Dopo le dimissioni del governo di centrosinistra il destino politico della Slovenia sembrava segnato. Alle elezioni anticipate del prossimo 4 dicembre era dato per vittorioso l'ex premier Janez Janša. Ma negli ultimi giorni le cose sono radicalmente cambiate
Il gioco oramai sembrava fatto. Dopo il fallimento del centrosinistra e le elezioni anticipate, fissate il 4 dicembre, la Slovenia si preparava a svoltare a destra. I democratici dell’ex premier Janez Janša già assaporavano la vittoria con percentuali strabilianti. D’altra parte il povero Pahor sperava di raccogliere i cocci della sua coalizione, rimanendo comunque l’unica alternativa a Janša. La Slovenia quindi pareva andare verso una sorta di bipolarismo, con qualche propensione, magari, a formare in futuro “grandi coalizioni”.
A otto settimane dal voto però il quadro politico sembra scosso fin dalle sue fondamenta. Da anni all’interno del centrosinistra si cercava un'alternativa all’inconsistente Pahor e da tempo si era auspicata una discesa in campo, a livello nazionale, del sindaco di Lubiana, Zoran Janković.
Da manager a politico
Manager di successo era salito alla ribalta della cronaca per aver risollevato le sorti della catena di supermercati della Mercator. Al suo arrivo l’azienda era sull’orlo del fallimento, ma in pochi anni, sotto la sua gestione, si era trasformata nella più importante società del settore nei Balcani.
Venne destituito in fretta e furia al tempo del governo Janša, che con la vendita della Mercator tentò (senza poi di fatto riuscirci) di accaparrarsi il controllo di Delo, il principale quotidiano nazionale.
A quel punto Janković decise di entrare in politica candidandosi alla poltrona di sindaco di Lubiana. Nel 2006 vinse e nel 2010 stravinse. I suoi metodi manageriali, sbrigativi e decisionisti gli hanno tirato dietro non poche critiche e l’etichetta di sindaco “sceriffo”. Appunti non sono mancati sulla gestione di alcuni investimenti e soprattutto sugli affari dei suoi figli.
Al di là delle critiche, però, l’efficacia della sua gestione ed i molti progetti realizzati sono sotto gli occhi di tutti. Lubiana in pochi anni ha cambiato volto e si sono fatte cose che sembravano irrealizzabili.
L'icona
Janković oggi è considerato una vera e propria icona del centrosinistra, un nome da poter tirar fuori per presentare una valida alternativa. L’ipotesi di affidargli il governo era circolata insistentemente dopo le elezioni del 2008, ma all’epoca non se ne fece nulla. Lui aveva sempre rifiutato in maniera decisa di correre su scala nazionale, specificando che preferiva continuare a fare il sindaco e concludere i molti progetti avviati.
Alla fine dopo un lungo tira e molla Janković ha sciolto le riserve ed ha deciso che correrà con una sua lista alle prossime elezioni politiche. Alla vigilia della decisione erano accorsi al comune di Lubiana una serie di personalità del mondo politico, imprenditoriale e dello spettacolo, che lo avevano implorato di candidarsi. Tra di essi l’ex capo dello stato Milan Kučan, il presidente del primo parlamento democraticamente eletto France Bučar, ma anche esponenti di una Slovenia meno etnicamente pura rispetto a quanto si vorrebbe far credere, come il cantante Magnifico (una delle sue canzoni è stata usata per anni come sigla de “Le iene”) e l’attore Branko "Đuro" Đurić (uno dei protagonisti di No Man’s Land, il film bosniaco premiato con l’Oscar).
Janković in questo momento sembra la migliore (e anche l’unica) carta che il centrosinistra può giocarsi. Difficilmente, infatti, gli elettori sarebbero corsi entusiasticamente a sostenere Pahor e gli altri partiti dell’ex maggioranza. I sondaggi, infatti parlano chiaro ed indicano una gran fetta di indecisi e una possibile forte astensione.
Ovviamente i più arrabbiati per la sua discesa in campo sono proprio i tradizionali partiti di sinistra, che temono che Janković possa sottrarre loro voti. Alcuni ipotizzano addirittura che Zares e Demoliberali potrebbero rischiare di non entrare in parlamento. La reazione più stizzita viene, però, dagli ex comunisti. Il segretario generale dei socialdemocratici è arrivato a scrivere sul suo profilo Facebook che Janković è sceso in campo per “distruggere la sinistra”. Ovviamente non sono mancati immediati ed ironici commenti sul contributo che alla distruzione della sinistra, invece, avrebbe dato il governo Pahor.
Una seconda discesa in campo
Se il premier uscente ha le sue gatte da pelare, non può stare tranquillo neanche l’ex premier Janez Janša. Per lui Janković è un contendente serio, ma quello che ha fatto andare su tutte le furie il Partito democratico è stata la discesa in campo - nell'area del centro-destra - di Gregor Virant. L’ex ministro della amministrazione pubblica è stato, a detta di molti, il miglior uomo del governo Janša.
Attorno a lui molti intellettuali, qualcuno anche che aveva gravitato nel centrosinistra, che nel giugno scorso avevano firmato un appello per far andare il Paese quanto prima al voto.
Dell’ipotesi che potesse presentarsi alle politiche si era vociferato a lungo, ma in pochi credevano che Virant avesse l’ardire di organizzarsi autonomamente con una propria formazione politica ed anche all’insaputa di Janez Janša. Dal Partito democratico hanno subito gridato all’alto tradimento ed immediatamente (con la solita eleganza) hanno tirato in ballo i legami familiari tra Janković e Virant.
Quest’ultimo, ottimisticamente, spera addirittura di poter ottenere il 15% dei voti e giura di non voler dividere il centrodestra.
Sempre all’interno del centro-destra intanto il Partito popolare sembra voler prendere quanto più le distanze dai Democratici. Già alle ultime elezioni, infatti avevano rischiato di venir fagocitati dal carisma di Janša e solo per un pelo sono riusciti ad entrare in parlamento.
Qualche alternativa in più
In ogni modo se fino a domenica sera la Slovenia pareva poter scegliere solo tra Pahor e Janša, oggi sembra avere qualche alternativa in più. Entrambi del resto sono sulla scena politica da un quarto di secolo e tutti e due hanno avuto modo di reggere il timone del governo sloveno. Le loro capacità, quindi, sono ben note all’elettorato.
Dall’altra parte nei due schieramenti sono usciti Janković e Virant, due volti nuovi della politica slovena. Janković è il classico imprenditore che s’è messo a far politica, con tutti i pregi ed i difetti del caso. La sua discesa in campo però ha anche altri aspetti simbolici importanti in una Slovenia che spesso appare chiusa e xenofoba. Nato in Serbia, mamma slovena, trasferitosi da piccolissimo in Slovenia, sarebbe il primo capo del governo non di purissime origini slovene.
Virant, d’altra parte, è il volto di un centrodestra urbano e moderno, liberale e liberista, con lo sguardo rivolto al futuro e non invece alle polemiche del passato. Chissà, dovesse andar bene ad entrambi, potrebbero anche collaborare.
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