Una celebrazione in Romania per ricordare l'Olocausto - AP

Solo con la caduta di Ceausescu il Paese ha cominciato a riconoscere le responsabilità romene nell'Olocausto e nei crimini commessi dal regime del generale Antonescu, alleato di nazisti e fascisti, nei confronti della comunità erbaica. Ciò che negli anni del comunismo era stato rimosso emerge ora: tra lo stupore e l'incredulità dei romeni.

10/02/2005 -  Mihaela Iordache

La riconciliazione con la storia non avviene mai senza difficoltà. Ha bisogno di tempo e di momenti precisi per esprimersi. Inoltre le "inesattezze" storiche, anche tramite l'omissione della verità, trascinano le loro conseguenze per anni.

Un esempio riguarda l'Olocausto in Romania. Perché, dopo averlo ripetutamente negato, le autorità del Paese a Romania ha finalmente accettato qualche mese fa di assumersi le responsabilità per le centinaia di migliaia di ebrei che hanno perso la vita durante la seconda guerra mondiale. Più precisamente, oltre 280.000 ebrei romeni e ucraini della Romania e dei territori sotto l'amministrazione romena sono state vittime del regime filo-nazista romeno. Il governo dell'epoca, sotto la guida del generale Ion Antonescu, deciso a recuperare i territori nei secoli precedenti alleò la Romania con l'Asse e fece del Paese il principale alleato della Germania sul fronte dell'Est.

Le repressioni contro la popolazione di origine ebraica assunsero la forma più dura con le azioni terroristiche ideate dalla Guardia di Ferro, versione romena delle SS tedesche, e presenti al governo dal settembre 1940 fino al gennaio 1941.

Colpevoli di molti assassini politici, i Legionari di Horia Sima nonché discepoli di Corneliu Zelea Codreanu, fecero della pulizia etnica uno dei loro principali obiettivi. La loro campagna di evacuazione e di esproprio alla comunità ebraica romena cominciò nell'ottobre 1940 e venne portata a termine due mesi più tardi.

Durante la breve presenza dei Legionari nel governo di Bucarest, il destino degli ebrei della Romania fu fortemente condizionato anche dalla lotta per il potere tra questi ultimi ed il generale Antonescu. I Legionari caddero presto in disgrazia anche per il fatto di essersi impossessati delle proprieta degli ebrei.

Antonescu era a favore degli espropri ma non tollerava i metodi scelti ed il ritmo imposto dai legionari. Antonescu non concordava inoltre sul fatto che fosse un'organizzazione come la legione a beneficiare delle proprietà a scapito dello Stato. "Voi credete che si possano sostituire subito tutti i giudei?" Aveva chiesto il generale ai ministri legionari. "I problemi di Stato si risolvono uno ad uno. Come in un gioco di scacchi", aveva poi aggiunto Ion Antonescu.

All'inizio del gennaio 1941 Antonescu aveva capito che le azioni dei Legionari non servivano più gli interessi del nazionalismo romeno e che la Legione era diventata uno strumento di rapina nell'interesse dei suoi membri. Così, a seguito dell'incontro con Hitler, avvenuto il 14 gennaio 1941 a Obersalzberg, il generale Antonescu ottenne il nulla osta a sbarazzarsi della Legione.

Nella capitale Bucarest il processo non fu indolore ed i Legionari si ribellarono. L'esercito intervenne soltanto il 22 gennaio 1941 per non irritare troppo Berlino e per fare in modo che i legionari si compromettessero da soli. In quei giorni di gennaio i Legionari uccisero 125 persone, altre 2000 vennero recluse in centri di tortura mentre le loro proprietà vennero confiscate o vandalizzate. Non mancarono le violenze nei confronti di donne ebree, violentate anche sotto gli occhi dei propri famigliari. Le sinagoghe vennero date alle fiamme.

Il regime nazionalista totalitario del generale Antonescu continuò tuttavia la "purificazione etnica" anche senza i Legionari. Gli ebrei erano accusati di essere la principale causa delle difficoltà interne del regime. 80.042 persone vennero obbligate a prestare lavoro "per l'interesse pubblico", sempre sotto l'attenta custodia di gendarmi. Continuarono anche le evacuazioni dalle campagne.

La maggior parte degli ebrei finì nei lager di lavoro nel sud della Romania. Nel giugno-agosto 1941 entrò inoltre in vigore l'obbligo di indossare un segno distintivo, la stella di David gialla. La politica antisemita del dittatore Ion Antonescu prevedeva una divisione tra "utili e inutili" per l'economia del Paese. Solo se si finiva nel primo gruppo si poteva avere una minima speranza di sopravvivenza.

Un episodio drammatico è stato il Pogrom di Iasi, città nell'est della Romania dove vivevano 45.000 ebrei. Il 29 giugno 1941 cominciò la deportazione con i treni della morte "dei potenziali collaboratori con il nemico sovietico". Stipati come animali, in vagoni chiusi ermeticamente con barre di legno, maltrattati, in un caldo insopportabile, senza aria, hanno trovato la morte nel pogrom di Iasi 14.850 ebrei.

