I tre principali partiti, PDL, PSD e PNL si dividono la posta al primo turno delle amministrative in Romania. Poche le nuove proposte politiche, nonostante l'ingresso nell'UE e le aspettative, spesso frustrate, dei cittadini. Il 15 giugno ballottaggio a Bucarest e in migliaia di altri comuni
Dopo una campagna elettorale senza esclusione di colpi, con candidati che si sono presentati come nell'"Ultima Cena" di Leonardo Da Vinci - candidato sindaco al posto del Messia e i suoi consiglieri come apostoli - oppure mandando messaggi a sfondo sessuale, i risultati delle elezioni amministrative presentano una Romania divisa tra i tre principali partiti - il Partito democratico liberale (PDL), il Partito Social Democratico (PSD) e il Partito nazionale liberale (PNL), formazioni che risultano prime nelle preferenze dell'elettorato, contando i voti a livello nazionale.
Alle elezioni amministrative di domenica scorsa sono stati chiamati alle urne 18 milioni di cittadini. Solo circa il 52% di questi si è però recato alle urne per eleggere quasi 3000 sindaci, 40mila consiglieri comunali e i presidenti dei consigli provinciali, candidati da 54 formazioni politiche - partiti e alleanze. Ci sono stati inoltre alcuni candidati indipendenti.
A livello nazionale, al primo posto si colloca il Partito democratico-liberale (PDL) di centro destra, oggi all'opposizione - nuova formazione politica costituita dai democratici e da una parte dei liberali staccatisi dal partito nazionale liberale - e appoggiato apertamente dal presidente Traian Basescu, con il 28,38% delle preferenze. Al secondo posto, quasi in un testa a testa si è piazzato il Partito socialdemocratico che ha ottenuto il 28,22%. C'è poi il partito nazionale liberale (PNL) - oggi al potere - del premier Calin Popescu Tariceanu, che si è attestato al 18,65% dei voti.
Con queste elezioni il PSD ottiene oltre 660 posti a sindaco, il PDL 470 , mentre il Partito Liberale 355. In altri 1471 comuni, resta però aperta la lotta al ballottaggio. Il PSD vince oltre 12mila posti ai vari consigli comunali, mentre nei consigli provinciali il PDL è lievemente in vantaggio .
La radiografia delle ultime elezioni amministrative indica una conquista delle grandi città da parte del Partito Democratico Liberale (soprannominato, appunto, come il partito dei sindaci delle grandi città) e del Partito Liberale.
Dall'altra parte della barricata, il Partito Social Democratico si impone come numero totale di sindaci al livello nazionale, ma viene votato soprattutto nelle città medio-piccole e, come tradizione, nella cosiddetta Romania rurale. Il PLD si aggiudica in genere le regioni più sviluppate del paese, come la Transilvania, il Banat o la Bucovina, mentre al PSD vanno le regioni di Oltenia, Muntenia e Moldova.
Dura lotta si aspetta al ballottaggio del 15 giugno per la capitale Bucarest. Qui si daranno battaglia per la poltrona di sindaco il senatore Sorin Oprescu (30,12% al primo turno), candidato indipendente, e un ex ministro dell'Interno, Vasile Blaga (29,56%), del PLD. Sono divisi da meno di un punto percentuale dei consensi.
Oprescu, medico personale dell'ex presidente della Romania Ion Iliescu, era stato candidato senza successo anche altre volte in passato, nelle fila del PSD. Stavolta ha deciso di presentarsi da solo, dimettendosi dal suo partito, e la scelta sembra aver pagato, visto che è proprio lui ad essere in lieve vantaggio, grazie comunque anche all'appoggio "esterno" del PSD.
Gli analisti non esitano ad indicare il ballottaggio a Bucarest come una battaglia all'ombra della rivalità tra l'attuale capo dello stato, Traian Basescu, che appoggia Vasile Blaga, e Ion Iliescu,ex rappresentante del regime comunista e poi dissidente. Secondo Basescu "un indipendente non può governare Bucarest". Secondo l'analista politico Cristian Parvulescu, però, "tenendo conto dalle dispute permanenti tra i partiti politici, gli elettori sono in cerca di risposte alternative. Oprescu è spuntato come una di queste possibili alternative a causa degli attacchi a lui lanciati dai suoi avversari politici, che sono apparsi a molti ingiusti".
