Con il vertice UE del 9 dicembre scorso il Montenegro ha fatto un grande passo avanti lungo il suo percorso europeo. Ora però, per avviare i negoziati di adesione, Podgorica dovrà dimostrare un concreto impegno nella lotta alla corruzione e alla criminalità
Secondo i politici di Podgorica non vi è dubbio. La decisione del Consiglio europeo di avviare i negoziati di adesione con il Montenegro nel giugno dell’anno prossimo è la notizia migliore che potesse arrivare a questo piccolo stato balcanico. Con la decisione del Consiglio europeo del 9 dicembre scorso viene infatti evitato uno degli scenari peggiori per i processi democratici del Montenegro: una pausa sulla strada europea avrebbe potuto avere come conseguenza il tracollo delle fragili riforme di questo Paese. È altrettanto importante però che Bruxelles e Berlino, a cui si deve il merito maggiore per questa decisione, continuino con ancora più insistenza la politica di condizionamento verso il governo montenegrino, perché nei Balcani è risultata la ricetta più efficace per la democratizzazione e l’introduzione dello stato di diritto.
Secondo il membro del Consiglio nazionale per l’integrazione europea del Montenegro, Boris Raonić, la decisione del Consiglio europeo è saggia. “Essa non ha consentito al governo di approfittarne politicamente, ed è stato rispettata anche una buona tempistica, senza la quale il Montenegro, come è per esempio il caso della Macedonia, con un rallentamento avrebbe cambiato la propria agenda politica, passando dall’Europa agli scontri politici interni”, ha dichiarato.
Per il premier Igor Lukšić il Montenegro “è riuscito in un breve periodo a rispondere ad obblighi per i quali molti Paesi hanno bisogno di anni”, e che quindi c’è motivo di essere orgogliosi e ottimisti. Lukšić ha persino affermato che così facendo il Montenegro è riuscito a mantenere vivo il processo d’integrazione europea della regione.
Ora impegni concreti contro criminalità e corruzione
Ma tra gli analisti indipendenti di Podgorica si ritiene che il Montenegro, come precisato da Parigi, non ha soddisfatto del tutto le richieste poste dall’UE, soprattutto per quel che riguarda la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. Nell’ultimo anno, infatti, non c’è stata nemmeno un’azione importante del governo montenegrino che si sia occupata di corruzione ad alti livelli.
Ed è chiaro - sottolineano - che ormai l’Europa non crede più alle promesse. Conferma di ciò, è stato l’arrivo a Podgorica del direttore generale della DG allargamento dell’UE, Stefano Sannino, soltanto quattro giorni dopo la decisione del Consiglio europeo. Non c’è più spazio e tempo per scuse varie, simulazioni o rinvio di azioni necessarie. Sannino ha confermato che fra le condizioni che ha consegnato a Lukšić ci sono proprio nuovi arresti e sentenze passate in giudicato. A Bruxelles e a Berlino hanno capito che anche quel poco che è cambiato in Montenegro, è cambiato solo dopo gli ultimatum europei. Senza questi ultimi, il governo di Podgorica non avrebbe mosso un dito.
“Adesso il gruppo di esperti che si è occupato del processo negoziale con la Croazia praticamente si ‘trasferirà’ in Montenegro”, dice il vicepremier montenegrino e ministro della Giustizia Duško Marković, aggiungendo che questo è un bene per il Montenegro, ma allo stesso tempo comporta anche molti impegni.
La Commissione europea, dunque, ha già fornito gli impegni concreti che Podgorica deve soddisfare nei prossimi sei mesi per poter ottenere a giugno il via libera per iniziare i negoziati di adesione. E per far sì che ciò accada il Montenegro deve finalmente dimostrare la determinazione, cioè fare un salto di qualità, come tra l’altro in questi giorni e settimane sta facendo anche l’Unione. Se l’UE, per esempio, ha introdotto delle strette sui debiti, allora anche il governo montenegrino deve introdurre delle strette alla corruzione e criminalità organizzata. “I criteri per l’adesione sono più severi, perché non vogliamo che si ripetano ‘un’altra Romania e Bulgaria’ con i problemi non risolti di corruzione”, dice l’europarlamentare Elmar Brok, dell’Unione cristiano democratica del cancelliere Angela Merkel.
I capi di polizia e servizi segreti tra le prime “vittime”
Dunque, sono grosse le sfide di fronte al governo, ecco perché il premier Lukšić dice che al Montenegro serve nuova energia. Podgorica ha già ricevuto il quadro generale delle trattative in sette pagine, deve velocemente scegliere il referente dei negoziati con l’UE, rimuovere chi frena le riforme in particolare nella magistratura e nella polizia.
“Il Montenegro dovrà fare quello che ha già fatto la Croazia se vuole iniziare i negoziati di adesione verso la metà del prossimo anno”, ribadisce Dušan Reljić, esperto dell’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza. E pare che le prime vittime in questa azione di pre-adesione in Montenegro abbiano già nome e cognome: i capi della polizia e dei servizi segreti, Veselin Veljović e Vladan Joković.
Ad ogni modo, il Montenegro, con la volontà di Berlino e Bruxelles, ha fatto un passo importante e ora, per fortuna, non si torna più indietro dalla strada europea. E senza alcun dubbio è una strada molto lunga. L’ambasciatore tedesco a Podgorica Pius Fischer si aspetta che il Montenegro diventi membro dell’UE non prima del 2020.
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