Božidar Ðelić

Božidar Ðelić (foto DEMOKRATSKA STRANKA / flickr)

Semaforo verde per la Serbia dal Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue. Il 14 giugno i 27 hanno approvato all’unanimità il via libera alla ratifica dell’Accordo di associazione e stabilizzazione. Esulta il governo di Belgrado, insoddisfatta l’opposizione

15/06/2010 -  Luka Zanoni

I ministri degli Esteri dei 27 membri Ue ieri, 14 giugno, hanno deciso all’unanimità di eliminare un importante ostacolo sul percorso di integrazione della Serbia, accettando di sbloccare la ratifica dell’Accordo di associazione e stabilizzazione (Asa). Un incoraggiamento millimetrico ma per la Serbia altamente significativo commenta il quotidiano belgradese “Blic”. L’Asa, infatti, era stato firmato nell’aprile 2008 ma era rimasto sulla carta, senza che si fosse andati avanti con la ratifica dei parlamenti dei paesi membri.

In questi due anni, le richieste di Olanda e Belgio riguardanti una maggiore collaborazione con il Tribunale dell’Aja avevano sempre frenato il percorso della Serbia verso l’Ue. Nel dicembre dello scorso anno era stato sbloccato il cosiddetto accordo commerciale ad interim, entrato in vigore nel gennaio di quest’anno. Ma la ratifica dell’Asa era stata rinviata.

Oggi, nonostante non sia stata presa in considerazione la candidatura della Serbia, già presentata nel dicembre dello scorso anno, Belgrado può rallegrarsi di avere fatto un passo in più, anche se minimo, verso l’Unione.

La ratifica dell’Asa, come precisato dal vice premier Božidar Ðelić, responsabile dell’integrazione europea, richiederà un percorso lungo, probabilmente anche due anni, prima che tutti i parlamenti dei 27 procedano alla firma. “Dipende dalle attività dei parlamenti degli stati membri. Ma è molto importante questa decisione e il fatto che la ratifica prenda inizio, perché per un certo numero di paesi membri si tratta del primo passo per prendere in considerazione la candidatura”, ha precisato Ðelić in un’intervista al belgradese “Danas”, che nell’edizione odierna, riprendendo le parole del vice premier, apre con il titolo “L’Europa ha mantenuto la parola”.

La decisione è stata presa dopo che il capo procuratore del Tribunale dell’Aja Serge Brammertz ha informato i ministri Ue di essere soddisfatto della collaborazione della Serbia con detto tribunale. “La collaborazione con la Serbia è a posto e non ci sono più questioni giuridiche irrisolte”, ha precisato Brammertz all’emittente B92, aggiungendo però che Belgrado deve fare ancora molto per la cattura di Ratko Mladić e Goran Hadžić, gli ultimi due latitanti sulla lista del Tpi.

A Lussemburgo, si legge sulla stampa belgradese, i membri Ue che più hanno spinto a favore della Serbia sono stati Slovenia, Spagna, Austria e Italia, i quali hanno dichiarato che la ratifica dell’Asa è il “minimo” che si potesse concedere alla Serbia. Il capo della diplomazia italiana, Franco Frattini, ha fatto sapere che “l’Italia sarà il primo paese a ratificare l’Asa, perché in parlamento maggioranza e opposizione sono d'accordo”. Anche Madrid, che sta per chiudere il semestre di presidenza dell’Ue, ha ribadito di essere pronta ad una veloce ratifica dell’Accordo di associazione e stabilizzazione della Serbia con l’Unione.

Insoddisfatta invece l’opposizione serba. Secondo il Partito democratico della Serbia (DSS) la ratifica è solo un atto simbolico che serve a rinforzare il governo serbo per poterlo far arrivare a fine mandato, ma si tratta di una decisione che non porterà niente di nuovo. Disincanto anche per il partito di Tomislav Nikolić SNS, secondo il quale si tratta di un atto che è positivo per tutti i cittadini serbi perché dimostra che l’Ue riconosce alla Serbia di aver fatto molto, ma nelle relazioni tra Belgrado e l’Ue “non succede niente di concreto”. Secche anche le dichiarazioni che giungono dal Partito liberale di Čedomir Jovanović: “Da oggi il governo non ha più scuse per rinviare le riforme, tenendo presente il fatto che in parlamento non c’è una sola proposta di legge necessaria al proseguimento dell’adozione degli standard europei”.

L’obiettivo di Belgrado ora è di diventare paese candidato entro l’anno prossimo e di avviare i negoziati per l’adesione. Tuttavia, come ha precisato il ministro degli Esteri olandese, Maksim Verhagen, la pressione sulla Serbia non cesserà del tutto. “Sono ancora molti i passi che il paese dovrà compiere e ad ogni passo i paesi membri possono mettere il veto” ha ribadito Verhagen alla BBC serba. Una risposta indiretta a chi come il noto giornalista Emir Suljagić, nei giorni scorsi intervistato dal sarajevese “Oslobođenje”, aveva detto che se l’Ue decidesse di rinunciare alla cattura di Mladić come condizione alla ratifica dell’Asa, le vittime di Srebrenica perderebbero la speranza di avere giustizia.


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