Rossella Vignola 11 febbraio 2014

Nel recente rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell'Unione un capitolo è dedicato al settore dei medi in Romania. Sotto esame in particolare gli assetti proprietari

Nel capitolo dedicato alla Romania del recente rapporto della Commissione Europea sullo stato della corruzione nell'Unione (il primo sul tema mai pubblicato dall'istituzione comunitaria), una sezione è dedicata ad esplorare la relazione tra corruzione e sistema dei media. Gli aspetti più critici di questo rapporto sono rintracciabili nella organizzazione degli assetti proprietari degli organi mediatici e nell'accesso alle informazioni, entrambe questioni di fondamentale importanza per la lotta alla corruzione.

Secondo il rapporto, che sottolinea il deterioramento della qualità del giornalismo in Romania negli ultimi anni, la libertà dei media viene spesso schiacciata da "interessi mascherati e dalle affiliazioni politiche dei proprietari". A preoccupare particolarmente la Commissione, sono i casi di intimidazione ai magistrati e agli attori impegnati nel contrasto alla corruzione.

L'accesso alle informazioni è un problema chiave in un paese come la Romania che presenta il più basso tasso di diffusione di Internet in Unione Europea. Secondo la Commissione, una scarsa implementazione delle leggi che regolano l'accesso alle informazioni ha conseguenze negative sulle capacità di prevenzione e controllo della corruzione.

Lo scorso dicembre, in occasione della presentazione del consueto rapporto dell'OSCE sulla libertà dei media, Dunja Mijatović ha espresso il suo disappunto circa la legge, approvata il 10 dicembre 2013 dal Parlamento romeno, che ri-criminalizza la diffamazione. Come si legge sul sito dell'OSCE, "la paura di conseguenze penali può portare ad una forma di auto-censura con effetti inibitori sul giornalismo investigativo". La Mijatović si è detta insoddisfatta per modo in cui il Parlamento ha adottato la decisione, al di fuori di qualsiasi processo condiviso e partecipativo.

Questo arretramento (la Romania aveva depenalizzato la diffamazione nel 2006 adottando una legge progressista) è un segnale del peggioramento dello stato dei media romeni negli ultimi anni. Secondo gli esperti, i politici romeni si sono dimostrati sempre più interventisti, secondo alcuni persino "aggressivi" rispetto alla stampa, facendo ricorso a insulti, minacce ed intimidazioni.

La situazione sta diventando sempre più delicata per i giornalisti anche in virtù di un'altra tendenza recente del sistema mediatico in Romania, quella della concentrazione della proprietà nelle mani di oligarchi locali con forti connessioni politiche. Tendenza che si è rafforzata in seguito al ritiro di molti degli investitori internazionali che si erano affacciati nel mercato dei media romeni negli anni Novanta.

Il caso più significativo è quello del potente Intact Media Group di proprietà di Dan Voiculescu e della sua famiglia. Voiculescu, ex-membro della Securitate, è anche il fondatore del piccolo, ma influente Partito Conservatore. Le sue reti televisive sono tra le più seguite in Romania.

Queste relazioni pericolose tra media, politica ed interessi non sempre trasparenti, rendono estremamente complicato il lavoro dei giornalisti d'inchiesta e degli attori impegnati nella lotta alla corruzione. È dunque comprensibile la preoccupazione della Commissione Europea anche in virtù del giudizio di alcuni esperti che ritengono che la situazione dei media nel paese non sia sostanzialmente migliorata da quando la Romania è antrata a far parte nell'Unione Europea.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Safety Net for European Journalists. A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe.

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