Nella miniera di Rosia Montana - Wikimedia Commons

Nella miniera di Rosia Montana - Wikimedia Commons

Anche in Romania migliaia di cittadini scendono in piazza. Al centro delle proteste, il contestato progetto di una compagnia canadese di creare in località Rosia Montana la più grande miniera d'oro a cielo aperto in Europa, utilizzando cianuro per l'estrazione del metallo prezioso. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [5 settembre 2013]

 

Sono scesi in piazza a partire da domenica scorsa, e non intendono fermare la propria protesta fino ad un definitivo dietro-front del governo. Migliaia di cittadini rumeni manifestano in strada contro il progetto che vuole trasformare la località di Rosia Montana, nel cuore dei monti Carpazi, nella più grande miniera d'oro e argento a cielo aperto del Vecchio continente.

A scatenare le proteste, la proposta dell'attuale esecutivo, guidato dal socialdemocratico Victor Ponta, di assicurare al progetto lo status di “priorità nazionale”, decisione in grado di accelerare significativamente la realizzazione della miniera da parte della compagnia canadese Gabriel Resources.

A spaventare i rumeni è soprattutto la tecnologia che verrebbe utilizzata a Rosia Montana, che prevede l'utilizzo di cianuro. Nel 2000, non lontano dalla città di Baia Mare, enormi quantitativi di acqua contaminata dal cianuro, utilizzato nell'estrazione dell'oro, si riversarono nei fiumi Tisza e Danubio, provocando quella che è stata definita “la peggiore catastrofe naturale in Europa dopo Chernobyl”.

Dopo lo scoppio delle proteste, il presidente rumeno Traian Basescu ha proposto un referendum nazionale sul destino della miniera, che secondo alcune valutazioni, conterrebbe metalli preziosi per il valore di 15 miliardi di dollari. Idea supportata anche dallo stesso Ponta, che con un improvviso passo indietro ha definito Rosia Montana “un progetto controverso”, invitando poi i propri deputati e senatori a votare secondo coscienza nella discussione parlamentare prevista nelle prossime settimane.

Intanto, però, la contestazione non si ferma. E gli animatori delle manifestazioni, organizzate in gran parte attraverso i social network, hanno annunciato una nuova giornata di protesta generale per domenica 8 settembre.

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