Vinarija Čokot a Župa, Serbia - Foto gentilmente concessa da Radovan Đorđević

Vinarija Čokot a Župa, Serbia - Foto gentilmente concessa da Radovan Đorđević

La regione della Župa è oggi una delle stelle nascenti dell'industria vinicola in Serbia, con varietà autoctone come Prokupac e Tamjanika. Come molte altre aree di produzione nella regione, però, deve fare i conti con le molte sfide che arrivano dai cambiamenti climatici

07/08/2024 -  Ian Bancroft

Chi è alla ricerca di prove tangibili del cambiamento climatico non deve fare altro che parlare con qualsiasi enologo. Anni fa scrivevo della Graševina della Slavonia nella Croazia orientale. In un vigneto mi hanno raccontato che in circa quindici anni la gradazione alcolica dell’uva era aumentata di uno sbalorditivo 1,5%. In Macedonia del Nord si parlava della difficoltà di mantenere il Vranac, una varietà rossa autoctona, sotto il 16%.

Qualcuno potrebbe alzare i calici alla prospettiva di più alcol, ma la qualità di un vino dipende in gran parte dall'equilibrio e dall'armonia, in particolare tra acidità e alcol. Se si eccede nel secondo, il piacere lascia spazio ad accaldamento e mal di testa.

Radovan Đorđević, proprietario di Vinarija Čokot ed enologo di fiducia per molti altri vigneti, è una delle stelle nascenti della fiorente industria vinicola in Serbia. Con cinque ettari nella regione di Župa (ai piedi della catena montuosa Kopaonik, spesso descritta come la "Toscana della Serbia") ha sperimentato in prima persona le sfide di modelli meteorologici più imprevedibili.

“Come nel resto del mondo”, afferma Radovan, “noi abbiamo lo stesso problema: un contenuto di zucchero più elevato e un livello di acido più basso”. Questi sono elementi essenziali del vino di qualità; le basi su cui viticoltori come Radovan possono operare la loro magia. L’eccellenza di Radovan è fuori discussione. La sua gamma al 100% di Prokupac e Tamjanika è considerata il migliore esempio di queste varietà autoctone che sono il cuore dell'identità vinicola di Župa. Con una nuova azienda vinicola, Radovan è diventato una delle chiavi di volta su cui poggia la continua crescita della regione.

“Oggi la vendemmia avviene da dieci a venti giorni prima”, riflette, “il che spesso causa tannini acerbi”. I tannini sono quelle parti del vino che, come una bustina di tè stufata per troppo tempo, fanno presa sulle gengive. Quando sono maturi e morbidi (spesso con il beneficio del tempo in bottiglia), donano corpo, struttura ed eleganza setosa. Quando sono sottosviluppati sono amari, astringenti e sgradevoli.

Radovan Đorđević (foto archivio privato)

Radovan Đorđević (foto archivio privato)

I vigneti oggi non hanno tempo sufficiente per riprendersi. La dormienza invernale consente alle viti di conservare energia e prepararsi per una nuova crescita. "Un altro problema sono quelli che io chiamo 'inverni medi', con temperature più elevate, il che significa un inizio molto precoce del germogliamento e della vegetazione”. Senza tempo sufficiente per riprendersi, le viti sono più vulnerabili alle malattie, stanche come chi non riposa in modo adeguato.

E anche se gli inverni sono più brevi, spesso si ritorcono con vendetta. “Le prime gelate primaverili sono un problema in Francia da diversi anni”, spiega Radovan, “e quest’anno lo sono anche in Serbia. A Župa abbiamo avuto delle gelate intorno al 1° maggio, che hanno danneggiato molti vigneti qui e nella vicina Topola”. Senza gelate, è più regolare la minaccia della grandine.

Se alcuni potrebbero aver visto le immagini dei fuochi nei vigneti in Borgogna o Bordeaux, alimentati da grandi fusti di olio, Župa viene lasciata esposta agli elementi. “Ciò richiede molte persone e attrezzature”, spiega Radovan, “il che significa che semplicemente non siamo preparati”. Radovan si aspetta “sempre più problemi con il gelo”, il momento di agire è adesso, anche se la vista dei combustibili fossili che consumano fusti di petrolio è un anatema per alcuni.

Poi c’è il problema delle malattie. “C’era molta umidità piovana nell’aria”, racconta Radovan, “e molte malattie, come la peronospora e l’oidio”. Interi raccolti possono essere devastati se non vengono trattati; secondo Radovan l'anno scorso sono stati colpiti più del 50% dei vigneti. “Esiste un’assicurazione privata, ma non tutti possono permettersi i premi”, aggiunge, confermando che l’assistenza statale è limitata.

