Una panoramica su una delle principali fiere del libro in Europa, quella organizzata a Lipsia, che vedrà il prossimo anno la Romania come ospite d'onore
(Pubblicato originariamente da Dilema Veche il 6 aprile 2017)
"Lipsia legge" è lo slogan che si può vedere ovunque nel mese di marzo nella città in cui si svolge la seconda fiera del libro più importante della Germania. Qui comincia la primavera, dicono i tedeschi, proprio come l’autunno entra nel vivo a Francoforte, l’altra grande, enorme fiera con centinaia di espositori e padiglioni immensi. Per contrasto, la Leipziger Buchmesse è più piacevole, più accogliente con i visitatori, più gradevole. Forse per questo molti vi fanno ritorno tutti gli anni, godendosi appieno lo spettacolo al quale assistono.
Se due anni fa visitavano la fiera 186.000 persone, quest’anno la cifra è cresciuta di almeno 100.000 visitatori, il che è evidentemente un grande successo di immagine. Nella giornata di sabato c’erano padiglioni in cui semplicemente non si riusciva ad entrare, mentre agli eventi con autori noti il pubblico stava in piedi. Quanto di tutta questa effervescenza ha a che fare con gli scrittori e le nuove uscite editoriali, e quanto è dovuto a campagne promozionali per attirare il pubblico in fiera, specie quello giovane, resta senz’altro un interrogativo.
I visitatori pagano un biglietto di quindici euro e, a differenza delle fiere del libro in Romania, agli stand non si trovano libri a prezzi più convenienti, per il semplice motivo che non sono in vendita. Chi desidera comprare un libro, può entrare nelle poche librerie esistenti, dove di solito i prezzi non sono scontati. E allora cos’è che spinge le persone a pagare un biglietto per arrivare in un posto affollatissimo, dove non si può avere neppure uno dei consueti vantaggi di cui gode chi acquista libri? Le novità editoriali e gli eventi organizzati, questa è la risposta, per quanto strana possa sembrare.
Dove si possono sfogliare meglio le ultime novità di un editore che si apprezza, se non a un festival del libro? Dove ci si può informare sull’ultimo fenomeno editoriale internazionale – il paese ospite del 2017 era la Lituania – se non in un luogo dove sono presenti 2.400 espositori (una cifra record) da 43 paesi? Dove vedere di persona gli autori che si conoscono solo dalle pagine dei libri, se non in uno spazio in cui costoro diventano le star del momento, partecipano a dibattiti televisivi o programmi radio, letture pubbliche o incontri su temi culturali? 3.300 autori erano gli invitati all’edizione di quest’anno, mentre il numero degli eventi che li ha visti coinvolti non meno di 3.400. Di conseguenza, Lipsia si è trasformata per qualche giorno in una sorta di bolla immensa, in cui era possibile assistere alle presentazioni più spettacolari, vedere i più grandi autori del momento, gli eventi più interessanti, gli editori migliori, in altre parole gli attori culturali più rappresentativi.
Forse per questo molti editori tedeschi scelgono la Leipziger Buchmesse come spazio privilegiato per presentare le loro novità editoriali. Inoltre, da qualche decennio, è qui alla fiera che si svolgono le cerimonie di premiazione dei due riconoscimenti tedeschi più importanti: il Leipzig Book Fair Prize (alla narrativa, ma anche alla saggistica e alla traduzione, dell’importo di 15.000 euro) e il Leipzig Book Award for European Understanding, vinto due anni fa da Mircea Cărtărescu. Quest’anno, i prestigiosi riconoscimenti sono andati a Natascha Wodin, autrice nata nel 1945 in Germania da genitori russi, per il volume Sie kam aus Mariupol, e a Mathias Énard, scrittore francese esperto di persiano ed arabo, per il romanzo Compas. La motivazione principale nella determinazione del vincitore del Premio per la Comprensione Europea è stato il tema del libro, che riguarda l’attuale situazione in Siria. “I suoi romanzi costruiscono dei ponti tra l’Europa e il Medio Oriente”, è stato detto a proposito di Mathias Énard.
La Romania
La Romania ha partecipato alla Leipziger Buchmesse con diciannove personalità culturali, scrittori ma anche traduttori e critici letterari. Poiché nel 2018 il nostro paese sarà l’ospite d’onore della fiera, si è voluto che l’edizione di quest’anno fosse una sorta di anteprima. Così, il gruppo di lavoro del ministero della Cultura, coordinato da Luminița Corneanu e Alex Popescu, ha messo in campo un progetto coerente, cercando di mettere sotto i riflettori sei scrittori romeni poco conosciuti all’estero. Affinché l’iniziativa avesse un’eco importante, hanno consultato tre autori romeni già accolti in modo superlativo nello spazio di lingua tedesca: Gabriela Adameșteanu, Mircea Cărtărescu e Filip Florian. “Disco Titanic. Junge Literatur aus Rumänien“ consisteva, dunque, di tre eventi aperti al pubblico nello spazio appositamente allestito del Forum Ost Südost.
