Nonostante qualche segnale positivo, la corruzione continua a pesare sul sistema sanitario romeno. A pagarne le conseguenze, sono soprattutto i cittadini, costretti a pagare sottobanco per ottenere i servizi di medici ed infermieri
Il sistema sanitario in Romania resta il più corrotto dell’Unione Europea. Allo stesso tempo, nel paese l’aspettativa di vita è di solo 72,8 anni, contro una media europea di 80,1. Secondo Eurostat, la Romania occupa il penultimo posto in Europa (l’ultimo appartiene alla Bulgaria, 71,4 anni) per quanto riguarda l’aspettativa di vita alla nascita.
Oltre alle difficoltà economiche con quali il paese non ha mai smesso di lottare, la Romania “vanta” anche il primo posto nella classifica dei sistemi sanitari più corrotti. Spesso i pazienti sono infatti costretti a dare mazzette e bustarelle ai propri medici in cambio di servizi che dovrebbero ricevere gratuitamente in base ai contributi versati.
Il fenomeno della corruzione nei sistemi sanitari in Europa è stato analizzato anche dalla piattaforma di ricerca FRONTIERS. Le conclusioni della ricerca sono state riprese dalla stampa romena, anche perché la Romania ancora una volta risulta in cima alla classifica negativa. Tra i motivi che spingono i pazienti a dare mazzette, al primo posto ci sarebbe il desiderio di ricevere cure migliori o almeno di non vedersele negare, segue poi la voglia di esprimere “gratitudine” nei confronti dei medici. Naturalmente, in molti casi c’è poca libertà di scelta, soprattutto quando sono gli stessi medici a chiedere soldi.
Un altro mezzo che consente di “misurare” la corruzione nel sistema sanitario romeno è il Meccanismo di Feedback del paziente , promosso dal ministero della Salute. Nel 2022 hanno risposto al questionario 311.374 persone: di queste, solo 5.883 (1,89%) hanno affermato di essere state invitate a pagare in ospedale. La percentuale si è quasi dimezzata negli ultimi cinque anni: nel 2018, infatti, il 3,16% dei pazienti aveva dichiarato di aver dato “una mancia”.
Se invece, guardiamo l’ultimo sondaggio Eurostat , pubblicato dalla Commissione europea, i dati sono peggiori. Infatti, un paziente su cinque ammette di aver dato denaro o regali costosi quando aveva bisogno di cure in una struttura sanitaria statale. Nelle sale d'attesa o anche davanti agli ospedali, i pazienti e i loro parenti continuano a scambiarsi informazioni su quanto bisogna pagare per essere ben curati. Il 18% dei romeni ammette di consegnare ancora una busta con i soldi agli studi medici: busta che viene infilata direttamente nella tasca del medico o dell’infermiera, magari quando si avvicinano al letto di degenza per le visite e i controlli. Non importa se la pratica è illegale, né se per quei soldi il paziente magari ha dovuto chiedere un prestito.
Sistema arretrato, sistema corrotto
Così la Romania si riconferma prima nell’UE per la corruzione nel sistema sanitario. Segue la Grecia, mentre al polo opposto ci sono paesi come i Paesi Bassi, la Svezia o la Finlandia. Per quanto riguarda i paesi dell’Est e in modo particolare la Romania, il fenomeno della corruzione del sistema sanitario nazionale rappresenta un retaggio del periodo comunista, quando era quasi impensabile andare dal medico senza un regalo o una busta con dei soldi.
Dall’altra parte, un sistema sanitario poco modernizzato e riformato, senza mezzi e posti sufficienti di ricovero, senza medici o infermiere - che preferiscono emigrare - incoraggia le pratiche corruttive. Pratiche che sembrano consolidate nella mentalità collettiva, medici compresi, nonostante questi ultimi abbiano beneficiato di aumenti significativi dello stipendio. All’inizio dell’anno i salari nel settore sanitario sono aumentati di nuovo, del 25%.
Gli stipendi possono cambiare in base alla specializzazione o all’importanza di un ospedale: un primario può arrivare ad oltre 2400 euro lordi al mese, mentre un medico residente riceve circa 1600 euro lordi. A queste somme si aggiungono altre diverse indennità.
La mappa della corruzione negli ospedali in Romania
In Romania le bustarelle per i medici sono direttamente proporzionali alla povertà: più povera è una contea, più diffusa è la pratica delle mazzette. In base ai sondaggi, graphs.ro ha realizzato la “mappa delle bustarelle” negli ospedali romeni. Risulta così che nella contea di Teleorman, caratterizzata da significativi livelli di povertà, il 5,2% delle persone che hanno risposto ai questionari hanno affermato che gli è stato chiesto di pagare.
Negli ultimi anni, alcuni medici che hanno incassato soldi o beni in cambio del proprio servizio hanno fatto notizia, ed alcuni sono stati rinviati a giudizio. Un ultimo caso, di qualche giorno fa, riguarda la dottoressa a capo del dipartimento di oncologia dell'ospedale di Suceava (in Romania orientale) rinviata a giudizio per 280 atti di corruzione.
La dottoressa avrebbe ricevuto denaro dai pazienti, ma anche miele, formaggio, carne di maiale, profumi e altri beni assortiti. Dai malati di cancro o dai loro parenti la specialista ha ricevuto somme comprese tra 10 e 50 euro, oltre a vari prodotti alimentari. Secondo gli investigatori solo il 13 dicembre del 2022 il medico avrebbe accettato mazzette da 21 persone in cambio di consulenze mediche, ricette, ticket per i ricoveri. Successivamente la dottoressa è stata arrestata preventivamente per 30 giorni, per poi essere posta sotto controllo giudiziario.
I medici che accettano mazzette rischiano fino a dieci anni di carcere e anche se sono pochi rispetto all’ampiezza del fenomeno, ci sono medici che sono effettivamente finiti dietro le sbarre.
Si cercano soluzioni anticorruzione
Condizionare il servizio medico a ricevere denaro in modo improprio è indegno e inaccettabile e “ogni elemento di questo tipo rischia di gettare un’ombra sul corpo medico. Questo non è giusto, bisogna intervenire”, sostiene Catalina Poiana, presidente del Collegio dei Medici di Bucarest. Si tratta di un problema di mentalità, ma anche di educazione. Perciò, tra le soluzioni in vista, il ministero della Salute propone corsi anti-mazzetta e corsi di etica professionale. Inoltre, in ogni ospedale si pensa di inviare un ispettore per effettuare verifiche sui possibili atti di corruzione.
Secondo il ministro romeno della Salute, Alexandru Rafila “in modo automatico, un paziente che dà soldi è meglio curato di uno che non vuole farlo”, e quindi la presenza in ospedale di una persona che effettui controlli si rende necessaria.
Sebbene gli studi indichino una leggera diminuzione del fenomeno, il problema della corruzione nel sistema sanitario romeno resta un peso per i cittadini. L’aumento del numero degli ospedali privati non aiuta poi la maggior parte della popolazione, che deve fare i conti con un livello di vita basso e salari insufficienti.
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