Decisamente scarsa l'affluenza alle urne per le elezioni amministrative in Serbia, svoltesi domenica 19 settembre. La capitale serba andrà al ballottaggio per l'elezione del sindaco, sfida tra i Radicali e il Partito democratico
Una storica bassa affluenza alle urne di domenica per le elezioni amministrative in Serbia. Un misero 34%. Un dato che rappresenta la più bassa percentuale di partecipazione dal 1990, anno delle prime elezioni multipartitiche. Nel 1990 l'affluenza alle urne era stata del 71.5%, nel '92 di circa il 70%, mente nel '93 era del 61%. Alle elezioni locali e federali del 1996 la partecipazione era stata del 60%, mentre l'affluenza storicamente più alta è stata quella del settembre 2000, anno della caduta del regime di Milošević.
Nella capitale serba, secondo i dati resi noti dal Centro per le libere e democratiche elezioni (CESID), il candidato del Partito democratico (DS) Nenad Bogdanović ha ottenuto il 32.9%, mentre il candidato del Partito radicale serbo (SRS), Aleksandar Vučić ha ottenuto il 29.%. Entrambi i candidati andranno al ballottaggio, previsto per domenica 3 ottobre. Al terzo posto si è piazzato il candidato del partito democratico della Serbia, Zoran Drakulić (15,2%), mentre Nebojša Čović, candidato per il Partito socialdemocratico si è posizionato al quarto posto (5.9%).
Secondo quanto dichiarato dal candidato del DS, Nenad Bogdanović, Belgrado avrebbe mostrato il suo vero volto. Il pretendente alla poltrona di sindaco della capitale serba sostiene che con queste elezioni è stato dimostrato che Belgrado desidera un futuro europeo. "Adesso siamo a mezza strada affinché Belgrado diventi una metropoli europea. Lo credo fermamente e lo abbiamo dimostrato col lavoro svolto negli ultimi quattro anni, dimostrando inoltre cosa è necessario fare nei prossimi quattro anni. Desideriamo Belgrado come parte di una Serbia europea. Sono convinto che i belgradesi, al secondo turno, non voteranno per una Belgrado isolata perché anche le elezioni per il parlamento della città dimostrano una evidente maggioranza delle forze democratiche", ha ribadito Bogdanović.
Naturalmente, del parere contrario il candidato dei radicali, che andrà al ballottaggio con Bogdanović. Aleksandar Vučić si dice convinto di poter vincere il secondo turno elettorale, perché dispone di una certa riserva di voti, e poi perché la distanza tra i due è decisamente minima. "È così piccola la differenza. Hanno avuto un così grande vantaggio fino a tre mesi fa, ottenuto in diversi modi, con diverse paure suscitate tra i cittadini, ma adesso è finito tutto in niente. Tutto il loro vantaggio andrà da 2000 a 2500 voti. Sono sicuro che vinceremo al secondo turno", ha detto Vučić.
Per quanto riguarda gli altri candidati, Zoran Drakulić, del DSS, ha annunciato che nei prossimi giorni inizieranno i colloqui tra il suo partito e il DS sulla costituzione del governo della capitale. Drakulić si è detto soddisfatto dei voti ottenuti (16%) aggiungendo che a breve il DSS tornerà alla sua precedente percentuale di consensi pari al 25%. Per il momento non è chiaro chi appoggerà al secondo turno.
È nota invece la posizione del Partito Forza Serbia, del magnate Bogoljub Karić, il quale ha dichiarato che appoggerà al secondo turno il candidato del Partito democratico (DS) Nenad Bogdanović, e che Forza Serbia entrerà in coalizione col cosiddetto "blocco democratico".
La questione che più di tutte sembra essere di una certa rilevanza riguarda l'influenza che le elezioni amministrative potranno avere sul funzionamento dell'attuale governo serbo, a maggior ragione dopo la caduta di popolarità di alcuni dei partiti di coalizione - vedi il G17 Plus e in particolare il partito del premier Koštunica, DSS - e la vittoria alle presidenziali del candidato del Partito democratico (DS) Boris Tadić.
Secondo il premier in carica, Vojislav Koštunica, non ci sarebbe motivo di preoccuparsi. Le elezioni in corso non influenzeranno il lavoro del governo: "il DSS guida il governo e vi mantiene la posizione più forte, anche noi siamo soddisfatti dei risultati. Le elezioni parlamentari sono elezioni parlamentari, mentre quelle locali sono elezioni locali. Le elezioni locali, ovviamente, lasciano danno un segno circa la disposizione degli elettori, possono influenzare sui risultati delle parlamentari, ma non c'è alcuna connessione diretta tra le due".
Non proprio dello stesso parere è il noto analista politico Vladimir Goati, il quale dichiara per l'emittente B92 che "i risultati mostrano un differente rilievo politico in Serbia rispetto a quello del parlamento e ciò rappresenta un nuovo problema per il governo di minoranza". Secondo Goati "il governo avrà una marcata asimmetria del suo potere sia in parlamento che a livello locale, cosa che può essere risolta in tre modi. Il primo è che il governo venga ricostruito, il secondo è che vengano indette nuove elezioni parlamentari, mentre il terzo modo è che il governo sia completamente passivo e che 'sbrighi' il suo lavoro".
L.Z.
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