Il premier Victor Ponta, nella primavera scorsa, si era speso con dichiarazioni a sostegno del doposcuola pubblico. Rimaste però senza conseguenze. È un peccato, perché il doposcuola può essere fondamentale sia in contesti urbani che di campagna. Non solo in Romania. Un reportage
La scorsa primavera, il premier romeno Victor Ponta aveva dichiarato di voler rinunciare al programma “latte e cornetto” (“cornul şi laptele”) per reindirizzare le risorse così risparmiate verso iniziative più utili, come ad esempio il doposcuola. La dichiarazione aveva sollevato un polverone mediatico ma, come si è visto con l'inizio del nuovo anno scolastico, nessuna conseguenza pratica.
Latte e cornetto
Il programma “latte e cornetto”, inaugurato nel 2002, consiste nel fornire gratuitamente a tutti gli allievi di asili e scuole del paese un cornetto e un bicchiere di latte. L'idea era quella di combattere l'abbandono scolare e di contribuire sostanzialmente alla dieta in particolare dei bambini che vivevano in famiglie povere. “Latte e cornetto” è però un programma universale; raggiunge tutti i bambini del paese, senza alcuna distinzione di reddito o di luogo di residenza.
Dapprima l'evidenza aneddotica, poi anche uno studio commissionato dal governo , hanno messo in evidenza come buona parte di queste merende offerte dallo stato venissero semplicemente buttate. La monotonia di latte e cornetto identici ogni giorno e la scarsa qualità dei prodotti offerti dalle aziende appaltatrici erano tra i motivi citati dallo studio per la proporzione dello spreco. Inoltre, recentemente il programma è andato in parte a sovrapporsi a un'iniziativa sostenuta dell'Unione europea che offre frutta fresca ai bambini che vanno alla scuola dell'obbligo.
Nonostante gli sprechi, rimane politicamente difficile eliminare un programma che offre pane e latte ai bambini, anche perché l'iniziativa è inevitabilmente diventata anche una misura a sostegno del settore agro-alimentare e della produzione del latte in particolare: la prima voce di protesta alla possibilità ventilata dal premier Ponta di interrompere il programma è infatti venuta dal ministro dell'Agricoltura Daniel Constantin. Lo stesso Constantin, ha comunque concesso che il programma potrebbe essere ripensato, per farlo arrivare solo a chi ne ha effettivamente bisogno.
Doposcuola
Il 16 settembre scorso gli alunni sono tornati a scuola e hanno ritrovato latte e cornetto per tutti. Il dibattito aperto a marzo dal premier per trovare misure alternative importanti si è spento e neppure l'inizio della scuola ha riportato l'attenzione dei media sulla questione.
Il video
È un peccato, perché secondo gli esperti proprio la misura proposta da Ponta la scorsa primavera, ovvero l'espansione di un servizio di doposcuola, potrebbe portare benefici molto importanti sia ai bambini che alle loro famiglie. Per ora infatti, il doposcuola è offerto come servizio aggiuntivo a pagamento in scuole private o, in alcuni casi, come progetto finanziato da ONG. Ad esempio, il Roma Education Fund ha organizzato un servizio di doposcuola mirato nello specifico a comunità rom. World Vision România , ha invece sostenuto l'attuazione di un programma di doposcuola in alcune scuole pubbliche, situate sia in contesto urbano che in contesto rurale, per verificarne l'utilità e comprendere quali siano le problematiche da tenere in considerazione per ampliare il programma.
Il programma sostenuto da World Vision prevede un pasto caldo gratuito e la presenza di educatori che nel pomeriggio possano aiutare i bambini a fare i compiti o ripetere le lezioni, oltre che a dare loro la possibilità di riposare, giocare e socializzare. I progetti realizzati prevedono il coinvolgimento di uno psicologo che contribuisca a migliorare l'interazione tra scuola e famiglia e ad affrontare con i genitori eventuali questioni riguardanti i loro figli.
Bucarest
Il racconto della madre di una bambina iscritta a uno dei progetti di doposcuola realizzati con il sostegno di World Vision alla scuola numero 126 nel settore 5 di Bucarest permette di comprendere immediatamente l'importanza che iniziative di questo tipo hanno non solo per i bambini, ma anche per i loro genitori. “Quando è venuto il momento di mandare nostra figlia a scuola ci siamo dovuti chiedere come avremmo fatto. Ho pensato che avrei dovuto rinunciare al mio lavoro per seguirla in modo adeguato, ma sarebbe stato difficile tirare avanti senza il mio salario”. La presenza di un servizio di doposcuola le ha permesso di evitare una scelta molto difficile.
Una maestra attiva nel programma sottolinea l'importanza di aiutare i bambini con i compiti di scuola: “Molti genitori non hanno le competenze necessarie, il tempo o la capacità di aiutare i propri figli con i compiti”. Anche la dirigente scolastica non nasconde il suo entusiasmo per il programma, aggiungendo che la diffusione di programmi a livello nazionale dovrebbe essere percepita più come un bisogno che come una possibilità.