Gabriela Adameșteanu ha proposto Radu Pavel Gheo e M. Duțescu, di cui ha cercato di delineare ritratti d’autore il più articolati possibile, insistendo, tra l’altro, sui romanzi Disco Titanic (Gheo) e Uranus Park (Duțescu), dai quali sono stati tradotti brani inclusi in un catalogo elegante e particolarmente utile al pubblico tedesco. Un approccio simile lo ha avuto anche Filip Florian con i suoi invitati Adina Rosetti e Dan Coman, dei quali ha voluto evidenziare l’originalità e la diversità stilistica. I passaggi letti dal romanzo Parohia (Dan Coman) erano al confine tra prosa e poesia, essendo il linguaggio a un tempo penetrante e profondamente musicale. Per tutti e tre gli incontri, il presentatore è stato Bogdan-Alexandru Stănescu, editore presso Polirom, giornalista e scrittore, sempre attento ad imprimere dinamica al dibattito e, soprattutto, a renderlo interessante e originale.
Sabato, nella giornata con maggiore affluenza di pubblico, Mircea Cărtărescu ha presentato Simona Sora e T.O. Bobe, mettendone in risalto le eccellenti qualità di prosatori, con una maggiore attenzione su due volumi, veri e propri riferimenti della letteratura degli ultimi anni: Hotel Universal (Sora) e Cum mi-am petrecut vacanța de vară (Come ho trascorso le vacanze estive, Bobe). L’intento di ciascun “selezionatore” era dunque convincere gli editori tedeschi che la letteratura romena è vivace, vigorosa, e prima di tutto sorprendente. Anche se questi libri non verranno tradotti entro il 2018 – gli editori tedeschi definiscono il piano editoriale con almeno due anni di anticipo - si può sperare che raggiungeranno i lettori tedeschi in tempi brevi.
Lo stand della Romania ha ospitato, tra l’altro, diversi eventi con il pubblico, dalle presentazioni ai dibatti su temi culturali, come quello della nuova letteratura per l’infanzia. Per la prima volta, l’editrice romena Arthur ha proposto un catalogo di livello professionale, con brani tradotti in inglese da ottimi autori (Adina Popescu, Florin Bican ecc.) e illustrazioni allettanti. Allo stand, inoltre, sono stati esposti volumi molto belli, illustrati da artisti di talento (Cristiana Radu, Walter Riess, Mircea Pop, Anca Smărăndache, Bilyana Velikova e altri). Il Ministero della Cultura ha anche approntato degli ottimi materiali promozionali: cataloghi ben fatti, dépliant con informazioni sulle varie case editrici, gli autori invitati e le iniziative culturali.
Nel 2018, la Romania sarà il paese ospite della Leipziger Buchmesse
E di traduttori, ne abbiamo? Non abbastanza. Con il solo contributo di Ernest Wichner, che dovrà tradurre circa duemila pagine nei prossimi due anni, non sarà possibile medicare una ferita che, invece di cicatrizzarsi, diviene sempre più visibile e difficile da guarire. Con Georg Aescht, Ferdinand Leopold, Jan Cornelius e altri traduttori, molto pochi, che hanno a loro volta progetti in corso e si impegnano enormemente per la cultura romena, non riusciremo a presentarci degnamente neppure tra dodici mesi, quando i riflettori puntati saranno puntati su di noi, neppure con dieci nuove pubblicazioni. Forse neppure cinque.
Perché accade tutto questo? Per diversi motivi, alcuni legati alla mancanza di una visione di lungo periodo delle nostre istituzioni culturali, che si trovano sotto l’eterna maledizione del monastero del Maestro Manole. Non c’è nulla di più facile che distruggere di notte quanto costruito in precedenza. Nulla di più semplice che soffocare dei progetti elaborati sapientemente, come quello del “vivaio” di giovani traduttori che venivano formati a Mogoșoaia, ai tempi dell’unico ICR la cui attività può dirsi realmente di alto livello, quello diretto da Horia-Roman Patapievici, Tania Radu e Mircea Mihăieș.
Ma esistono editori interessati a pubblicare libri romeni? Molto pochi, per lungo tempo i traduttori hanno svolto anche il ruolo di agenti, bussando a porte che si aprivano raramente e con estrema difficoltà. L’editrice austriaca Zsolnay, diretta da Herbert Ohrlinger, che ha partecipato a uno degli eventi dello stand della Romania, conta alcuni autori romeni in catalogo (da Mircea Cărtărescu a Liliana Corobca), ma non può compensare la mancanza di interesse da parte di altri editori. Meritoria è l’attività dell’editrice Pop Verlag, un progetto quasi suicida del poeta Traian Pop Traian, originario della Romania, che è riuscito a pubblicare negli ultimi dieci anni una miriade di autori romeni. Quest’anno ha presentato Daniel Bănulescu, ma anche Edith Ottschofski, autrice originaria del Banato e ora al suo primo romanzo.
Vi sarebbero molte altre cose da dire su questa edizione della Leipziger Buchmesse, sugli spazi riservati ai più piccoli, pensati con discernimento (un padiglione intero, il numero 2, ha proposto solo eventi a loro dedicati), sull’enorme parcheggio pieno di pullman dai quali scendevano scolari venuti a visitare la fiera anche da cento chilometri di distanza (perché non si possono avere lettori senza prima forgiarli, no?), sulla festa continua del padiglione numero 3 dedicato ai manga, uno spettacolo di per sé, in cui tutti i giovani erano travestiti nei personaggi più strani, la maggior parte ispirati ai videogiochi. Perché la fiera di Lipsia si procura visitatori anche in questo modo: se indossi un costume non paghi il biglietto d’ingresso. Mica male come idea, no?
Ioana Nicolaie è scrittrice. Il suo libro più recente è Pelinul negru (Assenzio), Editura Humanitas 2017.
Traduzione dal romeno di Anita Natascia Bernacchia
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