I grandi sconfitti di queste elezioni amministrative, secondo la stampa di Bucarest, sono il Partito Nazionalista Grande Romania (PRM), il Partito Conservatore (PC) e il Partito Nuova Generazione (PNG) di Gigi Becali, ricco uomo d'affari e patron della Steaua Bucarest, tutte formazioni che non sono riuscite ad ottenere risultati significativi.
Dai futuri sindaci dipenderà anche il futuro sviluppo locale. In Romania qualcosa si è mosso negli ultimi anni, nello sforzo di cambiare l'aspetto delle città, ma nella stragrande maggioranza dei casi l'arretramento e il degrado delle periferie reclamano ancora interventi mirati e rapidi.
Ora i sindaci dovranno gestire quasi 20 miliardi di euro arrivati da Bruxelles per progetti che dovrebbero migliorare la qualità della vita dei cittadini. Nuove strade, infrastrutture degne di un paese membro dell'Unione Europea e non strade non asfaltate dove fanno fatica anche le carrozze a cavalli (mezzi di trasporto visibili anche nelle grandi città).
Una situazione lasciata in eredità da un'amministrazione all'altra, in un contesto ricco di fenomeni di corruzione e dove a livello locale i politici, diventati piuttosto "baroni locali", dettano legge. Non è quindi un caso che la maggior parte dei candidati presentatisi alle elezioni amministrative abbiano avuto ed abbiamo problemi vari con gli organi di giustizia.
L'offerta elettorale di destra e sinistra non ha presentato sostanziali differenze. L'elettorato aspetta da anni cambiamenti radicali, ma i partiti sono sconvolti da conflitti e interessi personali. La migrazione politica è una pratica sperimentata con successo e senza rimorsi da molti politici, ed in genere la scena politica romena è molto convulsa. Paradossalmente, l'adesione all'UE non ha contribuito ad una maggiore coagulazione (un'instabilità sperimentata anche in altri paesi dell'Est europeo) delle forze politiche, ma piuttosto ha scatenato lotte intestine sine die, che si rivelano "utili" sia per distrarre l'attenzione della la popolazione dai veri problemi, sia per prepararsi una altra vittoria alle prossime elezioni.
Dopo aver fatto un appello all'elettorato per andare a votare, il presidente della repubblica, Traian Basescu, ha ricordato che l'introduzione del voto uninominale per l'elezione dei presidenti dei consigli provinciali rappresenta un diritto dell'elettorato, ma anche una responsabilità. Per la prima volta, per effetto di una nuova legge, i presidenti dei consigli provinciali possono essere eletti direttamente dai cittadini e non dai consiglieri. Una misura accettata dal governo liberale in seguito alla pressione dell'opposizione socialdemocratica. E sembra che sia stata di buon augurio per il PSD, visto che in molti casi i "baroni locali" di questo partito sono stati riconfermati alla guida dei consigli provinciali.
Se a Bucarest (che conta due milioni di abitanti) si va al ballottaggio il 15 giugno, ci sono alcune città della Romania dove i sindaci sono stati riconfermati per un terzo o addirittura quarto mandato.
A Cluj, Emil Boc del PDL vince un secondo mandato con il 75%. A Piatra Neamt, Gheorghe Stefan "Pinalti" (PDL) un secondo mandato con l' 80%. A Timisoara, Gheorghe Ciuhandu (PNTCD), il quarto mandato con 53%. Ad Alba Iulia, Mircia Hava (PDL), il quarto mandato con il 60%. A Brasov, Gheorghe Scripcaru (PDL), un secondo mandato con quasi il 70%. A Sibiu, Klaus Johannis, della minoranza tedesca (FDGR), è stato rieletto per la terza volta con il 90% in una città a maggioranza romena.
Per queste elezioni sono scesi in campo anche i religiosi. Non solo dichiarando la loro appartenenza e appoggio politico, ma anche candidandosi. La Chiesa Ortodossa, maggioritaria in Romania, ha autorizzato i sacerdoti a candidarsi nei consigli comunali, per poter contribuire a risolvere i problemi della comunità."Vietata nel 2004 dal Santo sinodo, la partecipazione dei preti alle elezioni amministrative è stata ora possibile in seguito a numerose richieste dei fedeli", secondo la precisazione del portavoce della chiesa romena, Constantin Stoica.
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