Il Montenegro è un paese storicamente diviso tra chi è a favore e chi meno ai legami con la Serbia. Ora la proposta di erigere un monumento a Pavle Đurišić, comandante cetnico, rischia solo di acuire le fratture
(Pubblicato originariamente da Monitor, il 6 settembre 2017, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e OBCT)
Il villaggio di Gornje Zaostro si trova a sette chilometri da Berane, nord del Montenegro, nel pieno della regione della “Ravna Gora”, che fu bastione cetnico durante la Seconda guerra mondiale. Il 9 agosto scorso vi è stata adottata una solenne “Dichiarazione sulla riconciliazione” che prevedeva l'erezione di un monumento alla memoria di Pavle Đurišić, comandante cetnico e criminale di guerra.
L'idea di costruire il monumento risale in realtà a 15 anni fa. Si iniziò con un piedistallo, che venne poi distrutto. Quattro anni fa fu la volta di un piccolo monumento, demolito poi dagli uomini delle unità speciali anti-terrorismo su ordine del ministero della Cultura. L'ultimo tentativo risale a quest'estate ed è stato lanciato dal Movimento unito per la Ravna Gora, con il sostegno logistico dell'Ong Srpska Stvar.
Secondo una dichiarazione del presidente del consiglio comunale di Berane, Goran Kiković, si tratterebbe di erigere non uno ma due monumenti dedicati a Pavle Đurišić: uno a Gornje Zaostro, dove aveva sede lo stato maggiore cetnico, l'altro a Berane. “Abbiamo già fatto lo stampo del monumento di Gornje Zaostro e ora chiediamo al governo di finanziare quello di Berane”, ha precisato Kiković, proponendo un'argomentazione di peso: “Draža Mihailović è stato riabilitato in Serbia, ed era comandante supremo del movimento cetnico. Perché allora non si può dedicare un monumento a Pavle Đurišić in Montenegro?”.
Nella Dichiarazione si precisa: “Chiediamo al Montenegro di accettare la nostra mano tesa in favore della riconciliazione. Il governo di Duško Marković deve dare la sua autorizzazione alla costruzione di questo monumento alla memoria di Pavle Đurišić, ucciso dagli ustascia durante la Seconda guerra mondiale”. Eletto da due mandati nei ranghi del partito Nuova democrazia serba (NSD) presso il consiglio comunale di Berane, Goran Kiković è anche professore di storia ma la “Dichiarazione di riconciliazione” racconta i fatti storici in funzione della politica contingente. Vi si scrive ad esempio che la sommossa antifascista del 13 luglio 1941 fu “una rivolta popolare contro la volontà italiana di separare il Montenegro dalle altre comunità serbe con l'aiuto dei separatisti montenegrini”.
Conflittualità
Gli ammiratori di Pavle Đurišić sostengono di non voler entrare in conflitto con lo stato montenegrino ma si può creder loro? La costruzione di questo monumento non ha altro scopo che affermare in Montenegro l'ideologia cetnica che ha come principale obiettivo quello dell'odio e dell'intolleranza ed ha scatenato conflitti religiosi e comunitari. Ne è convinto lo storico Dragutin Papović, deputato nel parlamento montenegrino per il Partito democratico dei socialisti (DPS).
Ljubomir Sekulić, presidente onorario dell'Alleanza dei combattenti della guerra di liberazione (SUBNOR) ritiene che lo stato montenegrino, che si fonda su valori antifascisti, non permetterà l'erezione del monumento. “Definire questo monumento come un gesto di riconciliazione è una menzogna. E' un progetto che provoca divisione, non riconciliazione”, afferma. Il Partito social-democratico (SDP) ricorda che Pavle Đurišić, nei panni di comandante cetnico, è direttamente responsabile del massacro di migliaia di appartenenti a minoranze nazionali e famiglie di partigiani. Ricorda poi che i massacri di musulmani a Pljevlja, Čajniče e Foča, effettuati da truppe sotto il comando diretto di Đurišić, rappresentano i peggiori casi di pulizia etnica commessi durante tutta la guerra dai cetnici.
“Non si può permettere che venga eretto questo monumento dedicato a Pavle Đurišić. E' una richiesta che va rifiutata per ragioni sia storiche che morali, perché Đurišić promosse tutto ciò che ora viene condannato dalla civiltà contemporanea. E' un criminale di guerra che ha commesso crimini di massa contro la popolazione civile non combattente e che approvava la politica genocidaria contro i musulmani e i croati, non solo in Montenegro ma anche in Bosnia Erzegovina", s'indigna lo storico Novak Adžić. Che poi continua: "Da tempo si manipolano le questioni legate alla nazionalità, sia da parte serba che montenegrina. Questo serve gli interessi dell'élite politica al potere di alcuni ambienti dell'opposizione clericale e nazionalista serba. E' arrivato il momento di porre fine a queste manipolazioni, perché questioni ben più importanti attendono i cittadini montenegrini nel XXI secolo”.
Verità storica
Lo storico Radoje Pajović, autore di un libro pubblicato nel 2005 su Pavle Đurišić, ricorda che grazie al sostegno degli occupanti italiani Đurišić riuscì a formare un'armata di 15.000 combattenti, con i quali lottò durante tutta la guerra contro partigiani e comunisti. “Durante un'azione condotta a fine novembre 1942, Đurišić diede quest'ordine: tutti i partigiani catturati devono essere liquidati sul campo”, spiega lo storico. “Đurišić aveva a disposizione un campo di prigionia a Kolašin dove fece giustiziare numerosi partigiani. Ha condotto operazioni di pulizia etnica seguendo le indicazioni di Draža Mihailović. Ha attaccato la città di Foča, nell'agosto 1942, mirando ai civili, alle donne, ai bambini ed agli anziani. Quest'azione aveva come obiettivo eliminare musulmani e cattolici”.
Nel gennaio 1942 le unità di Đurišić distrussero 33 villaggi musulmani del distretto di Bijelo Polje, uccidendo 300 uomini armati e 1000 tra donne e bambini. Nel febbraio 1943 1200 uomini e 8000 tra donne, bambini ed anziani vennero uccisi nei comuni di Pljevlja, Čajniče e Foča. Đurišić fece in quell'occasione rapporto a Draža Mihailović dicendo che aveva massacrato la popolazione civile, e questo documento esiste ancora.
Nell'ultimo capitolo del suo libro Radoje Pajović scrive: “Pavle Đurišić è il principale criminale di guerra del Montenegro e del Sangiaccato. E' responsabile della morte di migliaia di membri del Movimento di liberazione nazionale e del massacro di circa 15.000 musulmani, in prevalenza civili. Infine è responsabile della morte di migliaia di suoi uomini condotti dal Montenegro verso la Bosnia Erzegovina”. Per i suoi "meriti" Pavle Đurišić ha ricevuto la Croce di ferro da parte di Adolf Hitler nel 1944.
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