Montenegro: sei giorni per le dimissioni di Đukanović

19 ottobre 2015

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Migliaia di persone hanno dimostrato domenica per le strade di Podgorica per chiedere le dimissioni del governo del primo ministro Milo Đukanović.

La tensione era alta dopo gli scontri violenti del giorno precedente, quando la polizia ha caricato e disperso i manifestanti con gas lacrimogeni, smantellando le tende piantate dai partecipanti alla manifestazione di fronte alla sede del Parlamento.

I promotori delle proteste, un insieme di partiti e movimenti raccolti sotto la sigla Fronte democratico, hanno promesso manifestazioni in tutto il Montenegro se il premier non si dimetterà entro il prossimo sabato.

Dal canto suo il partito al governo, il DPS, accusa il Fronte democratico di voler “sovvertire l'ordine costituito per impedire il suo ingresso nella NATO”.

Alle manifestazioni di sabato hanno preso parte anche movimenti, ong ed organizzazioni di studenti che non avevano partecipato in precedenza alle proteste promosse dal Fronte democratico.

La prima reazione internazionale alle violenze di sabato è arrivata dall'ambasciata Usa a Podgorica che ha invitato “tutte le parti al rispetto dello stato di diritto”. La delegazione Ue in Montenegro ha chiesto dal canto suo alle autorità di indagare adeguatamente su quanto avvenuto sabato.

E' intervenuto anche il ministero degli Esteri russo che ha espresso “dispiacere” per lo smantellamento delle tende dei dimostranti. Inoltre - nonostante più volte gli organizzatori delle manifestazioni abbiano specificato che le loro proteste non sono contro la Nato - la diplomazia russa ha dichiarato che nonostante quanto creda l'attuale leadership montenegrina l'ingresso nella Nato non porterà al “consolidamento e sviluppo” del paese.

Il Fronte democratico, e le organizzazioni civiche che partecipano alle proteste, accusano il governo Đukanović di corruzione, pratiche non democratiche e frodi elettorali. Le proteste seguono mesi di tensione sulla nuova legge elettorale criticata dall'opposizione perché, a loro avviso, non garantirebbe un voto libero per le politiche previste per la primavera 2016.

Link: Balkan Insight