Torri, fortezze medievali ma soprattutto piste da sci e caccia in montagna alla base dei progetti di sviluppo del turismo in Ossezia del nord. E una speranza: tornare ad essere un punto di passaggio per i turisti diretti verso le regioni vicine e la Georgia
Nell'ufficio di Oleg Karsanov, presidente del comitato per il turismo della Repubblica della Nord Ossezia-Alania, si trova un plastico che rappresenta “Mamison”, una località montana che grazie alla costruzione di piste da sci, impianti di risalita e alberghi di diversa fascia, dovrebbe diventare il simbolo della ripresa del turismo in questa regione. Dalla finestra si vedono in lontananza le alte montagne dell'Ossezia.
“L'Ossezia è una regione dove il turismo è un'attività tradizionale, come è evidente dal numero di presenze che avevamo ai tempi dell'Urss”, racconta Karsanov. “Quando c'era ancora l'Unione Sovietica, fino alla fine degli anni Ottanta, l'Ossezia si trovava in una posizione di transito ideale e il nostro flusso turistico raggiungeva il milione di visite all'anno. La gente arrivava da tutta l'Unione a Vladikavkaz, capitale dell'Ossezia, e da qui procedeva verso le nostre zone di montagna, verso le zone termali della vicina Kabardino-Balkaria, o proseguiva poi verso la Georgia. Da noi si fermavano molti alpinisti, interessati in primo luogo al Monte Kazbek, alto 5030 metri.”
Ma con il crollo dell'Urss e lo scoppio della guerra civile in Ossezia del Sud la situazione è cambiata improvvisamente. Migliaia di profughi osseti provenienti spesso dalle zone interne della Georgia hanno trovato rifugio nei numerosi alberghi e sanatori costruiti per ospitare turisti di passaggio e vacanzieri. A metà degli anni Novanta, il flusso turistico si era ridotto a 36.000 unità. “Non parliamo certo degli anni migliori della nostra storia”, commenta Karsanov, “Ora la questione è quasi risolta, gli osseti arrivati si sono in ampia parte integrati ed è iniziata la ricostruzione. Oggi iniziamo a lavorare a progetti più seri.”
Il più importante di questi progetti è Mamison, un progetto molto ambizioso dal costo complessivo di quasi un miliardo di euro che vuole trasformare quest'area in un luogo di sci, divertimento e cura. Dopo anni di insistenza da parte osseta, il governo di Mosca ha deciso di intervenire finanziando prima di tutto la costruzione delle infrastrutture. La progettazione dell'intero complesso è affidata a Rosengineering, responsabile di opere analoghe anche a Sochi, nel sud della Russia, pianificate in vista delle olimpiadi invernali del 2014.
Ritorno al presente
Ma ci vorrà ancora qualche anno prima che tutto questo divenga realtà. Per il momento, il governo osseto ha deciso di dare stimolo al turismo con piccole iniziative dirette soprattutto a chi in Ossezia ci vive o a chi per turismo viene nella vicina zona delle acque minerali. Città come Kislovodsk, Mineralnye Vody e Pjatigorsk erano note per le loro acque termali già al tempo degli zar ed erano località turistiche frequentate dall'aristocrazia pietroburghese e da grandi scrittori e poeti come Puškin o Lermontov.
Anche oggi questi luoghi attirano turisti da tutta la Russia e il governo osseto cerca di attirarne una parte. “All'inizio abbiamo finanziato un servizio di autobus da queste città” - racconta ancora Karsanov - “Garantivamo l'accompagnamento di alpinisti e di guide professioniste che seguivano i gruppi alla vecchia maniera, con il megafono... ci sono state moltissime richieste, non siamo neppure riusciti a soddisfarle tutte”.
In questo modo nella regione sono ricomparsi turisti provenienti da tutta la Russia e il flusso turistico è aumentato a 100.000 presenze annue. Praticamente assenti invece i turisti dall'estero, scoraggiati dalla mancanza di strutture ricettive e dalle complicazioni burocratiche legate all'ottenimento del visto. Unica eccezione, la caccia, per la quale vengono piccoli gruppi anche dall'America e dall'Europa occidentale.
Torri e medioevo
Un aspetto spesso trascurato del sistema turismo osseto è quello storico-culturale. Le montagne dell'Ossezia del Nord, come anche quelle di Inguscezia e Cecenia, sono ricche di torri e fortezze costruite nel medioevo. Tra i luoghi più caratteristici costruiti dagli antichi alani tutt'ora visitabili in Ossezia del nord, spicca sicuramente la cosiddetta “città dei morti”, un complesso funerario utilizzato tra il XIV e il XVIII secolo composto da decine di piccoli edifici.
La “città dei morti” di Dargavs è raggiungibile in auto, ma non tutta la strada che permette di raggiungerla da Vladikavkaz è asfaltata. La località è incustodita per buona parte dell'anno, non vi sono pannelli esplicativi per potenziali turisti e solo una struttura semi-abbandonata situata all'ingresso della cittadella suggerisce che vi siano stati effettivi tentativi di offrire servizi ai visitatori.
Nel complesso però, le valli dell'Ossezia del nord rimangono uno dei luoghi dove è più semplice visitare le antiche torri diffuse in gran parte del Caucaso settentrionale. Molte aree montane di Inguscezia e Cecenia infatti sono chiuse ai visitatori in quanto “zone di confine” o “zone di operazione anti-terroristica” e sono visitabili solo con il permesso dei servizi di sicurezza. È questo ad esempio il caso della “città dei morti” di Coj Peda, in Cecenia, elencata dall'edizione russa del settimanale Forbes tra le sette località di interesse turistico più difficili da raggiungere in Russia.
Prospettive
Oleg Karsanov ammette candidamente che per il momento l'Ossezia del nord non è pronta per accogliere turisti dall'estero. Ma memore dell'importante ruolo di transito che l'Ossezia del nord aveva al tempo dell'URSS, confessa una speranza di pace che è anche un augurio per lo sviluppo del turismo nella regione. “Penso che questa situazione di tensione con la Georgia non durerà a lungo. Spero che con il tempo le questioni politiche passino in secondo piano ed emerga il contatto e la vicinanza pluri-secolare che uniscono i nostri popoli.”
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