In Romania la stampa nazionale ha deciso di non pubblicare le vignette che hanno incendiato il mondo islamico. Ma il dibattito è intenso e molti gli editoriali dedicati alla questione
I giornali romeni, in seguito alle indicazioni del Presidente del paese, Traian Basescu, nonché le raccomandazioni del Club romeno della stampa - istituzione che raccoglie tutti i giornalisti del Paese - hanno scelto di non pubblicare (salvo un'eccezione) le vignette che raffigurano il profeta Maometto e che hanno offeso milioni di musulmani del mondo intero.
In questo periodo di manifestazioni anti-occidentali, il dibattito sulla pubblicazione o meno delle vignette si è acceso anche a Bucarest. Sono stati numerosi i mass media che sui propri siti web hanno promosso forum di dibattito che spesso partivano dalla domanda "Responsabilità e libertà della stampa o protezione delle sensibilità religiose?".
Il giornalista-commentatore Cristian Tudor Popescu, Presidente del Club romeno della stampa, ha invitato i giornali a non pubblicare le vignette, ricordando che "tutti i codici deontologici della stampa vietano le espressioni razziste, xenofobe o antisemite". Tudor Popescu ha scritto sul giornale "Gindul" (Il Pensiero) che "la religione islamica vieta ogni raffigurazione grafica del profeta Maometto o di Allah. Potremmo riprodurre le rispettive vignette. Ma consideriamo che esse offenderebbero un'intera religione". Nel suo editoriale, il giornalista, rileva che nella società occidentale il sacro è in grande misura stanco, invocato in modo automatico, "ed è per questo che i simboli fondamentali della religione cristiana possono essere facilmente offesi". E questo sarebbe, per Popescu "un nostro problema, dei cristiani, con noi stessi".
Dalle pagine del giornale "Cotidianul" un altro noto opinionista romeno, Traian Ungureanu, ha provato a trovare spiegazioni all'attuale situazione di forte tensione: "Gli agitatori sotto la bandiera verde sono, in realtà, molto insicuri. Sanno nella profondità del loro cuore chi è in verità colpevole davanti al Profeta e chi ha scatenato le risate nelle pagine del giornale danese. Nessuno ha offeso le proprie cose sacre meglio dei demagoghi musulmani che hanno fatto dall'Islam una falce per tagliare le teste e una fabbrica di bombe".
Una delle domande più ricorrenti in questi ultimi giorni è stata "Chi sta dietro le violenze?". Su "Ziua" (Il giorno), lo scrittore e saggista romeno di origini armene Bedros Horasangian, oltre a domandarsi chi vi sia dietro alle violenze si chiede chi abbia da guadagnarci. Secondo Horasangian "non si può dire che l'Occidente non sia stato tollerante con i membri delle comunità musulmane e che i loro diritti non siano stati rispettati". Al contrario, continua lo scrittore, esemplificando con la prova dei milioni di musulmani -arabi o no - che popolano le città dell'Occidente, godendo di facilità democratiche che non avevano nei loro paesi. Horasangian conclude sottolineando che sarebbe comunque un errore confondere l'Islam con queste violenze .
Se la stampa nazionale romena ha scelto in stragrande maggioranza di non pubblicare le caricature dello scandalo, la stessa situazione non si è verificata con i quotidiani locali. A Roman, nella contea di Neamt (est del paese), un settimanale con una tiratura di sole 1.000 copie ha deciso di pubblicare tutte le 12 vignette del quotidiano danese "Jyllands Posten". Il settimanale romeno "Tignal" ha stampato su una pagina intera le vignette, senza accompagnarle con commenti o traduzioni. Poi, su un'altra pagina, sotto il titolo "Le vignette che hanno incendiato il mondo", sono state stampate diverse fotografie in merito alle proteste violente nel mondo islamico. Il collettivo redazionale ha motivato la decisione considerando che " i lettori hanno il diritto di vedere personalmente i disegni che hanno provocato la furia dei musulmani".
Nel frattempo l'addetto romeno per affari a Teheran, Mircea Has, è stato convocato al ministero degli Esteri iraniano per spiegazioni. Secondo l'agenzia di stampa iraniana, IRNA, citata dai giornali di Bucarest, il diplomatico romeno ha dichiarato che "le religioni e le nazioni non devono essere insultate sotto il pretesto della libertà di espressione". Anche il Presidente romeno, Basescu, ha fatto appello alla stampa per evitare la pubblicazione delle vignette di Maometto, che a suo avviso mancavano di rispetto verso i sentimenti religiosi.
Nei giorni scorsi il giornale danese che ha per primo pubblicato le vignette ha fatto un passo indietro e ha chiesto scusa per " l'equivoco provocato dalla pubblicazione delle vignette che hanno presentato il profeta Maometto e hanno alimentato sentimenti ostili verso la Danimarca".
La Romania ha soldati in Iraq, Afghanistan, Bosnia-Erzegovina, Etiopia, Georgia, Congo e le istituzioni sono preoccupate che le violenze possano coinvolgere anche propri concittadini. A Bucarest il Segretario di stato nel ministero degli Esteri Lucian Leustean, ha invitato in udienza gli ambasciatori del Libano, Siria, Iran e della Palestina. Il segretario ha presentato la posizione del ministero degli Esteri romeno secondo il quale "la Romania condanna le manifestazioni violente contro le sedi delle missioni europee nei paesi arabi", sottolineando che le differenze si affrontano con il dialogo e il rispetto reciproco.
Le autorità romene appoggiano la libertà di stampa ed il diritto di espressione - è emerso dal suo intervento - considerati piloni fondamentali della democrazia, ma allo stesso tempo i "mass media dovrebbero manifestare discernimento e pubblicare materiali che non danneggino la sensibilità religiosa".
La rabbia che si è propagata a catena in molti Paesi arabi ha avuto eco anche in Romania, dove non si sono verificati mai problemi tra la maggioranza cristiano-ortodossa e la comunità musulmana. Anche quest'ultima (composta da circa 70.000 persone) si è mobilitata lanciando una campagna contro quella che considerano "una denigrazione dell'immagine del Profeta Maometto".
La Fondazione "TAIBA", costituita nel 1999, ha stampato decine di migliaia di copie di una brochure intitolata "Maometto ,un modello per il nuovo Milennio" che sarà distribuita ogni venerdì presso le moschee di Bucarest e Costanza.
La fondazione "Taiba" è una organizzazione non governativa che promuove i diritti della comunità musulmane in Romania e i cui membri sono in maggior parte di Costanza sul Mar Nero. Il giovane presidente della sezione di Costanza dell'associazione, Enghin Cherim (27 anni), ha criticato le proteste violente di strada in molti paesi del Medio Oriente. Cherim ritiene che la comunità musulmana in Romania è moderata e professi un Islam "senza sfumature estremiste e fondamentaliste". Il presidente non ha poi nascosto il fatto di essere stato contattato più volte da parte di mass media del Medio Oriente. "Quello che ho detto è che in Romania la stampa ha capito come sia necessario rispettare la religione islamica e che non ha pubblicato le vignette".
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