Georg Weifert nato a Pančevo sotto l’allora Impero austro-ungarico - da una famiglia di origini tedesche - è stato un industriale visionario; le sue gesta e la storia della sua famiglia si legano indissolubilmente alla città natale e al birrificio più vecchio di tutti i Balcani
La storia della birra in Serbia è lunga tre secoli e inizia al tempo in cui l’Austria sconfisse l’Impero Ottomano nella guerra del 1716, ponendo così fine a 164 anni di dominio turco sulla regione del Banato, una parte dell’odierna Vojvodina. Pochi anni dopo infatti, esattamente il 12 gennaio 1722, l’amministrazione provinciale della storica capitale, Timişoara, rilasciò ad Abraham Kepiš, ebreo di Bratislava, il permesso di aprire il primo piccolo laboratorio per la produzione di birra nella città di Pančevo. L‘attività sopravvisse con alterne fortune e diversi proprietari fino al 1847 quando il capostipite della dinastia “Weifert” si trasferì a Pančevo dalla città di Vršac; a quel tempo l’uomo si guadagnava da vivere trasportando con una barca di legno il frumento attraverso il Danubio ma il caso volle che un parente, lamentando dei problemi con il birrificio appena aperto, gli chieda aiuto. Georg (da cui prenderà poi il nome l’illustre nipote) rilevò così con i risparmi messi da parte il birrificio e ne riorganizzò l’intera produzione. Il fascino del fiume era però troppo forte e decise di passare l’attività al figlio Ignaz, non prima di averlo mandato a studiare a Monaco di Baviera dai più grandi esperti di birra dell’epoca. Tornato a casa, Ignaz prese il birrificio di Pančevo sotto la sua ala protettrice e insieme al giovane figlio Georg, anche lui formatosi e diplomatosi in Germania, diede inizio al periodo d’oro della produzione della birra in Serbia. Insieme, i due avviarono altri birrifici e quello di Belgrado (la fallita “BIP” di oggi), era considerato a suo tempo il più moderno dei Balcani e il più grande in termini di produzione. Alla fine del XIX secolo, Georg Weifert diventò una delle persone più ricche della regione e la birra da lui prodotta vinse due volte la medaglia d’oro per la qualità all’Esposizione mondiale a Parigi nel 1889 e nel 1900.
Un simbolo di Pančevo
Il birrificio “Weifert” ebbe un ruolo significativo anche nella vita culturale della città di Pančevo, in quanto nelle sue sale erano soliti ritrovarsi associazioni umanitarie, femminili e artistiche, le quali organizzavano nei suoi spazi eventi di beneficenza, concerti e spettacoli teatrali. La sede, vicina al fiume Tamiš, un affluente del Danubio, permetteva agli amanti della birra di Belgrado di arrivarci addirittura in piroscafo, sebbene spesso accadesse che il fiume straripasse e allagasse i locali mettendo in pericolo il lavoro e la produzione della birra. Per evitare ulteriori danni, nel 1891 Ignaz acquistò così lì vicino un terreno rialzato dove costruì una struttura per conservare la birra, mentre anni dopo Georg ci affiancò una fabbrica per fare il ghiaccio. Dell’intero complesso, conosciuto in città come “Slavina ”, se ne parla ancora oggi e una leggenda narra addirittura dell’esistenza di un tunnel sotterraneo che serviva per trasportare la merce da un luogo all’altro.
Prima della fine della Seconda guerra mondiale il birrificio venne confiscato e poi nazionalizzato il 3 novembre 1946. Dal 1° gennaio 1964 operò all’interno del neocostituito Complesso Agricolo-Industriale “Tamiš”, e cessò di funzionare. Nel settembre 1977 fu rimesso in funzione in una nuova sede dopodiché la società commerciale “Metalurgija” si trasferì nelle sue vecchie strutture e lo portò alla rovina; le macchine per la produzione della birra e le caldaie vennero tagliate per farne rottame e vendute nei mercati al chilo. Una gestione irresponsabile dello spazio fece il resto e il fabbricato divenne poco alla volta una discarica a cielo aperto di ferro e legname. Successivamente un incendio, il 6 aprile 2005, lo danneggiò ulteriormente, sebbene dal 1991 l’edificio avesse lo status di bene culturale di grande importanza. Tutte le iniziative, così come i concorsi per la ricostruzione e rivitalizzazione degli spazi rimasero inascoltati e alla fine del 2008 anche la produzione nell’altro stabilimento fu sospesa definitivamente.
Nel 2015 però, grazie agli sforzi di un’associazione cittadina, una parte del birrificio venne recuperata e trasformata in museo aperto oggi ai visitatori, mentre un ristorante , sempre all’interno del complesso, permette a tutti di poter ancora gustare la birra “Weifert” prodotta secondo l’antica ricetta.
Una passione per le miniere
Georg Weifert nacque a Pančevo nel 1850, allora piccola città di confine alla foce del fiume Tamiš, abitata principalmente da serbi, tedeschi e ungheresi. Si narra che fece del suo meglio per perdere l’accento tedesco, senza però mai riuscirci, e che grazie alle sue capacità il principe Mihailo Obrenović lo aiutò a diventare un cittadino della Serbia. Ereditata dal nonno e dal padre la passione per la birra, fu oltre che grande industriale, benefattore e filantropo.