La scuola 126 di Bucarest è in buone condizioni, le sale in cui i bambini fanno il doposcuola sono attrezzate in modo adeguato, i bambini sono vestiti bene. Evidentemente, non si tratta di una zona eccezionalmente povera o di bambini provenienti da famiglie disagiate. Ma proprio in contesti urbani, in cui frequentemente entrambi i genitori lavorano lontano da casa e non sempre ci sono nonni sui cui fare affidamento, la presenza di un doposcuola permette ai bambini di non rimanere abbandonati a se stessi, ma di giocare e studiare in tranquillità.
Il doposcuola può aiutare anche bambini di cui uno o entrambi i genitori sono emigrati all'estero in cerca di opportunità lavorative. In pratica, il doposcuola può essere una misura che in piccola parte contribuisce a ridurre i vuoti di welfare creati ad esempio da madri emigrate all'estero per lavorare come assistenti domiciliari in Italia o altri paesi europei (leggi il dossier di Osservatorio sul welfare trasnazionale tra Romania e Italia ).
In campagna
A Drăxeni, un paesino situato circa 300 km a nord-est di Bucarest nel distretto di Vaslui, una delle zone più povere della Romania, la situazione è ben diversa. In questo contesto, la presenza di un pasto caldo diventa un incentivo determinante per mandare i bambini a scuola, mentre la possibilità di fare i compiti e giocare con i propri amici nel doposcuola li aiuta ad evitare di dover lavorare fin dall'infanzia.
L'edificio in cui si tiene il doposcuola è stato ristrutturato e la sala dove i bambini svolgono le attività è stata recentemente ammobiliata. Ma la scuola, come le altre case della zona non ha acqua corrente. Il bagno è a fossa, pochi metri a fianco della scuola. L'acqua viene portata a taniche dalla fontana che si trova nella strada principale del paese. Il riscaldamento avviene grazie a stufe a legna. Le maestre giungono con difficoltà a scuola, soprattutto nei mesi invernali. Non c'è lavoro al di là dei campi e buona parte delle famiglie sopravvive grazie ai magri sussidi che arrivano dal governo romeno.
“I miei genitori lavorano nei campi attorno a casa ed io ho cinque tra fratelli e sorelle”, racconta un'alunna, “mio fratello maggiore aiuta mio padre, mia sorella lavora con mia madre nell'orto, io sto con i bambini più piccoli e così ce la caviamo”. In un contesto in cui i bambini anche di età scolare sono percepiti come una risorsa che può aiutare la famiglia, molti genitori guardano con perplessità al doposcuola. “Quando è iniziato il programma di doposcuola lo scorso autunno ho detto chiaramente che non ero convinta e che forse le avrei fatto abbandonare il programma già in primavera”, racconta una madre di Drăxeni. ”Non sapevo con chi lasciare la piccolina e contavo su mia figlia per badare a lei. Ma quando ho visto quanto le piaceva al doposcuola... non ho potuto fare altro che lasciarla continuare”.
D'altra parte, gli stessi genitori riconoscono apertamente di non essere in grado di aiutare i bambini a fare i compiti. Vedere i propri figli tornare a casa contenti e con i compiti già fatti è un incentivo importante per quei genitori che ritengono importante l'educazione dei figli.
Un problema di risorse
L'importanza del doposcuola è ampiamente riconosciuta dagli addetti del settore e tra le famiglie che hanno avuto modo di beneficiarne in prima persona. Probabilmente, è proprio questo consenso che ha spinto il premier Victor Ponta a citare il doposcuola come iniziativa che potrebbe essere introdotta al posto di “latte e cornetto”.
Il dibattito della scorsa primavera sembra essersi concluso con l'ovvia constatazione che un programma di doposcuola che include un pasto caldo e ore di lavoro aggiuntive per gli insegnanti costa più di pane e latte offerto ai bambini a mezza mattina. Porre “latte e cornetto” e doposcuola come misure alternative l'una all'altra è però fuorviante.
L'affermazione politica dell'importanza del doposcuola e l'ampliamento del programma a partire dai contesti in cui ve ne è più bisogno in collaborazione con le autorità locali e organizzazioni non-governative internazionali avrebbe potuto segnare l'inizio di un percorso. Anche il co-finanziamento pubblico-privato, magari con tariffe basate su fasce di reddito, consentirebbe di espandere il programma nei contesti urbani, dove oltre ad aiutare il percorso formativo dei bambini potrebbe contribuire in modo determinante al reinserimento nel mondo del lavoro delle madri.
La scuola è iniziata, gli studenti sono tornati in classe. Potrebbe essere ora anche per il governo di fare un po' di compiti a casa e valutare seriamente le modalità migliori per espandere un programma che risponde a vari bisogni sociali. Una riflessione che merita di essere fatta anche al di fuori dei confini della Romania.
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