Scarsa la partecipazione dei cittadini alla manifestazione contro la guerra in Iraq, che sabato 15 febbraio ha raggruppato poche centinaia di persone, per lo più rappresentanti di ONG. Tuttavia i media hanno seguito con cura l'evento.

20/02/2003 -  Anonymous User

"Belgrado è il mondo", è stato lo slogan ufficiale della manifestazione contro la guerra in Iraq, organizzata dalle Donne in nero, sabato 15 febbraio in Piazza della Repubblica. Ogni comparazione con simili manifestazioni tenutesi nel mondo lo stesso giorno non dovrebbe essere però giudicata solo dai 200 partecipanti di Belgrado, ma anche inquadrata all'interno dell'attuale situazione politica in Serbia. La manifestazione in sé conteneva tutti e gli stessi messaggi che si potevano trovare nelle altre città del mondo: "Fermiamo la guerra", "Né Bush, né Saddam", "Non un singolo dollaro dovrebbe essere speso per le bombe", "Fermiamo le bombe, avviamo le negoziazioni" e simili. I messaggi erano lì, ma sembrava che la protesta fosse una sorta di isola invisibile, mentre la gente di Belgrado passeggiava attorno a noi senza interessarsi affatto. Un redattore del settimanale 'Vreme' ha descritto questa passività come una scarsa motivazione tipicamente serba (!?) e una scarsa confidenza nelle ONG che hanno organizzato l'evento. Egli ha detto che sicuramente ci sarebbero state migliaia di persone se l'organizzatore fosse stato Vojislav Seselj o qualche altro partito di orientamento nazionalista.

Una cosa particolarmente interessante è stata che la maggior parte delle persone riunite alla manifestazione sono al contempo i leader delle ONG più influenti in Serbia. Erano presenti: Vojin Dimitrijevic (Centro per i Diritti umani di Belgrado), Milijenko Dereta (Iniziativa Civica), Sonja Licht (Open Society Fund), Dasa Duhacek (Centro per gli studi femminili), Zarko Paunovic (Centro per lo sviluppo del settore no-profit), e molti altri ancora. C'è stata inoltre la presenza di 35-40 cittadini stranieri, la maggior parte impiegati in ONG e organizzazioni internazionali di Belgrado.

Durante i 45 minuti di durata della manifestazione non ci sono stati speaker o annunci speciali. Il programma era semplice: rimanere in silenzio con i cartelli contro la guerra. Un aspetto positivo è stata la presenza di parecchie Tv belgradesi, giunte per svolgere i loro servizi sull'evento. Per loro è stata una buona occasione per far conoscenza e per intervistare tutti i leader delle ONG di Belgrado. Questi servizi sono stati trasmessi con un'alta frequenza durante i notiziari, a volte come notizia principale. E se i media hanno fatto il loro meglio una sola cosa mancava davvero, la partecipazione dei cittadini. Potrebbe essere una conseguenza della campagna quotidiana contro i bombardamenti sulla Serbia nella primavera del 1999, quando la gente ha perso la fiducia in questo tipo di iniziative, dal momento che le loro proteste non hanno avuto alcuna influenza sulla realtà dei fatti. Oppure qualcos'altro, come la passività o una scarsa solidarietà. Ciò nonostante e ancora una volta: Belgrado è il mondo.

vedi anche:
- Montenegro: contro la guerra davanti al consolato USA
- La Macedonia scende in piazza contro la guerra all'Iraq
- Sofia: società civile contro il voto bulgaro
da Belgrado, Ljubisa Vrencev


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