Un gruppo di studenti alla scoperta prima dell'Italia e poi della Romania: Timisoara, Baile Herculane, Orsova, Bucarest, un percorso pensato per superare i pregiudizi attraverso curiosità e conoscenza. Il diario di viaggio della nostra collaboratrice Amanda Wilson
Quest’estate, poco prima che partissi alla volta della Romania (una traversata epica che mi ha portato da Bologna a Bucarest e attraverso sei diverse città rumene in 21 giorni) un’amica italiana che ha vissuto e fatto la ricercatrice in Romania mi ha detto una cosa che ho ricordato spesso nel corso del viaggio: “Salutami la mia Romania”.
Il saluto della mia amica alla “sua” Romania mi ha ricordato tutta la nostalgia racchiusa nel termine rumeno dor, parola che la scrittrice rumeno-statunitense Domenica Radulescu utilizza frequentemente nel suo romanzo d’esordio “Un treno per Trieste” (che ho portato con me per il viaggio), racconto di formazione e di un esodo dalla propria madre patria ambientato all’epoca di Ceausescu.
La parola dor descrive il sentimento che la protagonista, una giovane donna rumena costretta all’esilio, prova quando pensa alla propria infanzia nei Carpazi dalla sua nuova casa negli Stati Uniti. Il senso di nostalgia dolceamaro che la mia amica prova per la Romania è invece il dor di un’italiana innamorata della Romania, un paese mitizzato, romanticizzato e anche talvolta demonizzato da molti italiani.
I saluti così sentiti alla Romania da parte della mia amica sono inoltre l’espressione di un punto di vista italiano più ricco e sfaccettato su un paese in cui gli italiani sono spesso visti come sfruttatori di risorse naturali, industriali e uomini d’affari.
Al fine di decostruire questi stereotipi, nel 2008 un gruppo di studenti all’Università di Bologna ha effettuato un sondaggio. Gli studenti hanno chiesto a 200 italiani tra i 18 e i 31 anni di rispondere ad alcune domande relative ai più comuni stereotipi sui rumeni e sulla cultura rumena. I risultati del sondaggio non si discostano granché da quanto ci si aspettava.
Lo studio effettuato ha dimostrato che la percezione che gli italiani hanno dei rumeni è caratterizzata da numerosi stereotipi negativi, dovuti principalmente al modo in cui i rumeni sono rappresentati dalla maggior parte dei media italiani. Le donne rumene sono infatti identificate semplicemente come badanti o prostitute. Ma i ricercatori hanno anche scoperto che chi aveva conosciuto personalmente dei rumeni, e, in particolare, chi era stato in Romania, credeva meno in questo genere di stereotipi.
Così ha preso il via Turisti non a caso, un tour-operator interculturale nato a scopi educativi che organizza viaggi interculturali al fine di far conoscere meglio la vera Romania.Turisti non a caso offre un'esperienza di viaggio dinamica, in cui gli stereotipi vengono decostruiti e i turisti entrano in contatto con aspetti sconosciuti della cultura rumena. In questo modo viene a crearsi una conoscenza inter-culturale reciproca maggiormente sfaccettata e complessa.
Anche se il gruppo aveva già effettuato altri due viaggi in Romania, il progetto messo in atto nel 2010 viene considerato un vero e proprio scambio culturale, in cui i giovani rumeni avrebbero visitato l'Italia e poi accompagnato i coetanei italiani nel loro tour della Romania.
Per concretizzare questa fase del progetto turistico, Turisti in giugno ha invitato sei rumeni in Italia, tra cui molti che non avevano mai visitato il Bel Paese. Il gruppo si è recato a Marzabotto, un sito storico della Seconda Guerra Mondiale, a Bologna, a Firenze e a Venezia. La visita dei rumeni ha inoltre coinciso con una tavola rotonda tenutasi a Bologna e incentrata su diversi temi, compresi lo sviluppo del turismo rurale in Romania, il ruolo delle donne nella società rumena prima e dopo il comunismo, la prostituzione e il traffico di esseri umani.
Dopo un’intera settimana in Italia, un gruppo composto da 15 italiani e 6 rumeni si è poi recato, a bordo di due corriere, a Timisoara. Il nostro soggiorno a Timisoara è stato organizzato da Generatie Tanara, un’organizzazione no-profit rumena che fornisce assistenza a rifugiati e richiedenti asilo, nonché alle vittime del traffico di esseri umani, oltre ad occuparsi di diversi temi sociali. Dopo il tour di Timisoara, il gruppo ha inoltre fatto visita ad alcuni degli assistiti di Generatie Tanara.
Da Timisoara ci siamo poi recati a Baile Herculane, una cittadina termale risalente all’epoca asburgica dove si trovano diversi hotel costruiti durante il regime comunista. Gli stabilimenti termali si trovano in una valle solcata da un fiume, nella regione montuosa di Banat. La cittadina, ex residenza asburgica e, in seguito, località turistica molto popolare all’epoca del comunismo, è una delle località-simbolo della cultura rumena. Nonostante Baile Herculane stia tentando di recuperare alcuni dei suoi monumenti architettonici dell'epoca asburgica, lo stabilimento termale e gli hotel hanno riportato molti danni a seguito di investimenti sbagliati effettuati nel periodo post-comunista (per maggiori informazioni visitare il mio blog).
Dopo avere visitato Baile Herculane, il nostro viaggio è proseguito verso Orsova, Ramnicu Valcea e, infine, la capitale Bucarest, dove il gruppo ha gustato diverse prelibatezze nel ristorante storico Caru cu Bere, in Strada Stavropoleos 5. Anche se il regime di Ceausescu ha raso al suolo interi quartieri dell'antica Bucarest, la grandiosa sala in stile sala da ballo del Caru Cu Bere, le ottime pietanze a prezzi abbordabili e la musica dal vivo offerti dal locale durante la settimana sono i migliori biglietti da visita di questo ristorante unico nel suo genere, che è stato in grado di conservarsi e conservare il suo stile autentico del diciannovesimo secolo.
Anche se molto attento a conservare le tradizioni del diciannovesimo secolo, il Caru cu Bere continua ad essere un punto di riferimento per un quartiere in rapido mutamento: una nuova ondata di urbanisti ha infatti promosso negli ultimi anni una serie di iniziative nella capitale rumena, come la sostituzione delle pietre che compongono la pavimentazione stradale, l'accesso limitato ai soli pedoni nelle vie dello shopping e dei ristoranti, la ristrutturazione di diverse stazioni della metropolitana, etc. etc..
Prima di lasciare le vie in continuo mutamento di Bucarest e di tornare in Italia, il nostro gruppo ha anche avuto modo di discutere con diversi attivisti rumeni per la tutela dei diritti dei Rom, attivi in Romania sin dagli anni precedenti l'epoca comunista. Ho inoltre avuto l’opportunità di parlare con l’organizzatore del primo Festival Reggae rumeno.
Dopo le mie tre settimane in Romania, sono tornata a casa stanca, ma decisamente in preda al dor per la terra che avevo appena lasciato.
Il viaggio di Amanda Wilson da Bologna a Bucarest è stato sponsorizzato da un fondo per il giornalismo culturale dell’Istituto di Cultura Rumena / Institutul Cultural Roman.
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