Il parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza, lo scorso 8 febbraio, una risoluzione di condanna delle varie irregolarità che si sono verificate in Serbia durante le elezioni politiche e amministrative del 17 dicembre 2023
Lo scorso 8 febbraio il Parlamento Europeo riunito a Bruxelles ha approvato una risoluzione sulla situazione che si è sviluppata in Serbia in seguito alle elezioni parlamentari e locali tenutesi nel dicembre 2023.
Il testo, approvato con 461 voti favorevoli, 53 contrari, e 43 astenuti , condanna apertamente le varie irregolarità commesse nello svolgimento delle elezioni, tra le quali la mancata tutela della segretezza del voto, la presenza di brogli e voti di gruppo, l’uso di procedure dubbie nello spoglio dei voti e svariati attacchi orchestrati dagli ufficiali serbi contro gli osservatori internazionali. Accuse simili sono state mosse anche dall’Ufficio OSCE per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani e dalla Commissione di Venezia, che già nel 2022 avevano denunciato il mancato adeguamento della Serbia a obblighi e standard di natura internazionale relativi al funzionamento delle istituzioni democratiche.
Nello specifico, il parere congiunto elaborato dalle due istituzioni evidenzia l’importanza non solo del rispetto dei principi che stanno alla base del patrimonio elettorale europeo, ma anche e soprattutto della presenza di quadri normativi capaci di tutelarli.
La risoluzione ripercorre inoltre l’organizzazione di proteste di massa in tutta la Serbia da parte dei partiti di opposizione e degli studenti proprio a seguito delle elezioni del 17 dicembre scorso, e sottolinea le forti polarizzazioni sociali e politiche che hanno caratterizzato il paese. Molti osservatori evidenziano il ruolo centrale giocato nella campagna elettorale dal presidente Aleksandar Vučić, a capo del Partito del progresso serbo (SNS) che era risultato vincitore delle elezioni.
L’abuso delle istituzioni e dei media commesso dalle autorità serbe allo scopo di pilotare l’esito delle elezioni si pone inoltre in netto contrasto con il cammino intrapreso dal paese verso l’adesione all’Unione Europea: come esplicitamente ricordato dalla risoluzione, “il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche serbe è al centro del processo di adesione della Serbia all'UE e della metodologia di adesione a quest'ultima”.
Per questo, la risoluzione ha invocato l’avvio di un’indagine internazionale indipendente sulle irregolarità delle elezioni parlamentari, provinciali e comunali, con particolare attenzione a quelle tenutesi per eleggere l’Assemblea comunale di Belgrado. Il Parlamento Europeo ha anche invitato la Commissione Europea a intervenire in prima persona nell’istituzione di una missione di esperti che valuti la situazione nel paese e che possa facilitare il dialogo sociale tra le parti. Infine, la risoluzione chiede che vengano sospesi i finanziamenti europei alla Serbia qualora le autorità locali si rifiutassero di mettere in pratica le raccomandazioni OSCE in materia elettorale, o se le indagini dovessero dimostrare il coinvolgimento delle autorità nelle frodi.
La risoluzione è stata accolta con soddisfazione da osservatori locali e membri dell’opposizione, sia per i toni fortemente critici usati nel testo, sia per il richiamo ad agire rivolto alla Commissione Europea. Tuttavia, diversi dubbi sono emersi circa l’effettivo impatto che il documento potrà avere su Belgrado, soprattutto perché la risoluzione non è legalmente vincolante. Ciò significa che la decisione finale sull’istituzione di una investigazione internazionale rimane nelle mani della Commissione e sarà dunque soggetta anche agli umori e agli interessi degli Stati membri.
Aleksandar Ivković , analista dello European Western Balkans, ha tratteggiato i due possibili scenari che potrebbero verificarsi se la Commissione Europea dovesse effettivamente avviare una missione d’inchiesta internazionale sulla legittimità delle elezioni in Serbia. Da un lato, le istituzioni serbe non avrebbero sufficienti mezzi per risolvere la crisi istituzionale; dall’altro, il governo serbo dovrebbe riconoscere l’insostenibilità dello scenario politico locale, e concedere la presenza di una missione internazionale nel paese.
Ad ogni modo, la risoluzione ha il merito di aver portato l’attenzione dell’Unione Europea sulla natura problematica delle elezioni in Serbia, e la possibilità di alzare il livello critico dell’opinione pubblica del paese.
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