Il gruppo Facebook "RoOmenia" mette in contatto decine di migliaia di cittadini romeni sparsi per l'Europa, fornendo aiuti concreti – dagli alloggi ai farmaci – e contrastando la solitudine di tanti emigranti. Un'iniziativa nata a partire da un gruppo di camionisti

(Questo articolo è stato originariamente pubblicato da El Confidencial  nell'ambito del progetto PULSE e prodotto con la collaborazione di Sebastian Pricop della testata romena Hotnews)

Prima delle elezioni europee del 2019 un politico romeno rilasciò delle dichiarazioni infelici sulla professione di camionista. "I ragazzi hanno voluto a tutti i costi dargli una lezione", ricorda Adriana Muresan, camionista romena di 56 anni residente in Spagna, in un’intervista telefonica con El Confidencial. Offesi, i camionisti romeni si recarono a votare in massa per danneggiare il politico in questione. "Ma non è stato così semplice", dice Muresan. Molti autisti in viaggio non avevano la possibilità di recarsi con i loro camion nelle città che ospitavano i seggi, né potevano lasciarli parcheggiati e muoversi poi a piedi.

Così Muresan chiese in gruppi Facebook romeni se c’era qualche volontario disposto ad accompagnare i camionisti a votare con la propria auto. Molti connazionali della diaspora risposero all’appello. Muresan iniziò quindi a mettere in contatto camionisti e volontari, e ne nacque un gruppo su Facebook. Il gruppo è rimasto attivo anche dopo le elezioni. "Ci siamo resi conto di essere una grande forza e di avere messo in contatto l'intera diaspora in Europa", spiega Muresan.

I diversi autisti hanno iniziato a inviarsi inviti: "Sarò a Berlino nel fine settimana, se qualcuno viene a trovarmi, ci beviamo insieme un bicchierino di orujo [un superalcolico spagnolo, ndr]". "Sono in Germania, in questa zona, se qualcuno vuole venire a pescare è il benvenuto", ricorda per esempio Muresan. "Perché quando vivi fuori dal tuo paese, il camion è la tua casa, e anche se ci siamo integrati, a tutti manca la nostra terra", sottolinea la camionista.

Cinque anni dopo, quell'iniziativa sporadica è diventata un gruppo di mutuo soccorso con più di 148.000 membri: l'associazione RoOmenia - Voluntari in Europa, usata dai romeni che vivono all'estero per darsi una mano a vicenda. C’è chi offre semplicemente un aiuto linguistico o un passaggio a un camionista col mal di denti che deve andare subito dal dentista in un paesino in Germania, chi dà riparo a lavoratori stagionali rimasti senza casa, chi trova un lavoro a qualcuno che sta attraversando un periodo difficile, o chi mette in contatto una vittima di abusi con l'organizzazione locale competente.

"Sono storie meravigliose", dice Muresan. "Tra di noi ci chiamiamo 'RoOmenia' (un gioco di parole fra Romania e omenia, "umanità" o "bontà" in romeno)", dice, "perché si tratta di dare senza bisogno di ricevere nulla in cambio", spiega. "Vogliamo cambiare il paese con i fatti, dimostrando che gli atti di generosità ti trasformano". 

Dai camionisti alle badanti e ai lavoratori stagionali

Con una stima di 4,5 milioni di romeni sparsi in Europa – un quarto dei cittadini del paese – migliaia di famiglie romene trascorrono lunghi periodi di vita tra addii, attese e videochiamate. Secondo Save the Children Romania, circa il 13,8 per cento dei bambini romeni – più di mezzo milione – aveva uno o entrambi i genitori che lavorano all'estero tra il 2021 e il 2022. "L'unico rimpianto che ho nella vita è quello di aver portato via i nipoti ai loro nonni", ha detto di recente Dragos, che da vent’anni gestisce un negozio di ferramenta in Spagna. È la generazione del senso di colpa.

