Prosegue il confronto tra Teokarevic e l'ambasciata d'Italia con questa lettera del docente di scienze politiche di Belgrado in risposta alla precedente dell'ambasciata, entrambe pubblicate dal settimanale Vreme e ripubblicate da Osservatorio sui Balcani.
Scrive Jovan Teokarevic, pubblicato da Vreme 9 ottobre 2003
Traduzione di Luka Zanoni
Proprio mi dispiace che l'ambasciatore d'Italia nella sua reazione al mio commento sulla presidenza italiana dell'Unione europea ("Come diventare leader" Evropski Forum, 8-9) non sia riuscito, con argomenti, a rovesciare almeno alcune delle mie obiezioni critiche poste in buona fede. Se avesse scelto di confrontarsi nel modo consueto, i lettori sarebbero stati in grado, sulla base della credibilità dei fatti riportati, di trarne le proprie conclusioni.
Le mie posizioni, pertanto, non sono state messe in discussione (ed io non vorrei qui tediare i lettori di Vreme con una ripetizione - leggete Evrospki Forum!). Per essere sincero le mie opinioni non possono dirsi certo originali, perché fondate su numerose analisi della presidenza italiana - tra le altre, anche quelle di autori italiani - che, negli ultimi mesi, sono state pubblicate sia su riviste scientifiche che sulla stampa internazionale. La differenza principale fra la maggior parte di questi testi e quello che io ho scritto, è che il tono del mio testo è decisamente più contenuto.
Contrariamente all'impressione che ne ha ricavato l'ambasciatore, nel testo non ci sono affatto offese sarcastiche sul conto del governo italiano e del premier, quali invece si trovano sulla stampa locale (per non parlare di quella estera). Un'offesa nei miei riguardi, purtroppo, la si trova invece nella lettera dell'ambasciatore, ma non voglio soffermarmi su di essa.
Per il pubblico è più importante sapere in quale misura alcune delle sue affermazioni corrispondono al vero. Non è vero, per esempio, che l'ambasciata ha ricevuto solo due giorni prima l'invito alla conferenza su questo tema (nell'ambito della presentazione del nuovo numero di Evrospki Forum). Ho invitato personalmente (al Sava Centar), con cinque giorni di anticipo, il signor De Cardona dell'ambasciata italiana a partecipare alla conferenza e il giorno successivo gli ho inviato per posta elettronica il nuovo numero completo di Evropski Forum, appena chiuso.
Tre giorni prima del dibattito al Medija Centar sono venuto a sapere che ci sarebbe stata la partecipazione di qualche altro esponente dell'ambasciata, ma il mercoledì pomeriggio (venti ore prima dell'inizio della conferenza) l'ambasciata ha rifiutato la partecipazione di qualsiasi suo rappresentante. Così facendo, essa ha deliberatamente rinunciato all'occasione di contestare pubblicamente, e davanti ai giornalisti, le affermazioni contenute nel mio testo. Non è vero, inoltre, che Evrospki Forum e la tavola rotonda siano stati "furbescamente presentati come un'iniziativa che da lungo tempo è stata preparata insieme con l'ambasciata", come sostiene l'ambasciatore nella sua lettera. Nessuno e in nessun luogo ha mai scritto o affermato qualcosa del genere. Solo l'ambasciatore, probabilmente, capisce da dove viene la necessità, così fortemente proclamata, di prendere le distanze da qualcosa che con lui e con la sua ambasciata non è mai stato in alcuna relazione.
Noi, intanto, veniamo presi di mira e siamo minacciati di un ricorso in tribunale perché abbiamo usato il simbolo ufficiale della presidenza italiana senza il permesso del Governo italiano. Il logo è stato usato come mera illustrazione accanto alla traduzione del testo originale contenente le priorità della presidenza italiana. A mia opinione, si tratta del luogo più adatto per tale simbolo. Probabilmente tale logo è stato usato centinaia di volte in maniera analoga su vari giornali, e chissà in quanti paesi.
All'ambasciatore nessuno contesta il diritto di non condividere le mie opinioni e di attaccarle. Al contrario, il caporedattore di Vreme gli ha immediatamente promesso di pubblicare la sua lettera sul primo numero in uscita del settimanale, cosa che poi è stata fatta. Perché allora l'ambasciatore d'Italia ha inviato, negli ultimi giorni, numerose proteste ufficiali a diversi ministeri di Belgrado? Perché ha contattato il mio datore di lavoro (il decano della facoltà dove insegno) e ha insistito affinché l'ambasciata di un paese della UE esaminasse il "caso" col nostro partner/sponsor dello stesso paese? Perché il tentativo di impedire agli ospiti (invitati su altri temi) di partecipare alla presentazione di Evropski Forum? Il testo a cui ha reagito è firmato col mio nome e cognome e, naturalmente, non esprime altro pensiero che il mio personale. Cosa c'entriamo io ed Evropski Forum (o Vreme) con i ministeri o la politica ufficiale? Il nostro mensile sull'integrazione europea è una pubblicazione indipendente realizzata da tre organizzazioni non governative, un vero forum aperto per la critica e le riflessioni di esperti su questo tema, e sarebbe pertanto stato grave, piuttosto, se avessimo difeso le posizioni di qualche governo o di qualche determinato orientamento politico
E infine - la cosa più importante: la sostanza della nostra contesa riguarda la domanda se in questo paese (o in un paese simile) si abbia o meno il diritto di pensare criticamente e di scrivere pubblicamente (niente più di ciò) sull'Unione europea, le sue presidenze, i suoi membri... l'Ambasciatore d'Italia evidentemente questo diritto lo contesta. Ciò vuole forse dire che per scrivere su questi temi si deve avere o chiedere un permesso? Per noi che siamo sopravissuti al comunismo e a Milosevic, purtroppo, non c'è nulla di nuovo in questo "caso", ma le questioni che esso mette in gioco sono fondamentali per uno stato che desidera diventare membro dell'UE. Così la pensano anche molti italiani, conoscenti o meno, che mi scrivono in questi giorni, dopo che il "caso" è finito anche sui media italiani.
Vedi anche:
- L'articolo di Jovan Teokarevic: Come diventare leader
- La lettera dell'ambasciatore d'Italia a Belgrado, Giovanni Caracciolo: Un danno alla reputazione del governo italiano
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