto suo, Vuko Vlahović (DEMOS) sottolinea che tra i cittadini che partecipano alle proteste ci sono elettori e membri del DPS: "Questo fatto è messo in evidenza da alcuni alti funzionari del DPS, che hanno avvertito i loro membri di non assistere alle manifestazioni, e dall'intensa campagna che conducono in tutte le municipalità con l'obiettivo di una omogeneizzazione interna".
Il segretario generale del movimento cittadino URA, Mileta Radovanić, lamenta l'assenza di dialogo nel paese sulle questioni più importanti e la mancanza di responsabilità nei confronti dei cittadini. Secondo lui, questo ha un costo per il DPS: "Il piano era quello di consolidare il corpo elettorale attraverso la polarizzazione della società. Si sta cercando nel frattempo di trasformare la questione religiosa in una questione nazionale, dimenticando il fatto che numerosi elettori del DPS partecipano alle manifestazioni".
Secondo lui, l'idea iniziale di Milo Đukanović era probabilmente quella di provocare e mantenere in piedi una crisi controllata, per risolverla e presentarsi come l'unico protettore dello stato. "Ora sembra che le cose siano sfuggite al suo controllo, poiché i cittadini sembrano aver trovato in questa legge un motivo ulteriore per manifestare il loro malcontento".
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!