Il direttore della televisione N1 ed il caporedattore del portale della tv sono stati querelati con la richiesta di un milione di euro di risarcimento. A fare istanza la Telenor, sempre più aggressiva nei confronti della United media, azienda proprietaria di alcuni media serbi tra cui proprio la N1
In attesa che la Commissione per la tutela della concorrenza si esprima sull’accordo tra la società di telecomunicazioni Telenor, di proprietà del fondo di investimento PPF, e la compagnia Telekom Srbija, di cui lo stato è proprietario di maggioranza – un accordo che prevede la concessione in uso alla società Telenor delle infrastrutture in fibra ottica e dei contenuti prodotti da Telekom – il feroce scontro tra Telenor e Telekom da una parte e la compagnia United Media dall’altra rischia di trasferirsi nelle aule di tribunale.
Lo scorso 5 febbraio la società Telenor ha presentato una querela presso l’Alta corte di Belgrado contro il direttore dell’emittente televisiva N1 Jugoslav Ćosić, il caporedattore del portale N1 Nikola Stojić e Adria News LLC, accusandoli di condurre una campagna mediatica contro l’accordo tra Telenor e Telekom e chiedendo un risarcimento danni pari a 113.235.628 dinari (circa un milione di euro).
Nell’atto di querela si afferma che l’emittente e il portale N1 hanno pubblicato una mole di informazioni non veritiere sulla società Telenor, in particolare in merito alla collaborazione tra Telenor e Telekom, informazioni che, secondo il querelante, sarebbero parte integrante di una campagna diffamatoria che avrebbe arrecato a Telenor ingenti danni materiali.
La società Telenor ha reso noto di aver presentato una querela anche contro le società United Media B.V. con sede in Olanda, Srpska kablovska mreža LLC con sede a Belgrado, Adria News s.a.r.l in Lussemburgo e Adria News LLC a Belgrado per concorrenza sleale, precisando di non aver ancora deciso l’importo del risarcimento che intende chiedere.
Come si è giunti ad un milione di euro
Uno degli aspetti forse interessanti dell'intera vicenda è proprio come si è giunti ad un milione di euro di risarcimento danni.
“A nostro avviso, l’atto di querela è confuso, incomprensibile e incompleto. Inoltre, l’accusa è infondata. Riteniamo che non ci siano i presupposti per chiedere un risarcimento danni perché il querelato non ha compiuto alcuna azione illecita. Di conseguenza, è completamente assurdo parlare dell’importo del risarcimento. Il querelante sostiene che l’importo richiesto corrisponda ai danni derivanti dalla perdita di utenti, a quelli causati alla sua immagine professionale e capacità creditizia, nonché alle risorse che Telenor dovrà investire per ricostruire la sua immagine professionale e reputazione”, spiega a OBC Transeuropa Miloš Stojković, uno degli avvocati di N1.
Stojković aggiunge inoltre che, nel calcolare l’importo del risarcimento richiesto, Telenor ha usato alcuni criteri completamente inadeguati. Ad esempio, nell’atto di querela di parla di sanzioni previste dalla legge per la tutela della concorrenza che – come afferma Stojković – non ha nulla a che vedere con la querela in questione.
“Abbiamo rispettato tutti gli standard professionali. Inoltre, abbiamo sempre rivolto domande sia a Telekom che a Telenor in merito alla loro collaborazione e alle loro finalità. È vero che anche il finanziatore di N1 è coinvolto nella vicenda, ma quando abbiamo deciso di seguire questa storia abbiamo tenuto in considerazione due fatti. Primo, lo stato è proprietario di maggioranza della compagnia Telekom. Secondo, in alcuni documenti elaborati da Telekom si afferma che l’obiettivo della sua collaborazione con Telenor è quello di porre fine all’operato di SBB e di United Group, uno scenario che, se dovesse verificarsi, renderebbe SBB e United Group incapaci di finanziare i media di cui sono proprietari. Sono due questioni di grande interesse pubblico”, spiega a OBCT il direttore dell’emittente N1 Jugoslav Ćosić.
Ćosić aggiunge inoltre che tutte le informazioni pubblicate da N1, comprese quelle pubblicate sul portale dell’emittente, sono basate su documenti la cui veridicità è stata confermata da Telekom. Sottolineando che le loro storie non erano focalizzate sulla compagnia Telenor, Ćosić spiega che Telenor e Telekom condividono l’obiettivo di mettere fine all’operato di SBB e di United Group, per cui se Telenor ha subito danni di certo non li ha subiti a causa delle informazioni pubblicate da N1, bensì per via della sua collaborazione con Telekom.
Nella risposta alla querela presentata da Telenor contro N1 si legge che l’atto di querela contiene numerosi vizi di forma e di sostanza, per cui la querela dovrebbe essere respinta. Si afferma inoltre che la querela è completamente infondata.
Una delle principali tesi sostenute dalla difesa è che la collaborazione tra Telenor e Telekom – i cui obiettivi sono contrari al principio di libera concorrenza e rischiano di produrre effetti anticoncorrenziali – è un tema di interesse pubblico e l’opinione pubblica ha il diritto di esserne informata. La difesa sostiene inoltre che non vi è nulla di problematico nel modo in cui N1 ha parlato di questo tema, dal momento che ha rispettato tutte le norme deontologiche e regole professionali, compreso l’obbligo di verificare, con la dovuta attenzione, la veridicità delle informazioni.
Misura provvisoria
Telenor ha accompagnato entrambe le querele presentate con la richiesta di applicazione di una misura provvisoria nei confronti di N1, chiedendo che a Jugoslav Ćosić e Nikola Stojić venga impedito di pubblicare, per tutta la durata del processo, qualsiasi informazione o commento sull’annunciato accordo tra Telenor e Telekom, pena una sanzione di 300mila dinari (circa 2500 euro) per ogni informazione pubblicata.
“Nel primo processo, l’Alta corte ha respinto la richiesta di Telenor di applicazione di una misura provvisoria, ritenendola infondata, e poi ha respinto anche il ricorso contro tale decisione, ribadendo così l’infondatezza della richiesta di una misura provvisoria. Per quanto riguarda il secondo processo, Telenor ha presentato un’analoga richiesta di applicazione di una misura provvisoria e lo scorso 8 marzo il Tribunale di commercio ha respinto tale richiesta, considerandola infondata. Il querelante ha il diritto di presentare ricorso, ma al momento non sappiamo se Telenor si sia avvalso di questa facoltà”, spiega l’avvocato Miloš Stojković.
Alcuni giuristi ritengono che in questo caso si tratti della cosiddetta querela strategica contro informazioni di interesse pubblico, meglio conosciuta con l’acronimo inglese SLAPP (simile a “slap”, schiaffo in inglese), il cui obiettivo è quello di intimidire i giornalisti e i media e di dissuaderli dall’occuparsi di certi temi.
A prescindere dal fatto che si tratti di una SLAPP o meno, una delle parti uscirà pesantemente sconfitta da questo processo. Resta da vedere se a perdere saranno le aziende di telecomunicazione o i giornalisti.
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