Il consorzio tedesco WAZ ha venduto le sue quote del più antico quotidiano dei Balcani, il belgradese Politika, ad una sconosciuta società russa. Il tutto in gran velocità e con scarsa trasparenza. Garantire la libertà dei media rimane un test importante per il futuro governo della Serbia
All’inizio della scorsa settimana è rimbalzata sulla stampa serba una notizia tanto inattesa quanto rumorosa: il 50% delle quote del più antico quotidiano dei Balcani, il belgradese Politika, sono state vendute per 4.7 milioni di euro ad una sconosciuta società russa con sede a Mosca, la East Media Group. Una società nata nel gennaio di quest’anno, con un capitale iniziale di 250 euro e diretta da un cittadino serbo, Uroš Stefanović.
A vendere la testata è il consorzio tedesco WAZ, che aveva acquistato il 50% di Politika durante il governo Đinđić all’inizio degli anni 2000. Il gruppo editoriale, tra l'altro, è stato diretto dal 2002 da Bodo Hombach, che prima dell’approdo alla WAZ aveva coordinato lo Stability pact per il Sud Est Europa. Dopo aver fatto man bassa di un’ampia fetta delle testate balcaniche (Albania, Macedonia, Montenegro, Bulgaria, Croazia, ecc.) la WAZ negli ultimi anni ha messo in atto una rapida inversione di rotta.
Le azioni restanti del quotidiano sono in mano allo stato serbo, una "golden share" che il nascente governo serbo si è già dichiarato intenzionato a diminuire entro i primi mesi del 2013.
Le dismissioni della WAZ
La vendita del quotidiano belgradese non è che l’ultima di una lunga serie. Nel 2010 la WAZ annunciava il suo ritiro dai Balcani, i motivi ufficiali erano la crisi economica in corso, la pessima situazione dei media nei paesi dell'area, nonché scontri con le élite politiche locali (si ricordi i forti dissapori tra l’ex presidente Tadić e Hombach sulla privatizzazione del quotidiano Večernje Novosti, in parte eredità degli screzi col predecessore Koštunica).
I motivi “reali” - secondo quando scrive la testata elettronica "e-novine", che riporta fonti interne al consorzio tedesco, e in particolare quelle di insider che si sono occupati degli affari nei Balcani - sembra siano dovuti ad affari poco puliti, contratti sempre sul filo della legalità e clamorosi fallimenti, nonostante fiumi di denaro investiti.
Chi c'è dietro?
Tutti a Belgrado si sono chiesti, a ragion veduta, chi ci sia effettivamente dietro la vendita da un giorno all’altro di uno dei quotidiani serbi a maggior tiratura. Tra i più influenti l’Associazione dei giornalisti serbi (UNS) che non ha nascosto la sorpresa per la vendita di Politika, aggiungendo che dietro questo affare ci sarebbe un potente finanziatore del Partito democratico (DS), Miroslav Bogićević.
Bogićević ha smentito immediatamente qualsiasi coinvolgimento nella vendita del quotidiano belgradese. Altre smentite sono giunte prontamente dal Partito democratico, accusato in prima battuta dal rivale Partito progressista serbo (SNS), nonché vincitore delle recenti elezioni (politiche e presidenziali), di essere l’artefice di una vendita tanto repentina da innescare sospetti a raffica. Sulla stampa è uscito a più riprese il nome di Dušan Petrović, vicepresidente del DS, ma anch’egli ha smentito categoricamente di aver a che fare con la vendita del quotidiano di Belgrado.
Secondo il Večernje novosti, dietro Uroš Stefanović, direttore della East Media Group, ci sarebbe un’altra figura: Milan Barišić, direttore della fabbrica di accumulatori “Farmakom”, di proprietà di Bogićević.
Uno dei fatti più curiosi, però, è che lo stesso direttore di “Politika spa” Zefirino Grasi non sapeva nulla del passaggio dalla WAZ alla sconosciuta società russa. Tanto meno ne era al corrente il caporedattore responsabile del quotidiano Dragan Bujošević. Entrambi hanno appreso la notizia dal sito dell’Agenzia per il registro delle imprese. Il contratto è stato siglato il 29 giugno scorso da Volker Wentz e Mark Mickash per la WAZ (o meglio, per la Ost Holding con sede a Vienna) e Uroš Stefanović per la East Media Group con sede a Mosca. Il 16 luglio poi vi sarebbe stata la registrazione del cambio di proprietà, con l'uscita della notizia sui media il giorno successivo.
Dalla Russia promesse d'indipendenza
Nel frattempo anche la società russa si è fatta sentire, con un comunicato stampa ha rigettato le speculazioni sulla dibattuta compravendita del quotidiano serbo, smentendo che dietro l’acquisto ci siano politici o partiti politici. Invocando la legalità del contratto, l’intento dichiarato dalla società di Mosca è di migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti e non influenzare la politica redazionale del quotidiano e dei settimanali ad esso correlati.
Il sindacato dei giornalisti però si è già mosso per chiedere che vengano resi noti i dettagli del contratto, suggerendo al nuovo governo serbo, che in questi giorni dovrebbe assumere l’incarico, di operare per affrancare i media dal controllo di politici e potenti tycoon.
Prima o poi dovrà uscire allo scoperto il misterioso acquirente del quotidiano belgradese, ed è quello che chiedono soprattutto i dipendenti che la scorsa settimana hanno protestato pubblicamente per il mancato versamento dell'ultimo mese e mezzo di stipendi.
L’attuale guida del Partito progressista serbo e candidato al ministero della Difesa, Aleksandar Vučić ha già dichiarato che il nuovo governo indagherà sulla vendita di Politika, annunciando che una vendita simile si prospetta anche per un altro quotidiano ad alta tiratura, il Večernje Novosti. I liberal democratici di Čedomir Jovanović hanno invece chiesto che venga al più presto istituita una commissione d’inchiesta per stabilire eventuali violazioni nella vendita di Politika, commissione che dovrebbe essere appoggiata da tutti i partiti.
Che i media facciano gola ai politici è cosa risaputa, così come è nota la secolare storia di Politika, da quotidiano “europeista” a voce di regime, soprattutto negli anni di Milošević. Staremo a vedere se il nuovo governo che ha posto tra i nove obiettivi dell'accordo di coalizione, sebbene all'ultimo posto, la libertà dei media, sarà in grado di riformare un settore così delicato per la democrazia. La vendita di Politika è sicuramente il suo primo test.
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