La forte litigiosità politica è stata una caratteristica costante della politica rumena degli ultimi anni. Ora più che mai, nonostante la dura crisi economica, nonostante i passi ancora da compiere per una piena integrazione nell'Ue con l'ingresso nell'area Schengen
Mentre scenari negativi e previsioni allarmanti si abbattono sulla Romania, tra cui la crisi economica e l'ancora incerta entrata nello spazio Schengen prevista per il marzo 2011, la classe politica romena è impegnata in un duro scontro tra maggioranza e opposizione. E' questa la cifra dell'attuale stagione politica: una lotta senza tregua che ha indotto il presidente del Partito social-democratico, Victor Ponta, a denunciare a Strasburgo, davanti al gruppo socialdemocratico del Parlamento europeo, che i diritti dell’opposizione vengono violati sistematicamente nel Parlamento nazionale e che il governo di centrodestra del premier Emil Boc sta legiferando soprattutto ricorrendo alla fiducia, cosa che costituisce, a detta del presidente social-democratico, “un attacco all’idea di parlamentarismo”.
Il leader del primo partito di opposizione romeno si è lamentato, con tutti gli europarlamentari incontrati a Strasburgo, di “abusi di potere in Romania” e di come “le leggi e la Costituzione vengano sistematicamente violate“, sino ad arrivare alla conclusione che la democrazia nel paese sia “in grave pericolo”.
Per Victor Ponta Bucarest non rispetterebbe più i criteri democratici europei. “Come potrebbe con un governo corrotto che non è capace di adempiere ad alcune norme elementari sul piano interno?” si chiede Ponta invitando senza mezzi termini gli europarlamentari socialisti e democratici a fare qualcosa. Non sono del resto una novità le difficoltà in cui si trova il governo del premier Boc. Ultima vicenda che si è trovato a gestire è stata la sostituzione, qualche giorno fa, di alcuni dirigenti della polizia in seguito a casi clamorosi di corruzione e connivenza con la criminalità organizzata.
Victor Ponta inoltre, nella sua “missione” europea non si è dimenticato di calcare la mano su una questione che preoccupa molto il potere di Bucarest ma allo stesso tempo anche altri governi europei, l’ambita adesione del paese allo spazio Schengen, prevista per il marzo 2011. Per il leader del primo partito di opposizione “la Romania non ha adempiuto a tutte le condizioni necessarie per l’adesione allo spazio Schengen “.
Argomento che trova riscontro in uno dei critici più veementi sull’adesione della Romania allo spazio Schengen: il presidente francese Nicolas Sarkozy. Quest'ultimo non ha esitato nei mesi scorsi a far rimpatriare nei paesi d'origine aerei pieni di cittadini Ue di etnia rom, specialmente in Romania.
Ha fatto inoltre il giro del mondo un video ripreso dopo la foto di gruppo del recente summit Nato di Lisbona in cui Sarkozy rifiuta brutalmente di parlare con il presidente romeno Traian Basescu che, respinto, va a lamentarsi con Silvio Berlusconi . Il premier italiano, forse per consolarlo, porta la mano alla testa, come a voler dire “quello è tutto matto”. Ma su chi fosse “quello” non vi è ancora spiegazione. Secondo i commentatori della stampa il gesto era riferito al presidente francese, mentre Basescu ha spiegato che lo scambio di battute con Berlusconi riguardava la stampa. Difficile da credere ma qualche fondo di verità c’è: sia Basescu che Berlusconi non si sono mai dimostrati grandi amici dei giornalisti e della stampa in genere.
Oltre ad aver raffreddato platealmente i rapporti con il presidente romeno, Sarkozy ha posto anche una condizione per l’adesione della Romania allo spazio Schengen: la Francia ritiene che debbano esaurirsi le «procedure di sorveglianza» innescate a carico di Bucarest (e Sofia) da parte della Commissione europea, a causa di problemi di corruzione, prima che i due Paesi aderiscano a Schengen.
Del resto non è solo la Francia ad opporsi all’adesione della Romania nello spazio Schengen. Anche Germania e Olanda ritengono che Bucarest non sia ancora in grado di rispettare le condizioni per l’integrità e la sicurezza della libera circolazione nello spazio Schengen.
In un editoriale pubblicato di recente sul quotidiano romeno ”Evenimentul Zilei“ si sostiene che la Romania non deve essere ancora ammessa nello spazio Schengen in quanto al momento non esistono sufficienti garanzie che essa sia in grado di mantenere la sicurezza della frontiera esterna orientale dell’Unione. Il giornale di Bucarest scrive inoltre come inutilmente siano stati investiti milioni di euro in equipaggiamenti e sistemi di comunicazione sofisticati quando poi, in pratica, il valico di frontiera rischia di essere sorvegliato da un poliziotto di frontiera romeno corrotto che gira la testa quando passa un container pieno di immigrati clandestini.
Il ministro romeno della Giustizia, Catalin Predoiu, avverte che la Romania è uno stato membro dell’Ue e che deve comportarsi di conseguenza, aggiungendo però che ”anche i nostri partner devono trattarci di conseguenza. Spetta a noi chiarire i loro dubbi ma allo stesso tempo chiediamo loro un approccio onesto e che si eviti di far ricadere sulla Romania problematiche politiche interne di altri Paesi".
Dal suo canto il presidente Traian Basescu ricorda che l’entrata in Schengen è l'obiettivo principale della politica estera romena ma ammette che, per raggiungerlo, non bastano gli sforzi diplomatici ma serve un appoggio all'interno del Paese perché “quando hai una giustizia con problemi nell’andamento dei processi e nell'elezione del Consiglio Superiore della Magistratura, devi risolverli, non sono questioni che puoi coprire né con un'azione di lobbying né con uno sforzo diplomatico“.
Ciononostante il presidente romeno ritiene che i paesi che condizionano l’adesione della Romania allo spazio Schengen ai progressi della giustizia oppure al problema dei rom lo facciano in violazione al Trattato di adesione della Romania all’Unione europea.
Intanto il Consiglio Nazionale per la lotta alle discriminazioni (CNCD ) ha ammonito il ministro degli Esteri, Teodor Baconschi, per una sua affermazione secondo la quale i rom avrebbero “la criminalità nel sangue”.
Il governo di Bucarest sotto la guida di Emil Boc, formato dai democratici liberali fedeli al capo dello Stato e dall’Unione Democratica dei Magiari della Romania, si trova ad affrontare una situazione del tutto complicata, in particolare dal punto di vista economico. Secondo il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn alcuni stati dell’Europa tra i quali la Romania si confrontano con il rischio di entrare in una fase di insolvenza. Ma il primo ministro Boc crede che l’anno prossimo la Romania potrebbe avere una crescita economica del 1,5-2%. Il suo ottimismo non è però condiviso dalla Banca Nazionale Romena (BNR). Secondo Lucian Croitoru, consigliere del governatore del BNR, la crescita economica della Romania per l’anno prossimo si aggirerà intorno allo 0% e tra i rischi che potrebbero incombere sul PIL c’è di sicuro anche quello politico.
D’altronde l’instabilità politica nel Paese è stata una caratteristica costante almeno negli ultimi sei anni, quando tutte le energie politiche dei socialdemocratici, liberali e conservatori si sono concentrate sulla lotta al presidente Basescu che venne sospeso dal Parlamento nel 2007, per poi essere riconfermato da un referendum popolare. E Basescu stesso ha maturato una vera ossessione verso i suoi critici, non perdendo mai ogni possibile occasione di attaccarli pubblicamente.
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