Turisti in vasche termali a Băile Herculane - © Balate.Dorin/Shutterstock

Turisti in vasche termali a Băile Herculane - © Balate.Dorin/Shutterstock

Dopo decenni di profondo declino, la storica stazione termale di Băile Herculane - nei Carpazi romeni - sta tornando a fiorire. Il merito va agli sforzi di un gruppo di giovani, mobilitatisi per salvare il patrimonio e recuperare gli spazi, e ai fondi europei

01/04/2025 -  Lorenzo Ferrari

“Gli stucchi fin de siècle sembravano sparati fuori da una siringa per la panna montata; c’erano balaustre di terracotta, palme nane, agavi puntute in urne a clessidra, cupole ovoidali, coperture di piombo a squame terminanti in raggi spinosi e, attraverso le grandi porte a vetri, si intravedevano le ortensie che affiancavano gli elaborati scaloni diretti nei vari Kursaal dove rubinetti e fontane zampillavano di acque curative”.

Così lo scrittore inglese Patrick Leigh Fermor descriveva, nel 1934, le sue impressioni di Băile Herculane, una cittadina termale disposta sul fondo di una stretta valle nei Carpazi romeni occidentali. 

Siamo a mezz'ora di strada dalle Porte di Ferro, la gola che conduce il Danubio nella pianura della Valacchia. È un’area molto verde, dove abbondano i parchi naturali: a poca distanza da Băile Herculane si trovano ben cinque parchi nazionali, più altre aree protette. Ancora oggi si tratta di un’area relativamente remota: le città più vicine distano almeno due ore e mezza di macchina.

Tracce dell’antico splendore

Nonostante la posizione defilata, Băile Herculane è tra le stazioni termali più antiche e popolari in Romania. Fondata già dagli antichi Romani, la stazione raggiunse il picco del suo splendore nella seconda metà dell’Ottocento, quando la regione faceva parte dell’Impero austroungarico e l’alta società – a partire dall’imperatrice Sissi – si dilettava con le villeggiature termali.

L’edificio più iconico di Băile Herculane è proprio lo stabilimento termale di epoca austroungarica, i “Bagni imperiali” progettati dal prolifico architetto ungherese Ignác Alpár. Vi si affiancano una serie di alberghi Belle Epoque, una graziosa stazione ferroviaria, l’ex casinò e alcune ville e giardini.

Con poche eccezioni, gran parte di queste strutture è entrata in una condizione di grave abbandono dopo la fine del comunismo, al punto che non mancano i crolli. Privatizzazioni selvagge, cattiva gestione e ripetute inchieste per corruzione e appropriazione indebita hanno ingarbugliato parecchio il regime di proprietà degli edifici e dei terreni, ostacolandone in parte ancora oggi il recupero e il rilancio. 

Nel frattempo i turisti continuano a venire a Băile Herculane – nel 2024 ne sono arrivati quasi trecentomila –, ma in gran parte finiscono nei grandi alberghi eretti in epoca socialista o nella miriade di pensioni e affittacamere sorti nell’ultimo quindicennio. 

È un turismo estivo e autunnale alimentato essenzialmente da romeni di una certa età. “A parte le terme e qualche passeggiata, non c’è molto da fare da queste parti”, racconta Oana, un’architetta originaria di Timișoara. “Di sicuro non succede molto per i più giovani: non c’è un cinema, non ci sono concerti, non c’è un posto dove ballare. Non c’è molta vita sociale o culturale”. 

Rinascere dal basso

Oana è una delle persone che, da una decina d’anni, si sta impegnando per cambiare le cose a Băile Herculane. Nel 2017 ha fondato “Herculane Project” , un’iniziativa pensata principalmente per preservare e rilanciare il patrimonio storico e architettonico della cittadina, ma che nel tempo ha iniziato a organizzare anche mostre e appuntamenti culturali. 

“Herculane Project” si è sviluppato all’interno della facoltà di architettura dell’università di Timișoara ed è ancora animato soprattutto da suoi studenti o laureati, ormai sparsi in varie zone della Romania. Alcuni di loro, come Oana, viaggiano regolarmente a Băile Herculane e ci trascorrono dei periodi per seguire cantieri e progetti. 

Anche se negli ultimi anni le iniziative portate avanti da “Herculane Project” hanno beneficiato del sostegno di alcuni sponsor, l’organizzazione opera in buona parte grazie a donazioni provenienti dal basso.

“Siamo molto noti in Romania, addirittura a volte le persone ci fermano per strada e chiedono di farsi una foto con noi”, racconta Oana. Alcuni dei volontari che hanno preso parte a iniziative realizzate a Băile Herculane ne hanno tratto spunto per lanciare, a loro volta, progetti simili di cura del patrimonio in altre località della Romania. 

Il ruolo delle autorità, dal Comune all’UE

Oana e i suoi colleghi sono riusciti a tamponare il degrado dei Bagni Imperiali e ad avviare il recupero di una serie di altri luoghi di Băile Herculane, tra cui alcune passeggiate lungo il fiume Cerna e degli spazi verdi prima inaccessibili o abbandonati. 

Resta però molto da fare – e il limite più grosso è la carenza di finanziamenti pubblici, racconta Oana. La sua organizzazione ha un buon rapporto di collaborazione con l’amministrazione locale, che però è un piccolo comune dalle risorse limitate: a essere gravemente insufficienti sono soprattutto i finanziamenti statali. 

Negli ultimi anni a Băile Herculane stanno iniziando però ad arrivare dei finanziamenti da parte dell’Unione europea, grazie ai fondi di coesione destinati allo sviluppo del turismo. I progetti sostenuti dai fondi europei consentono al Comune di realizzare interventi infrastrutturali che avrebbe difficoltà a portare avanti da solo, e di cui d’altra parte non possono farsi carico organizzazioni della società civile come “Herculane Project”: rifacimento di strade e ponti, rinnovo dell’arredo urbano, e così via. 

A partire dal 2014, grazie al sostegno ricevuto dall’UE, il comune di Băile Herculane ha così gestito investimenti per l’equivalente di quasi 12 milioni di euro, tutti orientati ad aumentare l’afflusso di turisti e la notorietà della località anche all’estero, e a creare nuove opportunità di lavoro. 

La mobilitazione dei fondi europei e di sponsor privati è un complemento necessario alle attività portate avanti da “Herculane Project". Come racconta Oana, “all’inizio del nostro lavoro volevamo fare di tutto: abbiamo fatto un sacco di sacrifici, è stato molto duro. Poi abbiamo capito che non potevamo sostituirci alle istituzioni: noi siamo qui per aiutare, ma non possiamo farci carico di ciò che spetta alle autorità locali o statali. È stato molto importante trovare un equilibrio”. 

Allo stesso tempo, per Oana è molto chiaro che le autorità non possono essere lasciate sole: “il coinvolgimento delle persone è fondamentale. È davvero importante far sì che le persone colgano la bellezza di questo posto e le sue potenzialità”.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.


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