Se le reti della centrale Porțile de Fier I potessero dire quanti cadaveri di disertori hanno pescato. Di Bogdan Constantinoiu

Ora si cerca di chiudere la rotta balcanica, ma ventisette anni fa, l'Europa occidentale, sosteneva i tentativi di fuga degli est-europei. Molti tentavano di passare attraverso la Jugoslavia

14/09/2016 -  Marina ConstantinoiuIstvan Deak

(Originariamente pubblicato in romeno da miscareaderezistenta.ro  il 15 marzo 2016. Questo articolo è il secondo di una serie di inchieste realizzata nell'ambito del progetto "Reporters in the field", finanziato dalla Robert Bosch Stiftung, in collaborazione con Berliner Journalisten Schule. Alcuni di questi articoli vengono ora proposti anche ai lettori di OBC Transeuropa)

Nell'Europa di oggi, non cessano di arrivare le notizie di migliaia di persone in fuga dai loro paesi per tentare di entrare in Europa, sempre più allarmanti e tragiche nel corso dell'ultimo anno. Gli stati europei sembrano incapaci di affrontare il problema e molte delle decisioni prese a livello nazionale sono in conflitto con quelle adottate a livello europeo: di conseguenza, non si sono riuscite a stabilire neppure le "quote" di rifugiati che ogni paese dovrebbe accogliere.

Alcuni paesi chiudono le frontiere e innalzano muri, distruggendo così gli accordi politici che hanno caratterizzato l'Europa come continente di comprensione e di fratellanza reciproca. Tornano le recinzioni di filo spinato che 27 anni fa, quando è caduto il comunismo, pensavamo non avrebbero mai più diviso il nostro continente.

L'Europa di 27 anni fa

Com'era l'Europa di allora? E come eravamo noi? Per quanto difficile da credere, 27 anni fa passare illegalmente i confini europei non era solo accettato, ma anche incoraggiato. L'Europa occidentale, in particolare, vedeva di buon occhio i tentativi di fuga dei fratelli est-europei, relegati a vivere in regimi comunisti oppressivi.

Al tempo, coloro che aiutavano i disertori erano considerati i buoni che combattevano contro il demonio, fosse esso la Securitate romena, la Stasi tedesca, il KGB sovietico o altri servizi dei regimi comunisti.

In circa 20 anni, milioni di persone fuggirono dai paesi comunisti. Tra il 1949 e il 1961, dalla sola Repubblica democratica tedesca fuggirono circa 2,7 milioni di persone verso la Repubblica federale della Germania occidentale. A migliaia pagarono a caro prezzo i tentativi di fuga, con percosse, la prigione e la perdita dei diritti civili o della vita. In centinaia finirono sul fondo del Danubio o crivellati dai colpi nella "terra di nessuno" dalle guardie di confine, giustificate dalle leggi del paese e dalla propaganda che bollava come traditore chi oltrepassava il confine.

La sponda serba del Danubio, una destinazione da sogno per molti. Di Bogdan Constantinoiu

Centinaia di migliaia di romeni tentarono la fuga dal regime comunista fra il 1949 e il 1989. Lo volevano fortemente, a qualunque costo. Alcuni hanno pagato con ingenti somme di denaro, altri con la vita. Molti hanno trovato la propria ultima dimora nei paesi vicini, dopo essere stati ripescati dal Danubio ed esaminati dai medici di medicina legale di questi paesi. Eppure i loro resti non sono mai stati identificati e i responsabili non sono mai stati processati, perché lo stato romeno, 26 anni dopo la caduta del regime comunista, non ha ancora affrontato la questione.

Molti altri provenienti da Germania, Russia, Cecoslovacchia e Bulgaria hanno trovato la morte sul confine romeno mentre cercavano di raggiungere la Jugoslavia, che all'epoca sembrava la via più semplice verso l'Europa occidentale.

Al confine con la follia

Le storie di chi ci ha provato fanno venire i brividi. La determinazione di alcuni di loro sembra rasentare la follia. La successione degli eventi sembra copiata da una sceneggiatura. Alcuni resoconti sono così straordinari che sembrano fuori dalla realtà e spingono i giornalisti a mantenere alta la guardia contro le esagerazioni. È opprimente documentare queste storie per chi ha vissuto durante il regime comunista e condiviso parte di questa esperienza, a conoscenza dei fatti, ma senza mai averne scandagliato la vera dimensione.

Spulciando fra le carte degli ex servizi segreti, le guardie di frontiera, l'esercito, la polizia e i tribunali potrebbero portare alla luce il quadro completo, anche se nella voce fredda e clinica del gergo burocratico, ma questi archivi sono raramente aperti al pubblico, ai giornalisti o ai ricercatori.

Detto questo, non molliamo!

Siamo Marina Constantinoiu e Istvan Deak, due giornalisti investigativi di miscareaderezistenta.ro . A dispetto degli "amichevoli" consigli, principalmente non richiesti, di lasciar cadere l'argomento, vogliamo portare al pubblico il tema dei disertori, con l'obiettivo di portare di fronte alla giustizia i responsabili di tale enorme perdita di vite umane, in senso letterale e metaforico.

La Romania, come paese, deve ottenere la completa verità sui fatti, sui morti e dispersi nel tentativo di attraversare il confine; deve riconoscere lo status di prigioniero politico a chi è stato imprigionato per questo. Il nostro lavoro è sostenuto economicamente dalla Fondazione Robert Bosch e la raccolta di testimonianze personali su miscareaderezistenta.ro non cesserà finché tutti noi continueremo a cercare la verità sul passato.


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