Ieri il presidente della repubblica della Slovenia, Borut Pahor, ha conferito un'alta onorificenza a Radio Capodistria. Pubblichiamo il testo del discorso tenuto in occasione da chi, quel premio, l'ha ritirato: Stefano Lusa, caporedattore di Radio Capodistria e corrispondente di OBCT
In questi giorni di trent’anni fa il nostro trasmettitore in onde medie era spinto alla massima potenza. All’epoca potevamo contare anche su una vasta rete di trasmettitori in Italia.
Eravamo decisi a raccontare quello che stava accadendo in Slovenia e come il paese stava brillantemente difendendo la sua proclamazione d’indipendenza. Potevano sentirci fino in Libia.
In quel periodo e nei mesi che seguirono molti nostri colleghi si impegnarono in prima persona per rompere quello che a livello internazionale sembrava un invalicabile muro di gomma e per favorire il riconoscimento italiano della Slovenia.
Oggi la potenza del nostro segnale in onde medie è di trenta volte minore, mentre i nostri trasmettitori in Italia sono spenti. Periodicamente riemergono idee di ridurre ulteriormente la portata del nostro segnale. E’ accaduto anche negli ultimi anni.
Trent’anni fa le nostre redazioni erano piene, oggi molti uffici sono vuoti. In sintesi, i nostri ultimi trent’anni sono stati segnati da una costante lenta erosione.
Nonostante tutto però, per dirla con le parole con cui il coro partigiano di Trieste introduce Vstajenje Primorske: “Noi siamo qui”.
Facciamo il nostro lavoro nel migliore dei modi e usiamo nuove e moderne piattaforme. Gli ascoltatori ci apprezzano ed il nostro lavoro viene spesso ripreso da altre testate slovene, italiane o croate. E’ accaduto con regolarità in tempo di pandemia.
Quello che i nostri maestri ci hanno insegnato è che le minoranze per poter vivere e crescere indisturbate hanno bisogno di buone relazioni tra gli stati.
Quelle tra Slovenia e Italia non sono sempre state serene. Nemmeno negli ultimi trent’anni. C’era bisogno di grandi gesti e di grande coraggio, come quello che Lei ed il presidente Mattarella avete fatto andando dinanzi ai due monumenti simbolo a Basovizza.
Noi probabilmente non abbiamo alcun merito, ma ci consenta di illuderci che con il nostro lavoro abbiamo contribuito a favorire questo processo di avvicinamento ed anche quel gesto.
Signor Presidente, è la prima volta in trent’anni che una onorificenza slovena viene consegnata specificatamente ad una istituzione o a un esponente della minoranza italiana.
Le siamo riconoscenti e grati per averci voluto confermare che “Noi siamo qui”.
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