Dopo mesi di battaglie e consultazioni, e dopo aver accolto le proposte dell'UE, finalmente il parlamento ha approvato la data in cui si terrà il referendum sull'indipendenza
Il parlamento del Montenegro, ha approvato il 2 marzo scorso, la data del referendum sull'indipendenza: il 21 maggio prossimo gli elettori della repubblica decideranno se separarsi dalla Serbia o rimanere nell'Unione statale della Serbia e Montenegro.
A favore della data, proposta all'assemblea dal presidente montenegrino Filip Vujanovic, hanno votato tutti e 68 i deputati presenti: sia quelli della coalizione di governo, della campagna per il sì, sia quelli dei partiti di opposizione, a favore invece del no alla rottura dell'Unione statale.
Il voto in Parlamento avvenuto lo scorso 2 marzo conclude una fase preparatoria al referendum che è stata particolarmente complessa. E' stato infatti precedeuto dalla recente approvazione di una legge ad hoc che impone un quorum minimo del 50% degli aventi diritto per poter conferire validità alla consultazione. A favore dell'indipendenza dovranno esprimersi almeno il 55% degli elettori, al posto del tradizionale 50% più uno. Questo a garanzia di un consenso che sia il più allargato possibile rispetto ad una scelta cruciale per i destini del Montenegro.
Questa clausola è stata suggerita dall'Unione europea, mediante l'inviato speciale Miroslav Lajcak, con lo scopo di dare piena legittimazione all'intero processo referendario. Il governo montenegrino aveva inizialmente accolto il consiglio dichiarandolo "antidemocratico" ed aveva cercato di sottolineare che si sarebbe verificata una situazione d'impasse se la maggioranza a favore dell'indipendenza si fosse fermata tra il 50 ed il 55%. Il Montenegro in questo caso - ha spiegato l'attuale governo - non sarebbe divenuto uno stato indipendente e si sarebbe creata una situazione in cui la stabilità del Paese, e di conseguenza della regione, sarebbe stata messa a repentaglio. Nonostante queste osservazioni, alla fine la clausola è stata accettata sia dalle forze governative, sia dai partiti di opposizione. A dare l'appoggio all'idea dell'indipendenza si sono aggiunti i rappresentanti della minoranza albanese del Montenegro, pari all'8% dei circa 650 mila cittadini montenegrini.
Dall'altra parte, l'Alto rappresentante dell'UE per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, ha dichiarato: "Sono felicissimo di sapere che il parlamento montenegrino ha adottato la legge referendaria. Un accordo sulle modalità del referendum era essenziale per la legittimità dell'intero processo" (B92, 2 marzo). Solana ha anche aggiunto che "l'ampio supporto alla legislazione sul referendum pone una buona base per un processo referendario trasparente e democratico, che avrà il pieno sostegno dell'Europa".
Agli elettori della repubblica sarà proposto il seguente quesito: "Volete voi che il Montenegro sia uno Stato sovrano, con piena legittimazione internazionale e legale?" Dalla risposta a questa domanda dipenderà il destino dell'Unione serbo-montenegrina, l'ultimo residuo dell'ex federazione di Jugoslavia. Ricordiamo che durante gli anni '90 hanno lasciato la federazione la Slovenia, la Croazia, la Bosnia-Erzegovina e la Macedonia. Il Montenegro aveva già votato una volta, nel 1992, a favore dell'Unione con la Serbia. Stavolta si voterà con la nuova legge, raccomandata dall'UE, la quale impone la clausola del 55%.
Il governo, che ha ottenuto il 56% di voti nelle ultime elezioni, sostiene che l'indipendenza porterebbe il Montenegro più velocemente sulla strada verso l'UE, grazie al fatto che sarebbe libero dai condizionamenti che pesano sulla Serbia, in particolare la collaborazione col Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra. Inoltre, il governo sostiene che l'indipendenza porterebbe il Paese ad un'accelerazione della crescita economica.
Secondo quanto riporta il quotidiano "Pobjeda", del 1° marzo scorso, il premier montenegrino, Milo Djukanovic, durante una visita ufficiale in Francia, ha affermato che il Montenegro ha perso parecchio tempo rimanendo in un'Unione statale poco funzionale e che sul cammino verso l'Unione europea il Paese vorrebbe farsi carico - da solo - del proprio destino. "Siamo pronti a votare la risoluzione che garantirà ai serbi tutti i diritti che avevano nello stato comune, e ci aspettiamo che la Serbia rispetterà i diritti dei montenegrini che lì vivono".
L'opposizione, guidata da Predrag Bulatovic, Partito socialista, è ostile alla secessione, e fa leva sulla storica fratellanza slavo-ortodossa tra serbi e montenegrini e sul fatto che molti montenegrini hanno parenti stretti in Serbia.
Quanto a Belgrado, il ministro della difesa Zoran Stankovic ha assicurato che le forze armate non interferiranno e sono anzi pronte a smembrarsi pacificamente in caso di separazione.
Secondo gli ultimi sondaggi condotti in Montenegro, il 43% dei montenegrini si dichiara a favore del referendum, mentre gli unionisti convinti sono il 31% e gli indecisi circa il 25% degli elettori. La domanda a questo punto è: come si distribuiranno i voti degli indecisi?
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