Una delle caratteristiche della politica di genocidio nella seconda guerra mondiale è stata lo sterminio degli ebrei secondo criteri geografici di selezione. La politica antisemita era stata messa in pratica dallo Stato romeno fin dall'inizio della Seconda guerra mondiale, specialmente in Bucovina, Bassarabia e Transnistria (territorio tra Nistro e Bug in quel periodo sotto amministrazione romena).

Tra 280.000 e 380.000 ebrei romeni appartenenti alla comunità ucraina vennero uccisi in quel periodo. Lo afferma la Commissione internazionale per l'analisi dell'Olocausto in Romania, istituzione creata alla fine del 2003 e diretta dallo scrittore, originario di Sighisoara (Romania), Elie Wiesel, premio Nobel per la pace e sopravvissuto dell'Olocausto. Antonescu è inoltre responsabile della deportazione in Transnistria di 25.000 rom dei quali più della metà morirono.

Nell'agosto del 1942, secondo un piano elaborato dalle autorità naziste, trasmesso a quelle romene, la Romania avrebbe dovuto mandare nel lager di sterminio di Belzec (Polonia) tutti gli ebrei romeni. Questa misura non ha avuto seguito e Antonescu decise più tardi di mettere fine anche alle deportazioni in Transnistria.

Gli interessi della Romania non coincidevano più con quelli della Germania di Hitler che non dava segni di disponibilità circa la sorte dei territori che la Romania era stata costretta a cedere, come ad esempio, la Transilvania. Quindi, nel frattempo, l'atteggiamento del regime Antonescu adottò misure che nei fatti limitarono il numero delle vittime.

La Romania venne quindi a trovarsi tra quei Paesi alleati della Germania nazista dove una parte consistente della popolazione ebrea riuscì a salvarsi. Numerosi ebrei della Transilvania del nord, sotto l'occupazione hortista, si rifugiarono in Romania con l'appoggio dei cittadini romeni e con l'accordo tacito delle autorità, rileva la Commissione per l'Olocausto in Romania.

Nel rapporto finale della stessa Commissione si aggiunge che quasi 340.000 ebrei romeni sono sopravvissuti perché il Governo aveva deciso di sospendere le deportazioni nel 1943, 16 mesi prima che la Romania decidesse di uscire dall'Alleanza con la Germania. Il 23 agosto 1944 Ion Antonescu, capo del governo di Bucarest, venne arrestato per ordine del re Mihai I. Il regime fascista che governò il Paese tra il 14 settembre 1940 e il 23 agosto 1944 è stato processato a Bucarest il 26 maggio 1946.

I principali leader, Ion e Mihai Antonescu, e due dei loro più stretti collaboratori vennero fucilati e altri condannati alla detenzione a vita. Il governo di Petru Groza, dominato dai comunisti, insediatosi nel marzo 1945, accellerò l'elaborazione della legislazione per la punizione dei criminali di guerra.

In generale però il regime comunista che ne è seguito ha cercato di accusare gli ungheresi e i tedeschi per i crimini commessi in Romania durante la Seconda guerra mondiale. Il ruolo della Romania nell'Olocausto è stato minimizzato in tale misura che dopo la caduta di Ceausescu la maggior parte dei romeni non poteva credere alle accuse mosse da parte delle comunità ebraiche e non solo.

Emersi i crimini commessi durante la Seconda guerra mondiale molti degli attuali simpatizzanti di Ceausescu non hanno ritardato a farsi sentire, sotto l'incoraggiamento dei partiti di estrema destra e sinistra: con un approccio negazionista. Ci sono voluti più di 15 anni affinché lo stato romeno riconoscesse l'Olocausto in Romania. L'istituzione di una giornata per la Commemorazione delle vittime dell'Olocausto è stata possibile solo l'anno scorso ed è stata fissata per il 9 ottobre.

Ma molte strade e viali della Romania continuano ad essere dedicati al generale Ion Antonescu. Situazioni paradossali: a volte per recarsi fino ai monumenti eretti in memoria dell'Olocausto i cittadini devono percorrere strade intestate proprio a colui che ha firmato la condanna a morte degli ebrei romeni.

Non solo. Alcuni busti del generale troneggiano ancora in diverse città, anche nella capitale Bucarest. Dall'altra parte, la Romania, membro della Nato e che dal 2007 entrerà con tutta probabilità anche nell'Unione, intende ora riconciliarsi con il proprio passato. Il Ministero dell'educazione sta preparando un programma didattico che comprende lezioni sull'Olocausto. Sono previsti anche corsi di formazione per docenti sullo stesso argomento. Solo conoscendo la storia ed i suoi orrori si può impedire che si ripetano in futuro.


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