Sul Kosovo sono emersi in questi anni tre possibili approcci: indipendenza, divisione del territorio, mantenimento dello status quo. La Slovenia disporrebbe di un piano che medierebbe tra tutti e tre
Da Dnevnik.si, 24 dicembre 2007
Traduzione di Dalibor Tomić per Le Courrier des Balkans, e di Carlo Dall'Asta per Osservatorio sui Balcani
Il quotidiano italiano Il Sole 24 ore notava, nel suo reportage sulla cerimonia per l'entrata della Slovenia nello spazio Schengen, che il Primo ministro Janez Janša considera la soluzione della questione del Kosovo come una delle priorità della presidenza slovena dell'Unione europea.
In margine a un reportage sulle celebrazioni al posto di frontiera di Škofijah, i giornalisti del quotidiano economico italiano affermano che Lubliana da diversi giorni sta diffondendo, in seno a un circolo molto ristretto, un piano che assegnerebbe al nord del Kosovo «uno status temporaneo particolare». Tale piano sarebbe il colpo segreto che il governo sloveno intende utilizzare nei negoziati tra Belgrado e Priština, al fine di mitigare le aspirazioni del Kosovo ad una dichiarazione unilaterale d'indipendenza, scrive il quotidiano milanese.
La divisione del Kosovo: colpo segreto sloveno?
La logica di questo piano risiede nella garanzia, per la minoranza serba del Kosovo, di un legame incondizionato con Belgrado. Il Sole stima che le modalità di realizzazione di questo piano sarebbero facilmente applicabili, a differenza di esempi appartenenti al passato, come quello del distretto di Brčko, in Bosnia-Erzegovina, o quello delle zone A e B della regione di Trieste, disputate tra la Jugoslavia e l'Italia dopo la Seconda guerra mondiale. Il quotidiano milanese lascia intendere che il piano segreto di Lubiana ha delle buone possibilità di riuscire, specialmente a motivo della lunga esperienza slovena nelle relazioni con Belgrado e Priština.
È interessante notare che William Montgomery, ex ambasciatore statunitense in Croazia e in Serbia, giunge alle stesse conclusioni: «In questi ultimi anni, le soluzioni proposte per la crisi del Kosovo si riassumono o nell'indipendenza, o nella divisione, o nel congelamento del conflitto. A prima vista queste tre soluzioni sembrano essere incompatibili. Come si può vedere oggi, gli scenari migliori per l'anno a venire includono queste tre soluzioni», scrive William Montgomery nel suo blog.
Come lasciano intendere alcune fonti bene informate in Serbia, l'indipendenza del Kosovo potrebbe essere proclamata il 6 febbraio 2008. Questa indipendenza sarebbe immediatamente riconosciuta dagli Stati Uniti, a cui si assocerebbero la Slovenia, Paese presidente di turno dell'Unione europea, l'Austria e l'Albania. Ciò permetterebbe la realizzazione della missione speciale dell'Unione europea che tornerebbe ad attivare il piano Ahtisaari sull'indipendenza controllata del Kosovo, già rifiutato da Belgrado.
Intanto il Primo ministro serbo, Vojislav Koštunica, ha dichiarato che egli sarebbe obbligato ad interrompere l'avvicinamento del suo Paese all'Unione europea qualora quest'ultima non cambiasse il proprio atteggiamento verso il Kosovo. Vojislav Koštunica dovrebbe bloccare il processo di avvicinamento all'UE e alla NATO, e anche il suo sostegno a Boris Tadić, attuale Presidente della Repubblica, in occasione delle prossime elezioni presidenziali di gennaio, dipenderà dal rispetto da parte di quest'ultimo di questa linea politica intransigente.
Indipendenza del Kosovo: chi è a favore, chi è contro?
Parallelamente, le discussioni sull'eventuale riconoscimento del Kosovo proseguono in seno all'UE. La Romania, la Bulgaria e la Grecia continuano a reclamare più tempo per trovare una soluzione diplomatica al conflitto sul Kosovo.
Certi Paesi dell'UE, essenzialmente la Spagna, la Romania, la Slovacchia, Cipro e la Grecia, non vedono di buon occhio la prospettiva di un riconoscimento unilaterale dell'indipendenza del Kosovo. Malta ha già annunciato che sulla questione del Kosovo rimarrà «silenziosa».
L'indipendenza del Kosovo sarebbe verosimilmente riconosciuta molto rapidamente dai Paesi vicini, in particolare la Macedonia e l'Albania. Viceversa la situazione sarebbe più difficile per il Montenegro e ancor più per la Bosnia-Erzegovina. Nell'eventualità di una dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo, i rappresentanti ufficiali della Republika Srpska rifiuterebbero di riconoscerlo (...).
In compenso certe regioni, che rivendicano la propria indipendenza, si rallegrano di quella eventuale del Kosovo. Così i baschi sono favorevoli all'indipendenza del Kosovo. Joseba Azkarra Rodero, ministro della Giustizia, dell'Impiego e dell'Ambiente del governo autonomo basco, ha affermato che le rivendicazioni d'indipendenza del Kosovo sono positive, come lo sono per tutte le nazioni che conoscono la stessa sorte, perché per tutte si tratta di una lotta per il diritto all'autodeterminazione. «Noi sosteniamo la lotta per l'indipendenza delle nazioni scozzese e kosovara», ha aggiunto il ministro basco pur riconoscendo che, anche se esistono delle similitudini tra questi differenti movimenti, essi non sono identici da un Paese all'altro.
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