Iniziò da giovane, con il padre, l’attività di birraio dopo gli studi in Baviera e il bisogno crescente di carbone per il birrificio a vapore di Belgrado lo portò a sviluppare l’estrazione mineraria alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, fondando il primo Centro per l’esplorazione delle risorse minerarie nella città di Bor. Uomo intraprendente e instancabile trascinò nelle sue avventure minerarie ingegneri e minatori, acquistò molte attrezzature e costruì nuovi insediamenti spendendo ingenti fortune. Vicino alla bancarotta per più volte i contemporanei sostenevano spesso malvagiamente che fosse “maturo per il suicidio”. Quando un giorno ormai tutte le banche di Belgrado si rifiutavano di accettare cambiali sbattendogli la porta in faccia, Georg, vestito elegantemente, si presentò una mattina alla Banca Commerciale chiedendo un prestito di 50.000 dinari in oro. Miloš Tucaković, allora direttore della banca, firmò la cambiale e inconsapevolmente consentì così all’apertura della miniera di Bor, il giacimento di minerale di rame più famoso d’Europa. Era il 1903, e l’avventura durò poco; per lo sfruttamento della miniera era infatti necessaria un’enorme quantità di denaro, che né Georg né lo Stato della Serbia avevano; assieme a dei partner francesi lui fondò quindi una società in cui possedeva 3.300 azioni per un valore di oltre un milione di franchi in oro. Essendo uno dei più grandi industriali del paese fu tra i fondatori della “Banca nazionale serba”, per cui fu vicegovernatore e governatore in due occasioni, per poi venirne eletto come governatore onorario a vita. Acquisì in campo finanziario grandi meriti nel mantenere il valore del dinaro e nel facilitare le operazioni di credito in Serbia.
Benefattore del popolo serbo
È difficile enumerare tutte le associazioni scientifiche, educative e umanitarie di cui Georg Weifert è stato fondatore o benefattore. Istituì il fondo per l’invalidità “San Giorgio” in aiuto degli invalidi di guerra serbi e dei loro orfani, elargendo ingenti somme private. Fu fondatore, e poi presidente, dell’Associazione "Kralj Dečanski" per la cura e l’educazione dei bambini sordomuti, alla cui testa rimase fino alla morte. A Dedinje donò un terreno all’Associazione delle dottoresse di Belgrado dove venne costruito un ospedale con l’aiuto di alcune donne medico scozzesi e durante l’intera costruzione della struttura mise a disposizione dell’azienda il suo conto presso la Banca nazionale, finanziando anche un orfanotrofio a Belgrado. A chi gli rimproverava di non essere parsimonioso rispondeva, “Bisogna dare per avere di nuovo”, e questo motto lo contraddistinse per tutta la vita.
Durante la guerra serbo-turca, dal 1876 al 1878, si distinse in diversi campi. Grazie ai suoi fondi furono acquistate le prime batterie di cannoni per le unità di artiglieria dell’esercito serbo. Durante la guerra si arruolò volontario come cavaliere nei ranghi dell’Esercito Popolare, e per i suoi meriti fu insignito della medaglia al coraggio. Durante la guerra balcanica del 1912, a causa della grande mancanza di cibo, Weifert fornì personalmente 60.000 pagnotte di pane alla popolazione affamata ed inviò in dono un carro di birra alla cavalleria serba. Durante la Prima guerra mondiale, in esilio nel sud della Francia, raccolse donazioni non solo in Europa e in America ma anche in altre parti del mondo per fornire assistenza necessaria alla popolazione allora ridotta in schiavitù e all’esercito serbo.
A proprie spese nel 1924, e per la sua città natale Pančevo, eresse la chiesa parrocchiale cattolica dedicata a S. Anna (il nome di sua madre), dove vennero poi eseguite le sue esequie. A Glogovac, vicino a Bor, costruì anche una chiesa ortodossa dedicata a San Giorgio. Fu uno dei fondatori dell’Associazione dei ciclisti a cui donò il terreno per la prima pista e presidente dei vigili del fuoco del Banato nonché presidente onorario dei vigili del fuoco di Vršac.
Collezionista e massone
Da appassionato collezionista donò la sua preziosissima collezione numismatica, ereditata dalla sua famiglia e composta da 14.000 copie di monete per lo più antiche, al Museo Nazionale della Serbia e all’Università di Belgrado. Lasciò anche la sua preziosa collezione di dipinti, schizzi e mappe della vecchia Belgrado al Museo della città di Belgrado. Fu insignito di vari ordini, onorificenze e medaglie al valore e fu cittadino onorario della città di Pančevo e Knjaževac. Non si interessò mai di politica attivamente e nel 1890 entrò nella massoneria a Pest, mentre fu Gran Maestro della Gran Loggia dei Serbi, Croati e Sloveni e successivamente della Gran Loggia di Jugoslavia nel 1919.
Morì il 12 gennaio 1937 a Belgrado all’età di 87 anni, senza lasciare eredi, accompagnato nel funerale da migliaia di persone, con tutti gli onori . È sepolto a Pančevo, nella tomba di famiglia nel cimitero cattolico romano. I suoi concittadini, estremamente orgogliosi della sua opera, hanno istituito nella sua città natale la manifestazione “I giorni di Weifert ” e il tour turistico “Sulle orme di Georg Weifert”. Il riconoscimento dell’importanza avuta gli conferisce infine l’onore di mostrarsi quotidianamente con i suoi baffoni sulle banconote rosse da 1.000 dinari .
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