S'accende la campagna elettorale in vista delle presidenziali, il cui primo turno è in programma il 2 novembre. I primi sondaggi danno in testa l'attuale premier Ponta, che dovrebbe poi vedersela al secondo turno contro il sindaco di Sibiu Iohannis
Chi sarà il futuro presidente della Romania? Lo decideranno i romeni – oltre 18 milioni sono gli iscritti alle liste elettorali - che il 2 ed eventualmente per il ballottaggio il 16 novembre si presenteranno alle urne. Il clima della campagna elettorale sino ad ora è stato teso e avvelenato, segnato da polemiche, populismo e soluzioni economiche anticrisi che rischiano di rivelarsi ben presto semplici miraggi.
Dopo 10 anni di mandato, Traian Băsescu (due volte sospeso da un voto in Parlamento e due volte riconfermato in carica con referendum popolari) lascerà Palazzo Cotroceni. Per prendere il suo posto vi sono ben 14 candidati in lizza.
Tra loro leader di partiti come l’attuale premier Victor Ponta (Partito Democratico Sociale), Klaus Iohannis, sindaco di Sibiu, appartenente alla minoranza tedesca (Alleanza cristiano-liberale), Kelemen Hunor (Unione Democratica dei Magiari della Romania) e Elena Udrea (Movimento Popolare), candidata sostenuta apertamente dall'uscente Traian Băsescu. Vi sono però anche candidati indipendenti come l'ex premier Călin Popescu Tăriceanu, Teodor Meleșcanu, dimessosi dall'incarico di responsabile dei servizi segreti esteri per poter correre alle presidenziali e Monica Macovei, europarlamentare ed ex ministro della Giustizia.
La stampa guarda in tasca
Nel secondo paese più povero dell’Unione europea – con un diffuso problema di corruzione delle istituzioni – la stampa romena ha fatto i conti in tasca ai candidati. La maggior parte di loro gode di una situazione economica fiorente.
Klaus Iohannis ha intestate a suo nome tre case e tre appartamenti, il secondo posto nel capitolo immobiliare se lo è aggiudicato Monica Macovei, con tre appartamenti e due case, mentre il “bronzo” va a Călin Popescu Tăriceanu con quattro appartamenti e una casa. I “presidenziabili” hanno inoltre terreni, attività economiche e lauti conti in banca.
Promesse e dichiarazioni
Il futuro per i cittadini romeni sembra - a dire dei candidati – florido come le loro finanze. Cosa hanno infatti promesso i candidati in cambio di un voto? Victor Ponta, ad esempio, vuole realizzare “la grande unione”, tra la Romania e la sorella Repubblica Moldova: “Mi sento preparato, posso essere il presidente dei romeni, possiamo fare quel grande cambiamento che aspettiamo. Riuscire insieme nella Grande Unione!”. Inoltre – a suo dire – aumenteranno presto stipendi e pensioni (ovviamente).
Dal canto suo Klaus Iohannis si presenta con un programma dal titolo: ”La Romania della cosa ben fatta” (allusione al proverbiale rigore tedesco e ai suoi anni di gestione di Sibiu, di cui è stato sindaco per 4 mandati di fila). E quindi Iohannis promette: ”Voglio che nel 2018 e 2019 i romeni sentano già di vivere in un paese delle cose ben fatte, un paese occidentale, dove si sentono rispettati e degni”.
Campagna più scoppiettante sino ad ora la sta conducendo invece Elena Udrea (“la bionda di Cotroceni”, come viene soprannominata perché sostenuta da Băsescu). La Udrea vuole una “Romania bella” e, vestita ogni volta di bianco ma prima con un casco in testa, poi con un cuore rosso sul vestito e infine con uno zainetto sulle spalle promette modernizzazione nella sanità, nel settore delle infrastrutture e infine in quello dello sport. Sempre in tenuta bianca ma con in mano rotoli di progetti promette che sarà il presidente che guiderà il paese in una nuova era.
Il candidato dell’Unione Democratica dei Magiari Kelemen Hunor rassicura i romeni sul fatto che quando il suo partito parla di autonomia non pensa al separatismo. Piuttosto Hunor ritiene sia necessaria una nuova costituzione in Romania: ''Abbiamo bisogno di una nuova costituzione. Credo in regioni forti, credo nella forza delle comunità di decidere cose importanti che le riguardano”.
L’indipendente Monica Macovei promette di essere un presidente arbitro e non giocatore – e ne sa qualcosa da ex alleata di Traian Băsescu - e sostiene un Parlamento unicamerale con 300 membri.
Dan Diaconescu, giornalista e uomo d’affari, candidato del PP-DD (Partito del popolo-Dan Diaconescu) promette stipendi e pensioni a livello Nato per i militari romeni e dice che se diverrà presidente sospenderà l’accordo in atto tra Romania e Fondo monetario internazionale .
Lo zampino dei servizi
Come sempre accade in Romania in ogni campagna elettorale che si rispetti anche in questa emerge il ruolo dei servizi segreti. La Securitate, famigerata polizia politica durante il regime di Ceaușescu, non esiste più, ma la sua ombra aleggia sulla politica e società romena.
Traian Băsescu ha minacciato di rivelare quale tra i candidati alle presidenziali sia stato in passato al soldo dei servizi mentre, negli stessi giorni, un noto giornalista, Robert Turcescu, ha confessato in diretta tv di essere un agente dei servizi militari, ha chiesto scusa ai telespettatori ed ha invocato la grazia divina. Ha poi presentato le sue dimissioni. Ciononostante è molto probabile che presto tornerà a fare il giornalista.
Su Romaniacurata.ro la politologa Alina Mungiu Pippidi analizza la presenza dei servizi nella stampa. A detta della studiosa il loro ruolo sarebbe quello di "controllare il mercato dell'opinione pubblica, di non permettere ad alcuni leader di avanzare, di manipolare il dibattito su alcuni argomenti chiave, evitando così di riformare il sistema". Come vengono reclutati? "Spinti dal bisogno, dal ricatto, dalla mancanza di risorse alternative. In molti hanno punti deboli...".
Comunque sia, la credibilità della stampa romena è in continua discesa.
Sondaggi
Tra le notizie di questi giorni, tra proteste sindacali e casi di corruzione di politici, iniziano a farsi spazio anche i primi sondaggi elettorali.
Secondo un'inchiesta di AB Reaserch Grup, realizzata su commissione dell'Istituto di Studi Liberali, al primo turno Victor Ponta otterrebbe il 42% dei voti, Klaus Iohannis il 23% e Călin Popescu Tăriceanu l'11%.
Invece per un sondaggio di GSSC Avangarde Ponta conquisterà, sempre al primo turno, il 42% dei voti, Klaus Iohannis il 28% e Călin Popescu Tăriceanu l'8%. Lo stesso sondaggio indica che al secondo turno, previsto per il prossimo 16 novembre, Ponta riuscirebbe a spuntarla con il 57% delle preferenze, a fronte del 43% raccolto da Iohannis.
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