Dopo gli incidenti della scorsa notte nelle capitali serbe, ieri ci sono state diverse manifestazioni di protesta per gli accadimenti in Kosovo. In diverse città del paese parecchie persone si sono riversate nelle piazze e nelle strade per manifestare
Nel pomeriggio di ieri a Belgrado oltre un migliaio di cittadini guidati dai più alti funzionari dello stato e della chiesa si sono riuniti davanti alla chiesa di Sveti Sava, dove hanno acceso delle candele per le vittime in Kosovo. I cittadini guidati dal patriarca della Chiesa serba ortodossa Pavle, dal premier Vojislav Koštunica, dal ministro della difesa Boris Tadić, insieme con tutti i membri del governo, il metropolita Amfilojie e altri funzionari sono giunti davanti al più grande edificio religioso della capitale serba, la chiesa di Sveti Sava, mentre suonavano le campane.
Il neo eletto premier serbo Voijslav Koštunica si è rivolto ai dimostranti dicendo che la Serbia "non darà il Kosovo", perché i Serbi senza Kosovo sono "nessuno e niente". Il premier prima di invitare la folla a sciogliere pacificamente il raduno ha dichiarato riferendosi al Kosovo: "Non ci saremmo stati se non lo avessimo custodito. Dobbiamo salvaguardarlo anche oggi".
Sempre nel pomeriggio di ieri oltre cinque mila cittadini si sono dati appuntamento davanti alla sede del governo per protestare contro gli attacchi contro i Serbi del Kosovo, richiedendo al governo di darsi da fare per difendere i loro connazionali minacciati. I manifestanti hanno chiesto al governo di dare spiegazioni su quanto sta accadendo in Kosovo e di spiegare come pensano di tranquillizzare la situazione. Le proteste sono state organizzate dall'Associazione dei serbi del Kosovo scomparsi e cacciati.
Come riporta l'agenzia Beta, il presidente di tale associazione ha ripetutamente chiesto ai rappresentanti del governo di partecipare attivamente alla proteste seguite agli scontri in Kosovo. I cittadini riuniti hanno urlato "Morte agli albanesi", "Andiamo in Kosovo" cantando canzoni cetniche e sventolando la bandiera serba.
Manifestazioni sono state indette anche da molti studenti delle scuole superiori, i quali hanno abbandonato le lezioni per protestare nelle strade. Circa un migliaio di studenti si sono riuniti davanti alla facoltà di Filosofia a Belgrado per protestare contro quanto sta accandendo in Kosovo. Gli organizzatori delle proteste hanno richiesto che le lezioni di oggi vengano interrotte prima e hanno invitato tutti i dimostranti a riunirsi oggi pomeriggio alle 15 in piazza della Repubblica.
Ieri anche in altre città, in particolare della Serbia meridionale, ci sono stare dimostrazioni di protesta contro gli attacchi in Kosovo. A Kraljevo, la folla ha urlato "dateci le armi, vogliamo le nostre case", mentre il sindaco della città ha appoggiate le manifestazioni ma ha invitato alla calma e alla conduzione delle stesse in modo civile. I cittadini sono scesi in piazza anche nelle seguenti città: Jagodina, Bor, Leskovac, Kruševac, Pirot, Čačak, Sabac, Valjevo, Smederevo e Merdare.
Dimostrazioni sono in corso tutt'ora davanti alla sede del governo a Belgrado, da dove partirà un corteo di manifestanti, guidato dai rappresentanti del governo, in direzione della chiesa di San Sava.
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