In Romania, l'angoscia provata da chi si prende cura dei familiari degli altri trascurando i propri è nota come "sindrome Italia". La maggior parte di queste persone era invisibile fino alla pandemia. Poi sono diventati indispensabili, spiega Muresan. Ed è stato durante la pandemia che il gruppo dei volontari è esploso.

"Non avevo idea che ci fossero così tanti lavoratori stagionali romeni", dice Muresan, che spiega come "queste persone sono state lasciate per strada senza niente". Al gruppo arrivò la richiesta di aiuto di 38 lavoratrici stagionali sulle Alpi italiane – non lo dimenticherò mai, dice Muresan – che erano state lasciate "senza alloggio, senza soldi, senza un posto dove andare e senza mezzi di trasporto, in quarantena". Allora chiesero aiuto al gruppo, e quello è stato l’inizio di tutto: "I romeni hanno aperto le porte delle loro case: prima in Italia, poi in Spagna". "Continuavano a chiamarmi: ne ho due, ne ho sette...", ricorda. "A volte c'è stato qualche problema di convivenza", ammette Muresan, "ma è stato risolto". Secondo le sue stime, vennero accolte circa 1.500 persone, per lo più lavoratori stagionali.

"[RoOmenia] ha una rete davvero grande", dice Sabina Dinita, fondatrice di "Cutiei cu medicamente" (“Cassetta delle medicine”), un'organizzazione nata nel 2017 che si avvale della rete di volontari di RoOmenia per acquistare e trasportare all'estero farmaci che scarseggiano negli ospedali romeni, soprattutto per i trattamenti oncologici pediatrici. "Compro i farmaci in Europa occidentale e con l’aiuto dei volontari camionisti li porto in Romania ", spiega Dinita una sera di fine giugno in un caffè di Bucarest. 

Nicu, un romeno di 45 anni, ha scoperto il gruppo di RoOmenia attraverso una comunità di appassionati di auto su internet, dove un utente aveva chiesto aiuto ed era stato reindirizzato alla pagina del gruppo. "È una comunità enorme", conferma. Nicu dice che i volontari effettivi sono pochi e che "gli altri sono persone, come sono stato io finora, che si sono iscritte per avere un'ancora di salvezza se mai dovessero averne bisogno".

Centinaia di volontari

Adriana Muresan dice che al momento hanno una mappa dei volontari: "se succede qualcosa nella loro zona li tagghiamo. Abbiamo un coordinatore per ogni paese, e centinaia di volontari che si rendono disponibili 24 ore su 24. Abbiamo anche una chat per le emergenze".

A Muresan viene spesso chiesto come è riuscita a coinvolgere così tante persone: "È facile, qui c’è posto per tutti, qualsiasi cosa tu voglia fare: che ti stiano a cuore gli animali, o le medicine per i bambini, o che a Natale voglia portare dei dolci ai camionisti che sono soli in un parcheggio, ognuno può fare quello che vuole e che può". Nonostante la sua capacità di mobilitazione, ci assicura che al momento, lasciata la strada per via di un congedo permanente per malattia, non le è stato chiesto di entrare in politica, né lo farebbe: "Non sarei più libera", taglia corto.

Una delle ultime azioni di RoOmenia si è svolta durante le elezioni del 9 giugno scorso, quando i volontari hanno offerto passaggi per i seggi ai lavoratori stagionali in Germania e ai barcaioli che trasportano merci sul Danubio.

Uno dei casi più difficili, ammette Muresan, è stato aiutare, attraverso il consolato, una donna romena vittima di abusi ad Abu Dhabi. L’organizzazione approva, precisa Muresan, solo le richieste considerate "urgenti, importanti e comprovate", per evitare frodi e non far perdere tempo ai volontari. "Abbiamo imparato dagli errori del passato", aggiunge.

La prossima campagna è rivolta alle colf e badanti che vivono in casa dei loro datori di lavoro, in modo da favorire le occasioni di incontro con i volontari delle vicinanze, bersi un caffè insieme e fare due chiacchiere. "Queste persone hanno bisogno di parlare, e di parlare nella loro lingua", spiega Muresan, "per alleviare un po’ la loro solitudine". 

 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di PULSE, un'iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.


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