A seguito dell'arresto di 12 sospetti albanesi, numerosi cittadini delle municipalità di Presevo e Bujanovac scendono in piazza per protestare contro la dura reazione del governo di Belgrado. Pacifiche le manifestazione, ma le tensioni rimangono.
Da Pancevo Ljubisa Vrencev.
Sabato 8 febbraio, durante un'azione congiunta dei Servizi di sicurezza (SIS) e delle forze di polizia, 12 albanesi sono stati arrestati nella Serbia meridionale. Gli arresti hanno avuto luogo nei villaggi di Konculj nella municipalità di Presevo e Veliki Trnovac nella municipalità di Bujanovac, luogo dove risiede il quartier generale dell'UCPMB (Esercito di Liberazione di Presevo, Medvedja e Bujanovac).
L'azione è stata una risposta delle autorità serbe alla recente serie di attacchi terroristici, durante i quali è stato ucciso a Bujanovac un membro del SIS, Selver Fazliu. È stato annunciato che questi arresti non hanno alcuna connessione con gli albanesi del luogo, ma rappresentano una reazione contro il terrorismo. Dopo gli interrogatori, cinque dei dodici arrestati sono stati rilasciati immediatamente. Gli altri sette tra cui, Dzevdzet Musliju (fratello dell'ex comandante dell'UCPMB Sefcet Musliju) sono ancora in stato di arresto con l'accusa di 'associazione in attività criminali', mentre uno di loro è stato accusato di possesso illegale di armi.
Dopo le pacifiche dimostrazioni di domenica da parte degli albanesi di Bujanovac, il giorno dopo proteste simili hanno avuto luogo anche a Presevo. Circa 1.000 manifestanti albanesi si sono raggruppati davanti al municipio e hanno dimostrato pacificamente. Orhan Redzepi, membro del Movimento per un progresso democratico, ha detto alla stampa che l'obiettivo principale delle dimostrazioni è quello di attirare l'attenzione della comunità internazionale e delle autorità serbe sul fatto che Belgrado ha recentemente 'provocato questa situazione' al Sud della Serbia; ed inoltre che da questa protesta in particolare non giungeranno richieste speciali per il governo serbo. Egli inoltre ha accusato il vice presidente del governo della Serbia, Nebojsa Covic (Capo del Centro di coordinamento per il Sud della Serbia), di essere diventato un 'secondo Milosevic'.
Infine, dopo un'ora di protesta, la manifestazione è terminata senza incindenti. I giorni successivi le proteste sono continuate con il blocco per alcune ore del tratto stradale Vranje-Skopje, con due schieramenti di manifestanti. I serbi hanno creato un blocco stradale vicino a Bujanovac e allo stesso tempo gli albanesi hanno bloccato la stessa strada vicino a Presevo. Entrambe le proteste sono terminate nel tardo pomeriggio senza incidenti, né tra i manifestanti né con la polizia presente. Due giorni dopo, la situazione a Presevo e Bujanovac sembra tornata tranquilla, ma rimangono nell'aria le tensioni interetniche tra i due gruppi.
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