In un anno e mezzo di governo ben cinque ministri sono stati destituiti. La colpa sarebbe l'infedeltà al premier, la verità è che si sono inimicati quello che è oramai il “cerchio magico” di Golob, il ristretto gruppo che gli sta intorno e che sembra reggere le sorti del suo partito, del governo e della Slovenia
Un uomo solo al comando, attorniato da alcuni improbabili consiglieri pronti ad adularlo e a dargli sempre ragione. Il bilancio è di cinque ministri del suo partito impallinati in un anno e mezzo di governo. La loro colpa è stata quella di non essergli stati sufficientemente fedeli, di non aver messo in atto i suoi desideri, di essere considerati inefficienti o di essersi fatti travolgere da scandali. Il loro principale problema, in realtà, è stato quello di essersi inimicati quello che è oramai il “cerchio magico” di Robert Golob, il ristretto gruppo che sta intorno al primo ministro e che sembra reggere le sorti del suo partito, del governo e della Slovenia.
La purga ha coinvolto, oramai, anche Movimento Libertà, dove è in atto una vera e propria resa dei conti. La pittoresca presidente della Camera, Urška Klakočar Župančič, ha così rassegnato le sue dimissioni dalla vicepresidenza del partito.
Ufficialmente “per i troppi impegni istituzionali”. Lei nei primi mesi di governo era stata la vera e propria portavoce del movimento, quella che senza peli sulla lingua aveva puntato il dito sugli avversari del centrosinistra. Da tempo le era stato messo il bavaglio, mentre voci sempre più insistenti stavano dicendo che la sua poltrona alla guida della camera stava pericolosamente traballando. Per capire il suo destino bisognerà attendere di capire come andrà il rimpasto di governo che Golob intenderebbe proporre nei prossimi giorni.
Quello che è chiaro, comunque, è che la Klakočar - Zupančič non è più una delle figure di riferimento di Movimento Libertà. Lei comunque resta nel partito, mentre un suo consigliere è stato messo alla porta senza troppi complimenti. Espulso senza preoccuparsi nemmeno di sentire le sue ragioni. Potrà spiegarle se farà ricorso contro il provvedimento, è stato detto dai vertici del partito.
Stessa sorte anche per la deputata Mojca Šetinc Pašek. Volto di punta di TV Slovenia, era scesa in campo prima delle scorse elezioni “per porre fine ad un periodo in cui il centrodestra stava intaccando la costituzione e lo stato di diritto, discreditando i suoi avversari”.
Al premier ed al suo “cerchio magico” non è andato proprio giù che la Šetinc- Pašek non si fosse dimostrata troppo entusiasta delle ultime teste tagliate al governo e nemmeno dei due pesi e due misure adottati per mettere in atto queste scelte.
Adesso la Šetinc-Pašek, una delle icone della resistenza a Janša, è stata cacciata con l’accusa di aver compromesso l’unità del partito e soprattutto di aver parlato troppo con i giornalisti e twittato a “sproposito”.
Che un simile provvedimento sia stato adottato da una formazione che si chiama Movimento Libertà sembra una palese contraddizione di termini. Lei era finita nel mirino dell'ex premier Janez Janša, quando aveva autorizzato la pubblicazione di un’inchiesta sull’estrema destra nei social e sulle connessioni con i Democratici. A causa dei pesanti addebiti all'indirizzo della Šetinc – Pašek la cosa aveva persino avuto un lungo strascico giudiziario, dove Janez Janša era stato trascinato sul banco degli accusati per ingiurie.
Il premier, Robert Golob, l’ennesimo volto nuovo del centrosinistra sloveno, non ha impiegato molto a dimostrare per l’ennesima volta che è molto più semplice vincere le elezioni, sventolando la bandiera dell’antijanšismo, che governare.
A un anno e mezzo dal suo insediamento le mirabolanti riforme promesse agli elettori non si vedono all’orizzonte e tutti i tentativi di metterle in atto si sono dimostrati altrettanti fallimenti. Il paese sta lentamente scivolando così nell’ennesima crisi gestionale del centrosinistra.
Era accaduto anche con i governi guidati da Borut Pahor, Miro Cerar, Alenka Bratušek e Marjan Šarec. Proprio gli ultimi due. che con i loro partiti non erano riusciti ad entrare in parlamento, ora occupano importanti scranni ministeriali.
Movimento Libertà, nato ancora una volta dal nulla prima delle elezioni, aveva bisogno dei loro “quadri” per poter governare. Soprattutto Šarec è riuscito a piazzare suoi uomini in molti posti chiave e probabilmente sogna di poter essere una possibile alternativa in caso di fallimento di Golob.
Il premier intanto sogna un consistente rimpasto di governo. Un anno e mezzo fa volle un gabinetto con venti ministri. Una decisione questa fortemente contestata dall’opposizione, tanto da promuovere persino un referendum per fermarla. La tesi di Janša e compagni era che alla piccola Slovenia non servivano tanti uomini al governo.
Adesso Golob sembra dargli ragione e non nasconde che l’ideale sarebbe di poter gestire il paese solo con sette ministri, come accade in Svizzera. La sua proposta agli alleati comunque è di portare l’esecutivo a 12 ministeri.
I suoi detrattori dicono che probabilmente il suo sogno sarebbe quello di governare da solo, gestendo tutto in prima persona. I suoi partner di governo, Socialdemocratici e Sinistra, dichiarano di non sapere nulla dei suoi propositi ed attendono chiarimenti nei prossimi giorni. Più che parlare del numero dei ministri, precisano, sarebbe meglio fare qualcosa di concreto per il paese.
Intanto non mancano le polemiche, soprattutto con l’ex ministro dell’Interno, Tatjana Bobnar e con l’ex capo della polizia Boštjan Lindav, che accusano Golob di pesanti ingerenze nel lavoro delle forze dell'ordine. Lui nega ogni addebito, precisando però di essersi adoperato per far rimuovere i “janšisti”.
La polemica intanto prosegue, mentre nel paese le critiche a Golob si fanno sempre più pressanti anche da sinistra, dove sta emergendo sempre più la consapevolezza di avere ancora una volta scommesso sul cavallo sbagliato.
Intanto Janša guarda divertito il caos in cui si dibatte il centrosinistra ed attende fiducioso il momento in cui potrà riprendersi nuovamente in mano il paese.
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