Doppia intervista con Predrag Momčilović, coordinatore della segreteria internazionale di Ne Davimo Beograd e membro della coalizione verde Moramo che per la prima volta, dopo la tornata elettorale di domenica 3 aprile, siederà in Parlamento, e con Thomas Waitz, co-presidente del Partito Verde Europeo
Quando è stata costituita la coalizione Moramo e quanti seggi ha ottenuto a livello comunale e nazionale?
Abbiamo lanciato la coalizione Moramo agli inizi del 2022 ma già in precedenza come Ne Davimo Beograd collaborammo con Platforma Akcija ed Ekološki ustanak contro lo sfruttamento dei giacimenti di Litio e contro la costruzione di centrali idroelettriche. Per quanto riguarda i seggi ottenuti invece, stando ai risultati ancora parziali e non definitivi, dovremmo averne 13 sia al parlamento che al consiglio comunale di Belgrado.
Questa era la prima volta che la coalizione partecipava alle elezioni nazionali, mentre Ne Davimo Beograd aveva partecipato da sola alle ultime elezioni comunali di Belgrado non superando però la soglia di sbarramento. Quale il vostro giudizio sull'esito elettorale?
Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti anche tenendo conto del fatto che le elezioni in Serbia non sono eque e non rispettano i requisiti minimi democratici che uno stato dovrebbe garantire. Le persone nemmeno ci conoscevano perché non c’è libertà dei media. Abbiamo trovato anche molta difficoltà nell’avere attenzione mediatica e le poche volte che l’abbiamo avuta non ci prendevano sul serio. Venivamo invitati a partecipare a dibattiti politici in cui era presente soltanto la destra radicale composta da squilibrati. È anche problematico il fatto che l’SNS non ha mai preso parte ai dibattiti. Facevano solo dei monologhi a tu per tu con i giornalisti più vicini a loro.
In che modo avete organizzato e finanziato la campagna elettorale?
Siamo andati, casa per casa, strada per strada, facendo conoscere alle persone il nostro programma. Abbiamo creato anche dei tavoli pubblici in cui chiedevamo alla gente quali problemi avesse e cercavamo di dare risposte. Per far ciò ci servivano ovviamente dei soldi ma non molti. La maggior parte dei fondi utilizzati provenivano dallo stato, che concede finanziamenti ai partiti che si presentano alle elezioni. Se superi l’1% non devi restituire i soldi. Poi dobbiamo anche ringraziare la diaspora serba, abbiamo ricevuto tante piccole donazioni da cittadini serbi che abitano in giro per il mondo.
Vede dei cambiamenti in Serbia dopo queste elezioni?
Questo parlamento rispetto al precedente è più variegato, con anime diverse. Vučić e l’SNS hanno vinto ma hanno anche perso. È la prima volta che il loro consenso non è aumentato, anzi, è diminuito. Nell’ultimo parlamento avevano i numeri per cambiare la Costituzione, ma ora nemmeno sommando i loro seggi a quelli del partito socialista ci riuscirebbero. È un risultato importante. Sono sicuro che tra 4 anni loro saranno ancora più deboli e noi (Moramo) più forti.
Ci tengo a sottolineare che era importante correre da soli, anche se eravamo sicuri che non saremmo riusciti a vincere le elezioni. Se tutta l’opposizione fosse andata in blocco avremmo rischiato di fare la fine dell’opposizione in Ungheria. Avremmo comunque perso. È importante trasmettere alle persone valori e idee. E per far questo non potevamo creare una coalizione più ampia. Avremmo perso la narrativa che invece siamo riusciti a costruire. Noi non cerchiamo soltanto di governare il paese ma anche di creare un’alternativa credibile che possa far breccia nelle persone. Siamo un movimento che è partito dal basso e che crede molto nel coinvolgimento democratico e attivo della cittadinanza. Dobbiamo riuscire a districarci tra il breve e il lungo periodo. È come se stessimo correndo in contemporanea una maratona e i 100 metri. Ma sono fiducioso. Sono sicuro che cambieremo il sistema politico serbo. Dobbiamo continuare a lavorare duramente per arrivare pronti e ancora più forti alle prossime elezioni.
Thomas Waitz, co-presidente dei Verdi europei
Come e perché i Verdi europei hanno deciso di sostenere Moramo? Come partito Verde europeo avete intenzione di sostenere ulteriormente questa coalizione?
Come Verdi europei, abbiamo seguito Moramo sin dall’inizio. Il Partito Verde Europeo è attualmente coinvolto in un processo strutturale di richiesta di adesione da parte della coalizione. Moramo abbraccia e promuove l'agenda verde, in cui le questioni ambientali, sociali, economiche e democratiche sono interconnesse. Questo è il modo in cui bisogna impostare le politiche verdi e Moramo le sta implementando in linea con la famiglia verde europea.
In che misura Moramo riuscirà a contrastare le tendenze non democratiche presenti nella politica serba?
Abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico che funzioni per tutti, senza lasciare nessuno indietro. Moramo, con l'ingresso nel parlamento nazionale e nell'assemblea cittadina di Belgrado, avrà l'opportunità di raggiungere un pubblico nazionale in tutti gli angoli della Serbia. Riuscirà ad offrire nuove soluzioni e risposte credibili non solo sulle questioni di carattere generale, ma anche sui problemi quotidiani della cittadinanza come la gestione dell'acqua, l'agricoltura e la pianificazione urbana. Attraverso queste proposte concrete, lavorerà per adattare i sistemi alle soluzioni reali e contrasterà così la vuota retorica dell'élite corrotta che toglie soldi e potere politico alla gente.
Un’onda verde che sta investendo non solo la Serbia ma anche altri paesi balcanici come la Croazia e il Montenegro...
Questa tendenza mostra che abbiamo forze che vogliono lavorare insieme. Molti problemi, infatti, non sono nazionali ma transfrontalieri, come l'inquinamento atmosferico e la mobilità. Avere buoni e stabili stakeholder verdi è importante per assicurarci di implementare soluzioni che siano sostenibili per l'intera regione e per l'Europa. Porre l'ambiente in cima all'agenda politica sta rendendo le persone consapevoli dell'importanza e del potere della mobilitazione e della democratizzazione. Nel mezzo della crisi climatica che stiamo affrontando a livello globale, gli attori verdi nei Balcani occidentali si stanno impegnando nella realizzazione di politiche volte a raggiungere una transizione ecologica che funzioni per le persone e il pianeta.
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