In una situazione già resa incerta dalla pandemia l'Organizzazione studentesca dell'Università di Lubiana - ŠOU - ha ritirato ogni finanziamento alla propria Radio Študent. Vogliono zittire una voce libera, denuncia chi la anima
Autosufficienza o privatizzazione. È questa la drammatica alternativa che lo scorso 5 gennaio si sono trovati davanti i rappresentanti della storica emittente radio studentesca di Lubiana, Radio Študent. L'ultimatum è arrivato da una delegazione dello ŠOU, l'Organizzazione studentesca dell'Università di Lubiana, di fatto editore della radio.
Radio Študent - con cui OBC Transeuropa ha collaborato in più occasioni - è nata a seguito delle manifestazioni studentesche del 1968 e del 1969. RŠ combina le caratteristiche di base della radio comunitaria e del servizio pubblico. Oltre a creare e trasmettere programmi artistici, informativi e musicali, ha un importante ruolo educativo: forma infatti i giovani al giornalismo e ad altre professioni nel settore e garantisce al pubblico approfondimenti su tematiche spesso trascurate dai media tradizionali.
L'allarme per la sopravvivenza dell'emittente è stato ribadito l'11 gennaio dalla direttrice Ana Kandare e dal caporedattore responsabile Matjaž Zorec in una conferenza stampa nella quale hanno sottolineato come il fatto che il bilancio dell'Organizzazione studentesca per il 2021 non preveda la consueta voce relativa al co-finanziamento dell'emittente sia particolarmente grave. Pur ricoprendo solo un quarto di tutti i fondi per il funzionamento di Radio Študent, minaccia infatti l'intera struttura di finanziamento, che deriva principalmente dal cofinanziamento di molti progetti nazionali ed europei.
Le ragioni di una simile drastica misura vanno rintracciate a giudizio dello ŠOU nella incerta situazione finanziaria determinata dalla pandemia da Covid-19 e dal recente taglio da parte del governo di risorse consistenti in passato assegnate all'organizzazione studentesca, nell'ordine di 600mila euro per il 2021.
Secondo Radio Študent c'è però anche dell'altro e in particolare il desiderio di disciplinare questa radio libera e indipendente.
“La più grande e antica stazione radiofonica studentesca indipendente d'Europa è chiaramente un peso di cui sbarazzarsi il prima possibile. Ci chiediamo a questo punto fino a che punto ŠOU svolga ancora lo scopo e la missione definiti dalla legislazione settoriale e dagli atti fondatori delle forme di organizzazione studentesca, e rappresenti gli interessi della comunità studentesca in generale” si legge in un comunicato emesso da Radio Študent sulla vicenda “sono evidentemente disturbati dalla cronaca critica e dall'opposizione democratica".
“Crediamo che la comunità studentesca non debba vivere in una bolla – prosegue il comunicato - e questo ha come conseguenza che a Radio Študent formiamo ogni anno circa 250 apprendisti, di cui 50 giovani appena formati si uniscono poi a una comunità di oltre 200 giornalisti, presentatori, tecnici, videomaker e editor, che insieme creano più di 5.500 contributi editoriali all'anno. Tra questi vi sono quelli redatti da una delle migliori redazioni scientifiche sul suolo nazionale e la selezione e la discussione di argomenti di politica estera spesso ignorati nel nostro spazio mediatico. Uscire dalla bolla significa anche che la redazione musicale ha costruito e difeso instancabilmente lo status – per oltre mezzo secolo - di piattaforma unica per la musica alternativa. Questi fatti ovviamente non significano molto per la gestione ŠOU”.
I rappresentanti di Radio Študent chiedono che la ŠOU sospenda immediatamente i tentativi di privatizzazione dell'emittente e garantisca finanziamenti per il 2021 e 2022, un periodo transitorio di due anni da destinarsi alla graduale riorganizzazione istituzionale dell'emittente. Si chiede inoltre alle istituzioni pubbliche competenti di svolgere un ruolo attivo nel prevenire la vendita e la commercializzazione di Radio Študent e di preservare la sua missione nel mondo dei media e dell'educazione nell'interesse pubblico, come contributo imprescindibile per i diritti di tutti gli studenti e del pubblico critico.
"La sfida per la sopravvivenza che ci troviamo davanti non ha precedenti nei 50 anni di storia della radio”, si legge nel comunicato. L'emittente, con i suoi 200 giovani collaboratori garantisce 17 ore di programmazione live al giorno.
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