Se il parlamento approverà la proposta governativa contenente le misure per la "stabilizzazione economica", già a maggio la Serbia potrebbe ottenere la prima e più cospicua parte degli aiuti finanziari stanziati dal FMI. Ma per la maggior parte della popolazione questo si tradurrà in una nuova e dolorosa ''stretta di cinghia''
La Serbia è sempre più colpita dalla crisi finanziaria globale e, secondo il Commissario europeo all'allargamento Olli Rehn, è di cruciale importanza evitare di mettere in pericolo le riforme chiave che avvicinano il paese all'Ue. Di fronte ai membri del Parlamento di Strasburgo, Rehn ha affermato che il governo serbo continua ad impegnarsi nel suo programma europeo, e dopo essersi complimentato per le misure adottate nell'ultimo periodo, ha aggiunto però che la Serbia "deve continuare il processo di adattamento strutturale rispettando i suoi impegni".
Recentemente la Serbia è riuscita a stipulare un accordo con il FMI che prevede un sostegno finanziario di un totale di tre miliardi di euro. Come ha dichiarato il primo ministro Mirko Cvetković, questa cifra coprirebbe l'intero pacchetto di riforme governative del Piano di stabilità economica del paese, un "segnale positivo per tutti gli investitori e le altre istituzioni finanziarie internazionali, affinché continuino ad investire in Serbia". Il consiglio d'amministrazione del FMI dovrebbe dare il via definitivo all'accordo il prossimo 11 maggio, e a Strasburgo il commissario Rehn ha dichiarato che la Commissione europea potrebbe considerare l'opportunità di stanziare parte degli strumenti di preadesione Ue 2009 per rispondere alle esigenze di bilancio della Serbia.
Stringere la cinghia
In questo momento le autorità di Belgrado sono molto preoccupate per come rispettare le condizioni del FMI e ridurre le spese statali, che ammontano a circa un miliardo di euro. Inoltre, grande preoccupazione vi è per l'approvazione o meno da parte dei membri del Parlamento serbo della proposta di riformulazione del bilancio, con cui si prevede di ridurre le entrate a 649,3 miliardi di dinari circa 6,867 miliardi di euro, ndt e di tagliare le spese a 719,8 miliardi di dinari circa 7,612 miliardi di euro, ndt, vale a dire 28,9 miliardi di dinari circa 305,6 milioni di euro, ndt in meno rispetto al bilancio preliminare per quest'anno. Il deficit di budget è aumentato da 49,9 a circa 70 miliardi di dinari da circa 528 a 740 milioni di euro, ndt, così che il buco nelle casse dello stato sarà pari al 2,3% del PIL.
I maggiori risparmi sono previsti dalla diminuzione delle spese discrezionali degli enti pubblici (40 miliardi di dinari - 423 milioni di euro) e la riduzione dei trasferimenti alle amministrazioni locali (15 miliardi - 158,6 milioni di euro).
Subirà un duro colpo anche l'amministrazione statale. Tra le misure proposte vi è infatti anche la tassazione aggiuntiva del 10% per gli stipendi superiori ai 40.000 dinari 423 euro, ndt e del 15% per quelli che superano i 100.000 dinari 1057 euro, ndt; questo colpirebbe circa 30.000 dipendenti dell'amministrazione statale e tutte le agenzie e organizzazioni di proprietà dello stato, tra cui il Parlamento, la Banca Nazionale, le amministrazioni locali e provinciali, le Camere di commercio, le imprese e le agenzie pubbliche. Con questo provvedimento, valido fino alla fine del 2009, si avrebbe un risparmio di 1-2 miliardi di dinari 10,5 - 21 milioni di euro, ndt, che andrebbe in un fondo particolare per la lotta alla crisi economica.
I parlamentari devono decidere anche se approvare le modifiche e le appendici alla Legge sui beni mobili. La tassa sulle auto di lusso diverrebbe tre volte maggiore rispetto all'attuale. I proprietari di auto di oltre 2000 di cilindrata, di yacht, barche di lusso e moto di grande potenza pagherebbero tra i 37.000 e i 155.000 dinari all'anno 391 - 1639 euro, ndt, e la tassa sull'utilizzo sarebbe uguale per imprese e cittadini. Tra le altre misure di risparmio e di risanamento delle casse dello stato, vi sono anche quelle che colpiranno tutti i cittadini: la tassa del 10% sulla telefonia mobile, l'aumento della tassa su benzina, diesel, gasolio e sigarette, e l'aumento delle imposte sugli immobili. Il risultato sarà un aumento delle entrate di 16 miliardi di dinari 169 milioni di euro, ndt
Per dare prova della "serietà" dei propri provvedimenti, il governo serbo dovrebbe per primo comportarsi in modo più razionale, in primis riducendo il numero di ministri (ora sono addirittura 21, senza contare i vicepresidenti del governo e i ministri senza portafoglio) e di impiegati. Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Rasim Ljajić ha dichiarato al giornale belgradese Večernje novosti" che a suo avviso il numero ideale di ministeri sarebbe 15 o 16, e che si dovrebbe diminuire il numero di parlamentari da 250 a 150.
Ottimismo del governo, paura dei cittadini
Come c'era da aspettarsi, il programma governativo di riforme - che soddisferebbe il FMI - non piace né ai cittadini, né all'opposizione e nemmeno a molti parlamentari, convinti che le misure proposte metteranno in pericolo gli interessi del loro elettorato (e i propri interessi). Così, ad esempio, i membri del Consiglio degli ungheresi di Vojvodina (SVM) e la Lega dei Socialdemocratici di Vojvodina (LSV) hanno chiesto al governo di rivalutare le modifiche proposte, in quanto ritengono che la Vojvodina dovrebbe continuare a ricevere il 7% dei finanziamenti dallo stato, quanto le spetta secondo la Costituzione, e non il 5,7% come previsto dal nuovo bilancio.
I rappresentanti del Partito liberal-democratico hanno annunciato che voteranno contro le riforme economiche presentate e hanno proposto una riorganizzazione e una riduzione dei ministeri del governo, e anche gli altri partiti dell'opposizione hanno dichiarato che non appoggeranno il nuovo bilancio e continueranno nel sostenere la legge di bilancio già approvata.
Mentre l'opinione pubblica attende impaziente e un po' impaurita il risultato della discussione parlamentare - da cui dipenderà il loro standard di vita, i loro futuri guadagni e le loro spese quotidiane - il vice presidente del governo e ministro dell'Economia Mlađan Dinkić si prepara per il suo viaggio a Washington. Qui attenderà la decisione dei rappresentanti della Banca Mondiale e del FMI di appoggiare o meno oltre al "vecchio" anche il "nuovo" pacchetto di misure anti-crisi, in modo che, già a fine maggio, la Serbia potrà ricevere i primi 2,2 miliardi di euro dell'accordo.
Stando alle dichiarazioni di Dinkić al quotidiano serbo Politika, questo basterebbe a mantenere l'attuale valore del dinaro, la stabilità macroeconomica e le riserve in valuta estera. Inoltre, il ministro ha sottolineato che è importante che l'accordo con il FMI venga rispettato anche con il patto sul rifinanziamento del credito delle compagnie serbe presso le banche straniere.
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