Župa non è sola. "È lo stesso in Croazia, Slovenia, Bosnia Erzegovina", sostiene Radovan, "tutti hanno lo stesso problema: anche nel nord Italia è stata un'annata pessima". I produttori di vino qui devono affrontare costi crescenti per salvaguardare non solo i propri investimenti , ma i propri mezzi di sostentamento, le tradizioni familiari e le identità comunitarie, anche se pochi di noi si interessano a queste battaglie quando assaporano un bicchiere di vino. Ci si aspettano progressi anno dopo anno, anche se le annate diventano più varie. Si tratta di più lavoro, ad un costo maggiore, poiché ci aspettiamo prezzi costanti e la stessa o addirittura migliore qualità.

Ci sono, tuttavia, misure correttive che i produttori di vino possono intraprendere. Come per chi teme l’innalzamento del livello del mare, una risposta è costruire (o piantare) a livelli più alti. “Ho piantato a 620 metri sul livello del mare”, quasi si vanta Radovan, “è una buona posizione”. “Non c’erano mai stati vigneti lì prima”, si affretta ad aggiungere, rivelando il rischio insito nella sua scommessa forzata e la fiducia nelle proprie capacità. Ci sono ulteriori sfide legate alla coltivazione a tali altitudini. Innanzitutto, tali siti sono generalmente più difficili da raggiungere con i macchinari, rendendo il compito più impegnativo in termini di manodopera, anche se lo stesso Radovan preferisce raccogliere a mano i grappoli.

Una soluzione correlata è cambiare l’orientamento del vigneto, il che è più difficile di quanto possa sembrare. Mentre un tempo l’esposizione a sud era apprezzata sia per i vigneti che per le proprietà immobiliari, ora i viticoltori vengono incoraggiati a voltare, per così dire, le spalle al sole. "Si stanno diffondendo esposizioni che non sono mai state utilizzate per i vigneti, orientate a nord o nord-est", spiega Radovan.

Le regioni vinicole sono anche costrette a prendere in considerazione la possibilità di piantare nuove varietà una volta considerate “straniere”. "Ho letto alcuni articoli a riguardo qualche anno fa in Francia", racconta Radovan, "hanno importato e iniziato a piantare la Touriga Nacional dal Portogallo, mentre in Australia e Nuova Zelanda ora coltivano il Nero d'Avola". Alcune varietà sono semplicemente più adatte ad un clima più caldo, soprattutto perché mostrano già una maggiore concentrazione di acidità. “È nei geni delle varietà”, osserva Radovan.

Prokupac e Tamjanika sono ben posizionati in questa lotta per la sopravvivenza del più adatto, ma solo se i viticoltori sanno come adattarsi alle mutevoli circostanze. “Anche la gestione del vigneto può essere molto buona”, insiste Radovan, aggiungendo che “sono fondamentali la defogliazione e l’irrigazione”. Rispetto alle prime, le foglie della vite riescono a proteggere l'uva dai raggi solari, contribuendo a preservarne l'acidità. L’irrigazione però a Župa, come in molte zone vinicole della Serbia, non esiste. “Finora non abbiamo avuto molti problemi”, riflette Radovan, “ma d’ora in poi dovremo migliorare le nostre conoscenze nel campo della viticoltura: abbiamo bisogno di più istruzione e conoscenza pratica”. L’esperienza del passato aiuta, ma non necessariamente prepara per il futuro.

Durante la corsa del vino dello scorso settembre, una faticosa corsa di 23 chilometri punteggiata da gradite soste enologiche, non si poteva fare a meno di notare i villaggi abbandonati nelle vicinanze della città di Aleksandrovac. Diversi edifici cominciavano a cedere, con pochissime prospettive di salvezza. I campi nelle valli erano incolti o a riposo.

Dopo aver sopportato i rigori della transizione dalle modalità di produzione socialiste, Župa si trova ora ad affrontare una nuova sfida. I fattori climatici hanno reso il raccolto del 2023 catastrofico per la regione. Molti produttori impiegheranno anni per riprendersi, attingendo alle proprie riserve in assenza di un adeguato sostegno pubblico. Dopotutto è la natura dell'agricoltura, come mi ricorda uno di loro. Eppure i cambiamenti sono così rapidi e profondi che ciò che hanno fatto sul territorio per decenni potenzialmente non è più applicabile.

È necessario un rapido adattamento per far fronte a grandi cambiamenti in un lasso di tempo relativamente breve. Nel frattempo, ci saranno più notti insonni e nuove manifestazioni di cambiamenti climatici. Come per Župa, così anche per il resto della regione e oltre. I produttori di vino di tutto il mondo devono unirsi di fronte al cambiamento climatico.


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