Nominati i candidati del Consiglio dell'Agenzia per la radiodiffusione. Pronto un pacchetto di leggi riguardanti la cultura e l'informazione, ma sembra presto per la legge sui media. Esclusa, nel frattempo, la commissione di indagine sui media.
Il comitato per la cultura e l'informazione del Parlamento serbo ha stabilito che i candidati parlamentari del Consiglio dell'Agenzia della Repubblica per la radio-diffusione saranno il professore della Facoltà di ingegneria elettronica Zoran Petrovic e la giornalista del settimanale "Nin" Ljiljana Smajlovic i quali hanno avuto il maggior numero di voti rispetto agli altri candidati.
Il Parlamento serbo ha inserito nella agenda l'elezione dei nove membri del Consiglio per la radio-diffusione, mediante la nomina di personalità dello stato e del settore civile.
Il professor Petrovic è stato proposto come membro del Consiglio dal gruppo parlamentare per le riforme della DOS, mentre la giornalista di "Nin" Ljijljana Smajlovic dal Partito democratico della Serbia (DSS). 80 deputati hanno votato per Petrovic e 49 per Smajlovic.
Secondo la Legge sulla radio-diffusione, il Parlamento può eleggere uno dei due candidati proposti. Quattro membri del Consiglio saranno eletti su proposta dei parlamenti della Serbia e della Vojvodina, altri quattro vengono scelti da una lista composta di candidati che già lo scorso hanno sono stati indicati come autorizzati, provenienti dal settore civile. Questi otto membri del Consiglio precedentemente eletti indicheranno il nono candidato che secondo la legge deve vivere e lavorare in Kosovo. Il Parlamento riguardo il nono candidato può solo esprimere il suo parere.
Il Ministro della cultura e dei media Branislav Lecic ha riferito al comitato per la cultura e l'informazione delle misure che sono state adottate dal suo ministero da quando è stato introdotto lo stato di emergenza. Lecic ha sottolineato che "i media si sono comportati bene", tuttavia all'inizio "ci sono state certe sortite, probabilmente frutto di ignoranza". Egli ha ricordato che i media che sono stati temporaneamente proibiti, sono stati multati e verbalmente messi in guardia a causa delle violazioni del decreto sullo stato di emergenza.
Nel frattempo il presidente del Comitato per la cultura e l'informazione Ivan Andric ha escluso la possibilità che da questo Comitato venga formata una commissione di inchiesta sui media. Secondo Andric il Comitato che presiede non ha competenza sulle indagini riguardo l'omicidio del premier Djindjic, piuttosto sarà compito della polizia eseguirle. Una commissione di indagine sui media, con l'intento di analizzare in che modo si è venuta a creare sui media un'atmosfera di linciaggio che ha portato all'omicidio del premier e verificare se in qualche modo l'omicidio è stato preannunciato dai media stessi. Questa proposta era stata suggerita dal Ministero dell'Interno e accolta dal ministro della cultura e dell'informazione.
Il ministro Lecic ha infine annunciato l'applicazione di un pacchetto di leggi nell'ambito della cultura e dell'informazione facendo riferimento alla legge sui beni culturali che ha atteso a lungo la procedura parlamentare, così come alla legge sull'informazione. Il Parlamento comunque non ha inserito la proposta di legge sull'informazione. È stato annunciato che era prematuro in questo momento ma che potrebbe essere vagliata durante la prossima sessione insieme con la legge sulle telecomunicazioni, anch'essa necessaria per poter applicare la legge sulla radio-diffusione, già approvata lo scorso giugno.
Vedi anche:
- In Serbia arrestati due giornalisti del quotidiano 'Dan'
- Stato d'emergenza in Serbia: cosa dicono i giornalisti indipendenti
- Human Rights Watch scrive al premier serbo Zivkovic
- Belgrade Press Consent to Censorship - IWPR
- IPI e SEEMO contro la pressione sui media durante lo stato di emergenza in Serbia
- Omicidio Djindjic: le reazioni della stampa serba
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!