A partire dalla metà degli anni '70 furono ottimi i rapporti tra il regime di Ceauşescu e il colonnello Gheddafi. Oggi la Romania mantiene una posizione defilata rispetto all'attacco aereo. E i giornali parlano di recenti vendite di armi e di mercenari romeni al soldo del Rais
Meglio con la Libia che con la Francia? La posizione della Romania rispetto alla Libia è stata in queste settimane più che cauta. Due settimane fa, alla fine del Consiglio europeo dedicato alla situazione del Paese nord africano, il presidente romeno Traian Băsescu ha dichiarato che la Romania si sarebbe opposta ad un intervento militare in Libia: “La Romania non appoggia una soluzione militare in Libia“. Băsescu ha inoltre specificato che non concordava con la scelta di riconoscere il Consiglio Nazionale di Transizione (l’opposizione libica). La stampa romena ha poi sottolineato come le prese di posizione di Băsescu avessero fatto infuriare il presidente francese Sarkozy. D’altro canto non è una novità che i due presidenti abbiano difficoltà di comunicazione. Secondo EuObserver a calmare gli spiriti sarebbe poi intervenuta la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Giovedì scorso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha poi approvato la risoluzione 1973 che impone una no fly zone sui cieli della Libia e prevede "tutte le necessarie misure per proteggere la popolazione civile", tranne un’invasione di terra. La Francia è stata la prima a lanciare gli attacchi aerei seguita da Gran Bretagna, Stati Uniti e poi Italia. Presto è probabile che intervengano anche Danimarca e Canada. Domenica scorsa, iniziati gli attacchi francesi, Băsescu è apparso alla televisione pubblica TVR per spiegare la posizione della Romania. Ed a molti il suo intervento ha fatto riemergere i ricordi dei rapporti eccellenti che Nicolae Ceauşescu ebbe con “il suo fratello” Muammar Gheddafi, nonché la grande collaborazione tra i servizi segreti dei due Paesi.
Băsescu ha dichiarato che in questo momento non ha motivo per pronunciarsi rispetto alla situazione in Libia. Ha aggiunto però che la Romania “rispetta la risoluzione dell’ONU”. Poi il presidente romeno ha dichiarato che Bucarest si esprimerà quando il piano delle operazioni della Nato sarà approvato. Ha poi aggiunto che “un capo di Stato che spara contro il proprio popolo non ha più alcuna legittimità”, che “non si sa se l’Ue sarà coinvolta sul fronte umanitario” e che la Romania, nel caso avvenisse “ha delle capacità da questo punto di vista ma finora non ce le ha chieste nessuno”. E ancora: ”Vi dico una cosa sentita da un militare: nessun esercito cadde davanti ad un aereo”.
I due dittatori
Mentre Bucarest quindi aspetta le decisioni della Nato, la stampa rispolvera i ricordi di chi sa qualcosa sull’amicizia tra Nicolae Ceauşescu e Muammar Gheddafi. Stefan Andrei, ex ministro degli Esteri del periodo 1978-1985, ricorda su Romania Libera che Gheddafi era una persona imprevedibile che non teneva conto delle regole internazionali, che il suo ragionamento non seguiva la logica ed era il frutto di un mix tra idee socialiste e islamiste.
La stampa romena e internazionale ha scritto inoltre molto della megalomania, della paranoia e della testardaggine quali caratteristiche in comune di Ceauşescu e del colonnello Gheddafi.
“Un Ceauşescu africano” hanno scritto alcuni giornali, che rischia, come accaduto a Ceauşescu, che il suo attaccamento al potere lo porti alla fucilazione. Fino all'ultimo per il dittatore romeno la responsabilità fu di “agenturile straine”, cioè forze estere - riportano gli stessi giornali - e anche Gheddafi in modo molto simile si sta atteggiando a vittima di complotti stranieri.
La copia del Corano in romeno
Nel suo libro, “Orizonturi Rosii” (Orizzonti Rossi), Ion Mihai Pacepa (ex vicedirettore dei Servizi Esteri Romeni) fuggito negli Usa nel 1978 dove vive tuttora sotto falsa identità, scrive che dopo aver ricevuto un regalo da Ceauşescu, Gheddafi esclamò: ”Fratello mio! Sei mio fratello per tutto il resto della vita”. In visita a Tripoli Ceauşescu gli aveva regalato in una scatola d’argento il manoscritto originale della prima traduzione in lingua romena del Corano. In seguito Ceauşescu continuò a speculare sull’egocentrismo di Gheddafi, riempiendolo di favori: centinaia di borse di studio per gli studenti libici interessati a studiare in Romania, professori inviati in Libia per aiutare a sradicare l’analfabetismo, costruzione di un ospedale ecc.
A partire dal 1974 scrive Pacepa, sarebbe iniziata una collaborazione intensa tra i due servizi di spionaggio tra cui ad esempio lo scambio di passaporti stranieri. ”Per l’organizzazione di azioni terroristiche sotto bandiera straniera (che non coinvolgessero il regime di Tripoli) in Occidente, il servizio di spionaggio libico aveva creato una vasta collezione di passaporti confiscati o rubati agli stranieri che viaggiavano o lavoravano in Libia. La Direzione delle Informazioni Estere romena ha ottenuto una grande quantità di questi passaporti e ha offerto in cambio passaporti americani e occidentali contraffatti".
Bomba nucleare e rapporti economici
Secondo Pacepa, Gheddafi avrebbe inoltre proposto il finanziamento allo Stato romeno della produzione in Romania di armi batteriologiche e di una bomba nucleare di dimensioni ridotte.
Il tema di una presunta collaborazione nucleare è stato approfondito anche dalla rivista Historia che ricorda come Ceauşescu e Gheddafi ebbero una collaborazione eccezionale non solo sul piano economico ma appunto progettarono insieme di sviluppare un programma nucleare. "Ad un anno dall’apertura dell’ambasciata della Romania a Tripoli, nell’aprile del 1974, i rapporti economici tra i due Stati fiorirono. In Libia c’erano 14 ditte romene e lavoravano oltre 11.000 romeni. Tramite gli accordi con la Libia la Romania fu uno tra i pochi a riuscire a salvarsi dalla crisi del petrolio del 1973, oltre ad un milione di tonnellate di petrolio importato dalla Romania nel 1974 provenivano dalla Libia. Nel periodo 1974-1980 gli scambi commerciali superarono il miliardo di dollari”, riporta Historia.
Ma la collaborazione tra la Romania e la Libia non è solo una questione del passato remoto. Secondo un telegramma diplomatico del 2008, pubblicato dal sito Wikileaks, una compagnia romena avrebbe dovuto esportare armi automatiche in Libia dopo che Londra si era rifiutata di rilasciare la licenza ad una ditta britannica in quanto temeva che le armi avrebbero potuto raggiungere zone sensibili. E negli ultimi giorni sono comparsi anche altri tipi di informazioni: sempre più giornali arabi hanno indicato la presenza di romeni tra i mercenari che difendono il regime di Muammar Gheddafi.
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